Anche se l’economia USA mostra i primi timidi segni di ripresa, la crisi non è affatto finita. Per bene che vada, secondo il premio nobel per l’economia Paul Krugman, durerà almeno altri 10 anni, perchè non è una semplice crisi finanziaria, ma una crisi socio-ambientale e da sovrapproduzione: l’offerta di merci supera la domanda, da qui la necessità di continui incentivi al consumo (vedi auto). La crescita non può essere infinita in un mondo finito e, se l’offerta supera la domanda, dobbiamo smetterla di continuare a (sovra)produrre cose che non servono e che finiscono nelle discariche o negli inceneritori con gravi danni ambientali e per la salute. Sul piano finanziario poi il valore dei titoli derivati circolanti sul mercato globale ammonta ormai a 14 volte il PIL mondiale. Le prime 20 banche mondiali sono tecnicamente fallite, ma per salvarle è stato permesso di mettere a bilancio i titoli tossici con il valore d’acquisto iniziale e non il valore reale attuale, molto più basso. Per la fine del 2010 si prevede la perdita di 1 milione e 200.000 posti di lavoro in Italia. Quindi la crisi non è affatto finita. Allora che fare? Cambiare puntando sulla decrescita: le possibilità sono tantissime, è questione solo di buona volontà, personale e politica. Si va dalla riduzione dei consumi e degli sprechi all’autoproduzione dei beni (es. l’orto), dagli interventi per il risparmio energetico all’installazione di pannelli solari o fotovoltaici sugli edifici pubblici o privati, dai mercati a km zero alla mensa biologica nelle scuole, dalle piste ciclabili al telelavoro, dai GAS (gruppi di acquisto solidale) alla Banca Etica. Il paradigma del futuro, se vogliamo avere un futuro, dovrà essere “meno e meglio”.

Lettera di Luca Salvi del Circolo Territoriale di Verona pubblicata su Avvenire di oggi.