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Agricoltura bio: rotazione obbligatoria

di redazionale - 17/11/2009

 
  
L'Aiab saluta con entusiasmo la specifica del Decreto Ministeriale che impone la rotazioni delle colture per ridurre l'uso di fertilizzanti

L'Associazione Italiana Agricoltura Biologica Aiab commenta positivamente la specifica relativa alle rotazioni colturali, o meglio agli avvicendamenti, contenuta nel Decreto Ministeriale recentemente approvato dalla Conferenza Stato Regioni. "Il fatto che il Decreto ministeriale finalmente metta una regola minima sugli avvicendamenti può solo avere risvolti positivi - è l'opinione di Andrea Ferrante presidente dell'Aiab - e ci risulta difficile comprendere perchè Federbio abbia chiesto di bloccare questa norma che rende più semplice ed affidabili anche le operazioni di controllo: infatti l'avvicendamento colturale è facile da vedere in campo, mentre l'uso di fertilizzanti e fitofarmaci non ammessi ma necessari nei casi di cattiva gestione agronomica è tutt'altro che semplice".

"Avvicendare le colture - spiega Cristina Micheloni, Coordinatrice del comitato scientifico di Aiab - per gestire al meglio la fertilità del terreno, prevenire patogeni, parassiti ed infestanti nonché sostenere la diversità paesaggistica ed ecologica, senza sottovalutare l'impatto positivo nella gestione delle acque superficiali e la prevenzione dell'erosione è un caposaldo dell'agricoltura biologica. Lo sanno bene gli agricoltori biologici di esperienza che possono attestare come senza avvicendamenti diventa davvero difficile produrre buona quantità e qualità senza ricorrere a fertilizzanti esterni e senza trovarsi a fronteggiare serie difficoltà nel controllo di insetti, funghi ed erbe infestanti. Tale concetto è da sempre sottolineato anche nelle norme internazionali ed europee del biologico ma anche dell'agricoltura integrata".

Tuttavia, si legge in una nota di Aiab, come troppo spesso accade, gli agricoltori si vedono "sorpassare a destra" da chi invece sceglie la scorciatoia, o qualcosa che sembra tale. Infatti si può by-passare l'applicazione degli avvicendamenti colturali appropriati ma a patto di utilizzare quantità elevate di fertilizzanti (organici ed ammessi in bio), ricorrere a frequenti trattamenti (seppur con sostanze ammesse) e lavorazioni. Tutto ciò può essere accettabile per l'attuale lettura italiana del regolamento ma non lo è nella logica del biologico e nemmeno dell'economia di medio-lungo periodo, ovvero per chi intende fare impresa con il biologico nei prossimi decenni e non solo per un paio d'anni.

"Infine, - aggiunge Andrea Ferrante - se può sembrare inappropriato un decreto ministeriale per definire le norme agronomiche, ci chiediamo dove altro ciò debba essere fatto. Il regolamento europeo, vista l'ampiezza e la diversità di contesti su cui agisce non è di certo la cornice opportuna per andare oltre l'enunciazione del principio; il livello regionale rischia di creare difformità di interpretazione, mentre il livello nazionale ci pare il contesto più corretto. Inutile dire che per chi fa le cose seriamente, agricoltore o certificatore che sia, la norma è superflua giacchè intrinseca all'operare quotidiano, ma non è per loro che si scrivono le regole: è per quelli che il limite tentano in continuazione di valicarlo!"

Fonte: Aiab