Un Natale diverso

Il Natale si sta avvicinando, vedo con una certa apprensione i primi abeti rossi strappati dai boschi profumati e sistemati nelle piazze, una certa agitazione nelle strade della città, i negozi cominciano ad addobbare le vetrine ed i comuni le strade con le famigerate luminarie, sui giornali escono degli inserti speciali su “Cosa fare a Natale”, che traboccano di proposte molto glamour, carissime, ma eque, lontanissime, ma economiche, anche quest’anno non si può rinunciare alle vacanze, ma bisogna farle “low cost”.

Che poi il vostro volo a/r per Parigi a 30 euro emetta 400 kg. di co2 i cui danni all’atmosfera pagheranno altri non è calcolato nella filosofia low cost…
Io sono particolarmente a disagio in questo periodo e il mio stato d’animo peggiora mano a mano che il Natale si avvicina. Quella festa casalinga, dove si aprivano i regali sotto l’albero e s’incontravano i nonni e gli zii a pranzo, mi sembra che sia stata sepolta da un orgia di consumi smodati ed inutili. Il solo camminare per le strade di una città mi provoca un disturbo ed una rabbia amara, nel pensare a quante energie e danari vengono sprecano per il Natale che potrebbero essere rivolte ad altro
Personalmente faccio obiezione al Natale consumistico da anni, ho abolito i regali e tutti i festeggiamenti connessi.

Perchè ho fatto questa premessa? perchè vorrei raccontarvi di un Natale diverso, di un Natale in cammino in luoghi meravigliosi, tra persone autentiche e genuine, un Natale salutare per il corpo e per la mente.
Un Natale sobrio e decrescente.

Il mio è il racconto di una settimana in cammino, tra Cava dei Tirreni e Punta Campanella, tra la Costiera Amalfitana e la Penisola Sorrentina dal 19 al 26 dicembre, che ho vissuto l’anno scorso con la Boscaglia.
Una delle sensazioni più particolari è stata lasciare Santa Maria in Castello, il giorno di Natale, in mezzo ad una nebbia fittissima con il sottofondo dalla messa cantata, che amplificata anche fuori dalla chiesa, ci ha accompagnati per ore in mezzo alla montagna.

La penisola è così, meraviglioso balcone di limoneti e sentieri a picco sul mare.
La partenza dell’itinerario è dalla Badia di Cava, maestosa abbazia dell’anno mille, incastrata in una valle stretta, umida e boscosa, salendo verso il Santuario dell’Avvocata incontriamo anche un po’ di neve, ma presto i panorami si aprono, laggiù c’è Cetara e inizia la costiera amalfitana. Al primo terrazzo ci mangiamo qualcosa, il sole scalda e ci svestiamo un po’, ci accorgiamo di essere arrivati al Sud. La vegetazione mediterranea completa questa sensazione: lecci, olivastri, carrubi, ginestre.
Dal santuario ci affacciamo su Maiori e, scendendo, cominciamo a capire perchè dicono che qui è tutta ‘na scalinatella… Il giorno dopo infatti sarà tutta una scala, da Maiori a Minori, da Ravello a Atrani.

La salita a Ravello è particolamente bella, dalla Villa Romana di Minori, si prendono le scale e dopo un’infinità di gradini, si arriva alla Chiesa di San Michele Arcangelo, poi tra androni e il tunnel sotto Villa Ruffolo si sbuca finalmente nella piazza. Ravello è costruita in una posizione fantastica ed infatti è piena di ville stupende, perchè i lord inglesi nell’ottocento se ne innamorarono. Villa Ruffolo è un luogo incantato, che mescola l’architettura medioevale a quella moresca, ha una serie di giardini pensili, straboccanti di fiori a picco sul mare, nel chiostro arabo una musica celestiale ci ammalia e pensiamo a Richard Wagner che in questi giardini trovò l’ispirazione per il giardino di Klingsor, nel secondo atto del Parsifal. In sua memoria nelle terrazze ancor’oggi si suona la sua musica.
Anche il duomo di Ravello è un gioiello raro, c’è un pulpito ed un ambone interamente coperti di mosaici, sono opere cristiane antichissime, con echi bizantini.

