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Uranio impoverito e siccità, le nuove tragedie dell’Iraq dimenticato

di redazionale - 19/10/2009

 

 

Recentemente l'Irin, l'agenzia stampa umanitaria dell'Onu, ha rilanciato l'allarme sui rischi per la salute che corre la popolazione irakena dopo tre guerre, un embargo ed un dopoguerra mai terminato ma che l'Italia sembra aver dimenticato dopo il ritiro delle nostre truppe (anche se in realtà ancora siamo presenti con circa 120 uomini impegnati in attività di di consulenza, formazione ed addestramento e cooperazione militare nel settore navale) . Secondo fonti ufficiali  «I rifiuti prodotti dalle 3 ultime guerre in Iraq, - la guerra Iran-Iraq negli anni '80, la guerra del Golfo nel 1991 e l'invasione condotta dagli Stati Uniti nel 2003 - associate ad un'assenza di controlli governativi adeguati sulle emissioni e gli scarichi industriali, hanno trasformato l'Iraq in uno dei Paesi più contaminati del mondo».

Il ministro dell'ambiente irakeno, Narmin Othman, ammette che «Ci sono un certo numero di sfide ambientali in Iraq. Una tra queste è la contaminazione dell'acqua, dell'aria e del suolo causata principalmente dalle emissioni delle auto e dei generatori nelle zone sovrappopolate, l'utilizzo inappropriato di concimi chimici, i rifiuti prodotti dalla guerra e dai bombardamenti con uranio impoverito. Il mio ministero ha identificato veicoli militari e carri armati contaminati con dei materiali radioattivi durante le guerre del  1991 e del 2003, ma nessuna azione è stata intrapresa per sbarazzarsene. C'è anche una mancanza di sorveglianza del governo riguardo ai rifiuti sversati nei due principali fiumi del Paese, il Tigri e l'Eufrate. Questi rifiuti includono quelli dell'industria pesante, degli impianti conciari e delle tintorie, così come delle acque luride e dei rifiuti ospedalieri. Il livello di contaminazione aumenta in maniera significativa in Iraq».

Per invadere l'Iraq la coalizione dei "volenterosi" guidata dagli Usa ha utilizzato l'uranio impoverito come "penetrante" per mettere fuori uso i blindati iakeni e dopo le denunce (e le malattie) di numerosi veterani occidentali, anche italiani, una campagna mondiale chiede il divieto delle armi all'uranio impoverito. Ma il Dipartimento di Stato Usa nega che l'uranio impoverito costituisca una minaccia, ma poi controlla la salute dei soldati che hanno avuto contatti con proiettili all'uranio impoverito o blindati e installazioni colpiti durante i combattimenti. William Winkenwerder, segretario aggiunto per gli affari medici della difesa Usa, assicura che il livello di uranio impoverito rilevato dopo dei test «Non pone rischi conosciuti per la salute». Un'asserzione che cozza con quanto accertato da una sentenza di un tribunale britannico a settembre: l'esposizione all'uranio impoverito durante la guerra del golfo del 1991 è stata la causa probabile del cancro al colon che ha ucciso un veterano Stuart Dyson nel giugno 2008.

Nel 2005 uno studio del Programma Onu per l'ambiente (Unep) identificò in Iraq 311 siti contaminati da uranio impoverito e disse che la loro bonifica avrebbe richiesto molti anni. Il ministero della salute di Bagdad non è in grado di fornire dati sui casi di cancro che potrebbero essere legati all'inquinamento dei "rifiuti" prodotti dalle guerre ma Rahim Hani Nasih, un medico di Mussul che ha quotidianamente a che fare con l'aumento di casi di cancro, spiega all'Irin che «L'uranio impoverito è un metallo pesante, prodotto derivato dal processo di arricchimento dell'uranio. Può penetrare nel corpo umano per inalazione, mangiando del cibo contaminato, mangiando con le mani contaminate o esponendosi all'aperto a della polvere e dei rifiuti contaminati.  Contamina anche il suolo e l'acqua e ricopre gli edifici di polvere radioattiva. I venti e le tempeste di sabbia disseminano la contaminazione , il che genera malattie, compreso il cancro».

