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Libano: il governo Hariri legittima la resistenza come difesa nazionale

di Dagoberto Husayn Bellucci - 29/11/2009





Il nuovo esecutivo libanese, com'era prevedibile e ampiamente annunciato da
settimane, ha rilasciato infine la dichiarazione programmatica che autorizza il
partito sciita filo-iraniano di Hizb'Allah a mantenere le proprie armi ed il
suo arsenale per la difesa nazionale. Il premier Sa'ad Hariri, leader della
Corrente Futura e principale esponente della comunità sunnita libanese, ha
mantenuto fede all'impegno preso nei mesi scorsi, durante le trattative che
portarono alla formazione del governo di unità nazionale comprendente sia i
partiti filo-occidentali che quelli dell'opposizione filo-siriana, e ha
delegato i 12 componenti del comitato incaricato di stendere il testo che
mantiene intatta la disposizione legislativa secondo la quale la Resistenza
Libanese è parte integrante del dispositivo militare difensivo del paese dei
cedri.

La clausola pro-Resistenza, approvata dal precedente esecutivo nato dopo il
sommovimento di piazza dei partiti sciiti del maggio 2008 che portarono agli
scontri nella capitale e a quelli nello Chuf druso, viene dunque riconfermata e
chiarisce che, unitamente alle forze armate nazionale, sia la Resistenza -
braccio militare del partito di Nasrallah operante ai confini meridionali fin
dalla sua fondazione contro l'occupazione sionista - a mantenere l'ordine e
salvaguardare il paese da eventuali aggressioni.


Hizb'Allah opera come movimento di resistenza fin dai primi anni Ottanta
quando venne creato dagli iraniani nella Beka'a settentrionale, attorno alla
zona di Ba'albak - autentico feudo della comunità sciita libanese - e ha sempre
diretto le sue armi esclusivamente contro l'occupante israeliano. Durante la
guerra civile, mentre le milizie  libanesi delle diverse confessioni ed etnie
si sparavano l'una contro l'altra per giochi di fazione o potere, Hizb'Allah ha
mantenuto la propria distanza dai diversi schieramenti politici respingendo
solo quei gruppi e forze che si palesavano come ostili e alleate del regime
d'occupazione sionista fra queste ovviamente il cosiddetto Esercito di
Liberazione del Sud, milizia a maggioranza maronita capitanata dal maggiore
Lahad che collaborava sfacciatamente con i sionisti operando rastrellamenti e
eseguendo bassa manovalanza, spionaggio e ritorsioni contro la popolazione
civile del Libano meridionale.

Hizb'Allah dunque manterrà il proprio arsenale secondo quanto riconosciuto
dal nuovo governo diretto da Hariri e composto da un'eterogenea coalizione che
vede assieme sia i partiti filo-occidentali (la Corrente Futura sunnita ma
anche le Forze Libanesi, la Falange maronita) il Partito Socialprogressista del
druso Jumblatt e tutte le forze d'opposizione fra le quali i filo-iraniani di
Nasrallah, i loro colleghi sciiti di 'Amal, Tayyar del Gen. Aoun, Marada -
altro movimento cristiano maronita - dell'ex ministro Souleiman Franje, il
Ba'ath libanese e i socialnazionali siriani di Alì Kanso ritornati al governo.

Tutte formazioni che hanno da sempre sostenuto il diritto inalienabile della
Resistenza ad opporsi all'occupazione israeliana e tutti movimenti storici del
panorama politico libanese. Il vicesegretario generale di Hizb'Allah, sheick
Najim Qassem, parlando dall'emittente televisiva "al Manar" ha riconosciuto la
piena soddisfazione del suo partito per la decisione ribadendo che "la
Resistenza è necessaria per proteggere e difendere il paese quanto e come le
forze armate. Sono due realtà sinergiche che rappresentano la nostra sicurezza
nazionale ed è opportuno che esistano entrambe fintanto che Israele
rappresenterà una minaccia per il nostro paese".

Anche dal partito della Corrente Patriottica Libera dell'alleato maronita di
Hizb'Allah, guidato da Aoun, è stata espressa piena soddisfazione per
l'annuncio che "apre una nuova era nelle relazioni interlibanesi e rispetta gli
accordi presi". Aoun ha sottolineato alla riunione settimanale del comitato
centrale del partito che "tutti gli impegni presi dal governo Hariri finora
sono stati mantenuti ed è necessità per l'intero paese che qualsiasi scadenza
di programma sia rispettata." attendendosi ovviamente le riforme anche
istituzionali richieste con veemenza in questi tre anni di battaglia
all'opposizione al fianco del movimento sciita.


La bozza del documento, elaborata nelle ultime settimane, dovrebbe essere
approvata dal nuovo governo la prossima settimana dopo trattative che hanno
visto l'opposizione di alcuni ministri falangisti che avevano minacciato di
abbandonare l'esecutivo. Minaccia vana anche perchè il governo, si legge nel
testo presentato alla stampa nei giorni scorsi, "sulla base della sua
responsabilità di salvaguardare la sovranità, l'indipendenza, l'unità e la
sicurezza territoriale del Libano ribadisce il diritto del popolo,
dell'esercito e della Resistenza di liberare e riottenere le fattorie di
She'eba, le coline di Kfar Shuba e la parte nord del villaggio di Ghajar" ossia
tutti quei territori nazionali ancora occupati dall'esercito israeliano.

Il quotidiano "as Safir" di Beirut ha sottolineato come il testo sia stato
accolto favorevolmente dal premier Hariri che avrebbe sottolineato la necessità
di mantenere un clima di vasto consenso attorno al nuovo esecutivo all'interno
del paese.
"La resistenza - ha dichiarato Hariri al quotidiano in questione - è un
elemento di fatto che non si può ignorare e che ha un suo peso all'interno
della società libanese".
Anche gli altri quotidiani e giornali nazionali hanno sottolineato
l'importaza del documento presentato in meno di due settimane dalla commissione
istituita ad inizi novembre. "Naharnet" sito internet del quotidiano filo-
occidentale "al Nahar" ritiene "un passo determinante nella direzione di una
coesione" l'approvazione del testo mentre "L'Orient Le Jour" - quotidiano
francofono della capitale libanese - ha sottolineato "la necessità da parte di
Hariri di mantenere fede agli impegni presi nei confronti di Hizb'Allah e
lavorare per rafforzare la coesione interna".
Nel documento approvato dalla commissione si parla anche di “rafforzamento
delle relazioni tra Libano e Siria, come impongono i legami storici e i mutui
interessi tra i due popoli e i due Stati”.

Il Libano si avvia verso una probabilmente lente ma progressiva
normalizzazione del suo assetto istituzionale.