La discesa ad Atrani è sempre su scalinate, ripide e panoramiche fino al Paese Presepe, questo minuscolo borgo di pescatori è incastonato in una stretta valle ed era sede della classe dirigente del Ducato di Amalfi, nel periodo delle Repubbliche Marinare. Si spiegano così l’enorme numero di chiese e cappelle, dovute alla munificenza della nobiltà locale. Tanti sono i presepi che illuminano le viuzze e fanno capolino passeggiando per il paese. Visto che siamo in un covo di pescatori non ci facciamo sfuggire l’occasione per mangiare il buon pesce appena pescato con il vino bianco di Tramonti.

La mattina di buon ora attraversiamo Amalfi, visto l’affollamento di turisti, ben presto l’abbandoniamo per dirigerci verso il selvaggio Vallone delle Ferriere, ma non prima di aver visitato il piccolo e delizioso Museo della Carta. Nella valle dei Mulini che sovrasta Amalfi, fin dal secolo XII, si produceva carta, anzi carta bambagina, attraverso la macerazione degli stracci e secondo le tecniche che gli amalfitani avevano appreso dagli arabi. Nel museo si possono vedere, ancora funzionanti, gli strumenti per la produzione della carta, presse, filtri e marchingegni vari, che venivano mossi dalla forza dell’acqua.
Risalendo la Valle incontriamo parecchie antiche cartiere diroccate, con le caratteristiche grandi finestre che servivano per asciugare la carta al vento.

Sotto l’enorme arco di un vecchio rudere abbandoniamo la Valle dei Mulini e ci inerpichiamo per un sentiero che costeggia la Riserva Integrale del Vallone delle Ferriere. Nel visitare la costiera amalfitana dal mare non ci si rende conto delle maestose e imponenti montagne che la attraversano a pochi chilometri dal mare, in questa giornata ci sembrerà di aver cambiato continente, tanto diverso è l’ambiente naturale: canyon grondanti acqua, cascate, boschi di castagni verticali e sentieri ghiacciati immersi nella faggeta.

Arriviamo a San Lazzaro a notte oramai fatta e ci facciamo rinfrancare da una sfogliatella alla crema, insieme ad un caffè, buono come solo qui sanno fare.
Il giorno dopo ci attende uno dei sentieri più famosi della costiera, il sentiero degli Dei, da Bomerano a Nocelle, quattro ore di percorso aereo, sospesi tra cielo e mare, accarezzati dal vento sopra Furore, Praiano e poi scale e ancora scale… fino a Positano.

Che si rivela un po’ troppo “veneziano” per i nostri gusti, nel senso che è pieno di negozi per turisti e l’atmosfera non ci piace, così riprendiamo le nostre amate scale verso Santa Maria in Castello. Rupi di calcare e falchi roteanti assisteranno alla nostra salita, fino alla “Sorgente del Melo” l’agriturismo che ci ospiterà per due giorni. Ci accolgono i belati delle capre e gente che sta ancora mangiando (è l’anti vigilia). In questo piacevole luogo verremmo coccolati dalla squisita ospitalità della famiglia che gestisce la fattoria e che ci permetterà di passare un Natale veramente particolare, passando tutto il giorno a camminare sulle pendici del Molare, tra Santa Maria e Montepertuso. Un luogo magico e lontanissimo dalle vetrine e da tutte le falsità del Natale consumistico.

Non ci resta che raggiungere la punta della penisola, dopo Sant’Agata dei Due Golfi, si risale il Monte Costanzo e ci s’incammina su questo lungo e spoglio crinale, verso Punta Campanella. La montagna è brulla e battuta dai venti, c’è una vegetazione bassa e diversa, arbusti semi-tropicali che non abbiamo incontrato prima. Alla nostra sinistra la Baia di Ieranto e la penisola che si allunga sul mare come un artiglio, all’orizzonte l’isola di Capri, i faraglioni, che vista da qui non sembra affatto un luogo mondano. Il viaggio sta finendo, ci resteranno negli occhi le terrazze piene di alberi di limoni e mandarini, il riverbero del sole sul mare lontano mentre sferzati dal vento camminiamo sul sentiero.
A Sorrento, quando rientreremo nella “civiltà” qualcuno dirà, ma guarda è passato il Natale e noi non ce ne siamo neanche accorti…