Secondo Qusai Abdul-Latif Aboud, responsabile della direzione per il miglioramento della sanità (Ehd) della provincia di Bassora è convinto che «I rifiuti prodotti dalla guerra in Iraq sono diventati una delle principali cause di cancro, insieme al tabacco, alle emissioni di gas tossici e di altri tipi di inquinamento. All'inizio dell'anno, uno studio dell'Ehd ha notato che a Bassora,  tra il 2001 e il 2008, erano stati registrati 340 casi di leucemia. C'erano stati 17 casi nel 988 e 93 casi nel 1997. Questo studio è basato unicamente sulla leucemia, perché i casi di questa malattia sono in nettissimo aumento a Bassora. Abbiamo anche trovato che il livello di uranio nel suolo di Bassora  è schizzato dai 60-70 becquerel per chilogrammo di terra pro ima del 1991 a 10.000 becquerel per kg nel 2009. Dei livelli che arrivano fino a 36.205 becquerel per kg. sono registrati nelle zone contenenti scorie prodotte dalla guerra. L'Ehd conta sui media e I capi delle comunità per una maggiore sensibilizzazione per l'auto-protezione e sui metodi per evitare le zone contaminate».

Ma non c'è solo l'uranio impoverito: dopo il 2005 più di 1000 mila abitanti del nord dell'Iraq hanno dovuto abbandonare le loro case per sfuggire alla sete. Secondo uno studio dell'Unesco «La siccità e il pompaggio eccessivo hanno impoverito gli acquiferi della regione, provocando un calo considerevole dei livelli dell'acqua dentro i karez (acquedotti sotterranei tradizionali in Iraq) dai quali dipendono centinaia di comunità. Questo studio è il primo a documentare gli effetti dell'attuale siccità su questi sistemi di adduzione che hanno assicurato da secoli il bisogno di acqua, potabile o destinata all'irrigazione, per migliaia di iracheni».

Secondo il rapporto «un solo karez può apportare acqua sufficiente a circa 9.000 persone ed irrigare oltre 200 ettari de terre agricole. In termini economici, questo equivale a 300 tonnellate di cereali supplementari e fino a 160.000 dollari di entrate prodotte agli attuali prezzi di mercato».

Prima le guerre, con la mancata manutenzione, e poi i cambiamenti climatici hanno prodotto un progressivo abbandono dei karez, conosciuti per la loro capacità di fornire acqua anche durante i periodi di siccità. Secondo l'Unesco dall'inizio della grande siccità irakena, che ormai dura da 4 anni, il 70% dei karez ancora in uso si sono seccati per il sovrasfruttamento delle falde idriche sotterranee causate dai moderni pozzi "a pompa". Solo 116 dei 683 karez del nord de l'Iraq forniscono ancora acqua. Il problema è che oggi pochissimi irakeni sono in grado di mantenere o riparare i Karez e così in intere zone sono rapidamente scomparse le coltivazioni irrigue, così comunità intere hanno così lasciato la loro terra alla ricerca d'acqua: dal 2005 ad oggi il calo della popolazione nelle aree colpite dalla siccità è in media del 70%  e altre 36.000 persone potrebbero abbandonare l'area se la situazione non migliorerà rapidamente, visto che non sono in grado di acquistare l'acqua venduta dai camion cisterna.

L'Unesco ha identificato 50 comunità nelle quali riparare al più presto i karez, ma sottolinea che la dipendenza storica degli irakeni dalle falde idriche sotterranee fa del il declino dei karez e delle migrazioni che ne sono risultate «Un segnale dall'arme precoce che annuncia altri gravi problemi di approvvigionamento idrico nella regione» e che anche altre città e villaggi, che dipendono da risorse idriche naturali e dai pozzi, sono minacciati.