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Mike, le banche svizzere e i soldi fantasma

di Stefano Zurlo - 01/12/2009

  
 
Non bastavano le grane con lo scudo fiscale, il raffreddamento dei rapporti con l’Italia, la messa in discussione di un modello che pareva eterno. I guai degli svizzeri non finiscono più. Ora si scopre che una banca di Lugano è nei pasticci per una storia assai imbarazzante: ci sarebbero ammanchi, forse per dieci milioni di euro, nel tesoro che un personaggio italiano molto famoso aveva parcheggiato nei caveau un tempo sicuri, anzi impenetrabili, del Canton Ticino. La storia riportata dal settimanale «Il Caffè» e rilanciata dal sito Dagospia, dimostrerebbe il contrario: perfino gli svizzeri non sanno più fare quel che per lungo tempo avevano fatto con abilità e discrezione. I dieci milioni sarebbero spariti e ora gli eredi del vip, defunto da poche settimane, hanno interpellato un avvocato e sono passati alla controffensiva.

Chi è il misterioso personaggio che aveva portato a Lugano le proprie fortune? La risposta sarebbe clamorosa: Mike Bongiorno. Attenzione, nessuno conferma, anzi dalla famiglia arrivano secche smentite: «Noi non abbiamo soldi in Svizzera». In realtà almeno un punto, in una vicenda per molti aspetti ancora oscura, sarebbe chiaro: dopo la morte del titolare del gruzzolo, un personaggio italiano dello spettacolo scomparso di recente, gli eredi avrebbero disegnato la mappa dell’eredità. E forse, approfittando della finestra temporale offerta dallo scudo, avrebbero deciso di regolarizzare il capitale e di farlo rientrare in Italia. A quel punto, il condizionale è sempre d’obbligo, il buco sarebbe saltato fuori. E per tutelarsi, gli eredi si sarebbero rivolti a un importante studio legale di Milano.

Ma è difficile saperne di più. In questo momento parlano tutti il meno possibile. La banca di Lugano, l’avvocato di Milano, la famiglia. La banca: «Non c’è stata nessuna contestazione, tantomeno una segnalazione o una denuncia per malversazione che abbia coinvolto qualche nostro dipendente». L’avvocato: «Ci sono delle cose che stanno emergendo». Infine, la famiglia che ripete: «Non abbiamo soldi in Svizzera». In ogni caso, a Lugano il tam tam informa che il vip in questione disponeva di capitali ingenti stipati nei forzieri di Lugano. Si parla di società del valore di venti milioni di euro e di obbligazioni per quindici milioni di euro investite in due istituti di credito internazionali.

Insomma, per la Svizzera è un anno orribile. Il Paese è entrato prima nel mirino delle autorità americane e poi del nostro ministro dell’economia Giulio Tremonti che ha rilanciato lo scudo fiscale per riportare a casa i soldi custoditi nei paradisi fiscali. Le stime sono contraddittorie e ovviamente imprecise ma c’è chi ipotizza che ammontino a trecento miliardi i soldi dei nostri connazionali nascosti all’estero. Di questi ben 125 miliardi sarebbero in Svizzera. Insomma, siamo alla guerra: Roma contro Berna e Berna contro Roma. A Chiasso le telecamere registrano i numeri di targa delle auto in uscita dall’Italia, a Lugano si arriva alla paranoia di chi immagina 007 del fisco italiano sguinzagliati nelle banche della città e nelle scorse settimane Berna ha addirittura convocato il nostro ambasciatore, in uno dei tanti momenti di tensione fra le due parti.
Un’epoca sta finendo: del resto tutti i paradisi fiscali se la passano male. Anche San Marino attraversa un pessimo quarto d’ora, i capitali stanno fuggendo pure dalla rocca del monte Titano, le finanziarie sono in crisi, i rapporti con l’Italia ai minimi termini, anche se si va faticosamente verso un accordo. E non è finita. La caccia agli evasori proseguirà nelle prossime ore: le Fiamme gialle starebbero per dare il via ad una nuova operazione. Si parla di decine di evasori nel mirino dei nostri segugi.

Un terremoto continuo che mette a dura prova i nervi dei nostri, un tempo intoccabili, vicini. Ora sull’immagine al ribasso della Svizzera casca quest’altra tegola. E’ davvero legata a Mike Bongiorno l’eredità al centro del giallo? E a quanto ammonta esattamente il buco? Le cifre si rincorrono. Certo, l’incidente potrebbe convincere altri italiani eccellenti a far rientrare in patria i loro risparmi.