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La situazione afghana

di Mauro Tozzato - 02/11/2009


Nel mese di ottobre appena terminato si è assistito ad una escalation della guerriglia condotta da
talebani e altri esponenti della resistenza afghana contro le truppe della Nato. In questa fase le
strategie USA sembrano non portare a risultati apprezzabili. Guido Olimpio sul Corriere del
30.10.2009 scrive:
<<Cerchiamo il “talebano buono”, ma rischiamo di pagare quello sbagliato. Oggi ti è amico,
domani ti pugnala. Presidiamo il territorio, ma la semplice presenza di una postazione attira gli
insorti come le mosche. E’ accaduto che in certe regioni non ci fossero talebani e sono arrivati solo
per contrastare la presenza del “diavolo invasore”. La coalizione è percepita con ostilità,
l’America è vista come il grande burattinaio. Al punto che nell’ateneo di Kabul gli studenti
bruciano la foto di Obama, altro che vento del cambiamento. Non cercare di fermare l’oceano – ha
suggerito un esperto pachistano – ma creare delle isole, intese come aree da proteggere. E i
terroristi hanno subito mostrato di potersi infiltrare nella capitale afghana o a Lahore.>>
Se è vero tutto questo si può affermare che la guerriglia afghana sta “lavorando” bene, guidata
probabilmente da una “direzione centralizzata” o comunque coordinata e che la stragrande
maggioranza dei civili parteggia per i resistenti. Pubblichiamo qui di seguito un intervista del
Campo Antimperialista ad un esponente della resistenza afghana. Nella “sinistra” dello
schieramento anti-Nato – come si può dedurre da una breve frase del testo – continuano, però, a
produrre danni i residui sopravissuti del settarismo “marxista”. Auguriamoci che questi ultimi
rigurgiti entrino presto in dissoluzione - soprattutto in situazioni come queste, dove non ci si limita
a giocare con “escort”, “trans” e gossip - perché i contrasti geopolitici, in queste aree, possono
essere risolti solo con le armi e l’unità del “fronte” di lotta deve nascere principalmente dall’”analisi
concreta della situazione concreta”.
Dal Sito del Campo Antimperialista - Giovedì 29 Ottobre 2009
Intervista ad H.H., militante della Sinistra Radicale dell’Afghanistan (LRA), rilasciata al Campo
Antimperialista il 26 ottobre 2009.
I media italiani hanno dato ampio risalto alla manifestazione degli studenti universitari
svoltasi ieri (25 ottobre) a Kabul. E’ vero che essa è stata promossa dai Taliban?
Penso che i vostri media hanno fatto volutamente confusione. La manifestazione di ieri a Kabul era per
protestare contro il cosiddetto “furto dell’acqua”, ovvero contro l’esportazione dell’acqua in Iran. Non era
affatto sostenuta dai Taliban o altri movimenti della Resistenza, ma da Najibullah Kabuli, un parlamentare
proprietario della TV Imroz. La manifestazione degli studenti si è invece svolta a Herat, non a Kabul.
Ed è sintomatico che i media italiani abbiano “fatto confusione”, forse proprio perché la manifestazione si
è svolta nella zona sotto il loro controllo. Più di cinquemila studenti hanno fatto un corteo contro
l’occupazione USA-NATO dopo che si era saputo che i soldati americani avevano insultato e fatto fuoco
sul Corano, libro sacro ai musulmani, nella provincia di Maidan Wardak. Contro questa provocazione in
verità si sono svolte proteste in varie parti del paese. La gente urlava contro gli USA e la NATO, gridava
“morte all’America!”, “Via dall’Afghanistan!”. Gli americani hanno bollato queste proteste come Taliban
ma non è vero. Loro vogliono far credere che chiunque si opponga all’occupazione è un terrorista, per
questo vedono Taliban dappertutto. In verità ci sono forze patriottiche e nazionaliste che animano la
Resistenza all’occupazione e non si considerano affatto Taliban.
Sappiamo che ci sono alcune organizzazioni di sinistra attive nella Resistenza. Quali sono e
cosa impedisce loro di formare un fronte unito?
Sì, esistono diverse organizzazioni rivoluzionarie di sinistra, ma esse sono divise da questioni ideologiche
e teoriche. Anzitutto le differenze riguardano la natura della società afgana: è feudale o capitalista? Esiste
una borghesia nazionale? E se sì, si deve fare fronte con essa? Dissensi esistono poi riguardo al maoismo
e al trotskysmo, oppure sul giudizio dell’Islam e sul secolarismo. A causa della repressione, della
persecuzione, del ruolo degli svariati servizi segreti che uccidono o arrestano chiunque si opponga
all’occupazione, equiparato a “terrorista”, le condizioni in cui combattiamo sono durissime. Non possiamo
avere contatti regolari, riunirci, fare attività pubblica. Né possiamo coordinare le nostre attività. In queste
condizioni pullulano le spie. Ci sono stati casi di persone che militavano nelle file della Resistenza mentre
in realtà lavorano al servizio di Karzai e degli americani nel dare la caccia agli oppositori e ai quadri della
Resistenza. Come Sinistra Radicale dell’Afghanistan, sin dall’inizio dell’occupazione, abbiamo tentato di
unire le forze rivoluzionarie di sinistra in un fronte unito, anche nella prospettiva di un unico partito, ma
per raggiungere questi obbiettivi c’è ancora molta strada da fare. Per riuscirci abbiamo bisogno
dell’appoggio internazionale dei compagni
Cosa resta del vecchio Partito Democratico del Popolo Afgano (PDPA) e delle sue due frazioni,
Khalq e Parcham?
Ci sono state molte scissioni nel campo residuale del PDPA, ad esempio la corrente di Shahnawaz Tani dei
Khalq o l’organizzazione di Abdullah Naibi dei Parcham. Alcuni di loro hanno sostenuto le istituzioni
fantoccio e hanno fatto parte del parlamento dopo l’invasione USA, vedi Noorulhaq Ulomi, Gulabzoi, ma
anche altri. Habib Mangal si è addirittura candidato alle recenti elezioni presidenziali. Essi fanno a gara
nel catturare l’appoggio degli imperialisti, americani o francesi, nel tentativo di dimostrare che sarebbero
più affidabili di Karzai o dell’Alleanza del Nord. Questi rottami politici non si oppongono all’occupazione, si
limitano a belare qua e là contro certi eccessi. Si oppongono all’invio di nuove truppe ma sostengono che
per stabilizzare la situazione vanno rafforzati la polizia l’esercito afgano. Traditori patentati del popolo e
degli oppressi, essi continuano a svolgere oggi lo stesso ruolo di ieri. Non hanno quindi alcun reale
seguito tra le masse afgane.
Alla fine è stato deciso che si andrà al ballottaggio tra i due candidati Karzai e Abdullah. Qual è
il tuo giudizio sul conflitto politico che li divide?
Non ci sono tra i due profondi dissensi strategici. Il loro è un giuoco delle parti, voluto da USA e NATO
allo scopo di mostrare al mondo la credibilità di un processo elettorale invece fraudolento, anche se un
po’ meno truffaldino delle elezioni del 2004
Karzai resta o no la pedina principale degli Stati Uniti?
Sì, Karzai continua a godere del pieno appoggio degli USA, visto che gli americani non hanno altra
opzione. Abdullah non è un pashtun, sarebbe un serio guaio se egli diventasse presidente. A Washington
sanno bene che un presidente non può che essere un pashtun. Il dissidio tra Karzai e Obama è il più
classico gioco tra lo schiavo e il suo padrone.
Come è percepito a Kabul il ruolo della Cina?
La Cina è un paese conservatore e la sua politica estera riguardo all’Afghanistan e alla regione è
sostanzialmente passiva, non segue una sua linea indipendente, si muove piuttosto sulla scia della
cosiddetta “comunità internazionale”. Tuttavia è evidente la preoccupazione cinese riguardo alla
crescente influenza USA e NATO in Afghanistan, nonché alla loro avanzata in Asia centrale, e alle
pressioni su Iran, Pakistan e India. Un’avanzata, com’è ovvio, che indirettamente minaccia anche la Cina,
e quest’ultima se ne rende ben conto. In un certo senso il Patto di Shanghai rappresenta un fattore di
resistenza o un freno alla pressione USA-NATO. E’ plausibile che indirettamente la Cina offra un sostegno
alle forze a vario titolo antiamericane, sia in Pakistan che in Afghanistan.
E’ vero che la Russia di Putin sta sostenendo l’Alleanza del Nord?
Sì, la Russia sta aiutando l’Alleanza del Nord, ma non troppo intensamente, non fino al punto da mandare
in frantumi gli attuali fragili equilibri del blocco al potere. Del resto vanno tenute nella debita
considerazione le divisioni interne che lacerano l’Alleanza del Nord, e gli zig-zag dei suoi notabili. Si dice
anche, come nel caso della Cina, che i russi aiutino l’opposizione armata alla scopo di impedire agli
americani e alla NATO di vincere in Afghanistan e quindi rafforzare la loro influenza in Asia centrale
Qual è il ruolo dell’Iran nel conflitto afgano?
L’Iran è decisamente più attivo di russi e cinesi. Teheran non può permettere che gli imperialisti vincano
la guerra e normalizzino il nostro paese, ciò che farebbe dell’Iran un facile bersaglio della prossima
aggressione. Il governo fantoccio ha mostrato diverse prove che dimostrerebbero come l’Iran fornirebbe
armi ed equipaggiamento, non solo a diversi signori della guerra locali che combattono gli occupanti, ma
direttamente a gruppi della Resistenza più o meno legati ai Taliban. L’Iran, come tutti i paesi che fanno
parte del Patto di Shanghai, pur di evitare che gli americani vincano la guerra, per i loro fini, non si farà
scrupoli a sostenere la Resistenza armata.
E il ruolo del Pakistan?
Il governo Zardari sostiene pienamente la politica americana nella regione. Tuttavia i potenti servizi
segreti (ISI) e importanti settori delle gerarchie militari e politiche pakistane, segretamente e
informalmente sostengono i Taliban contro gli occupanti. Si tratta di settori musulmani nazionalisti
determinati ad impedire che il Pakistan e l’Afghanistan diventino satrapie americane.