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L'autocritica sull'ambiente degli scettici

di Maurizio Bruni - 09/12/2009

Fonte: secoloditalia


 
Questo vertice di Copenhagen sta davvero ribaltando gli schemi precostituiti del giorno prima. Al punto che anche Bjorn Lomborg, il quarantacinquenne scienziato e divulgatore danese, per anni pezza d'appoggio teorica di tutti gli anti-ambientalisti e dello stesso pseudo-revisionismo ecologico molto in auge tra presunti adepti del "politicamente scorretto", a sorpresa ha fatto autocritica. Aspettiamo che ne prendano atto i tanti suoi adepti italiani degli ultimi anni. L'autore del "best seller" L'ambientalista scettico ha infatti ammesso che «il riscaldamento globale esiste» e - di più - che, al punto in cui siamo arrivati, si deve «stabilire un investimento dei Pil nazionali nella ricerca e sviluppo delle tecnologie verdi al fine di portare le energie pulite alla portata di tutti».
Su un altro versante si viene a sapere che buona parte dei movimenti di popolazione e delle grandi migrazioni contemporanee sono provocati dai cambiamenti climatici e dal degrado dell'ambiente, come ha affermato ieri senza mezzi termini l'Organizzazione internazionale delle migrazioni (Oim). In un dettagliato rapporto reso noto a Ginevra, l'Oim osserva che i movimenti di popolazione su ampia scala causati dai cambiamenti climatici e dal degrado dell'ambientale «sono, non solo inevitabili, ma già in atto da qualche anno. E tuttavia, le migrazioni internazionali potrebbero diventare più ampie nel futuro proprio per l'aggravarsi dell'emergenza climatica. Secondo il rapporto, il numero dei disastri naturali è oggettivamente più che raddoppiato negli ultimi due decenni e l'anno scorso oltre 20 milioni di persone sono state sfollate da catastrofi naturali e costrette a immigrare in altri paesi. Basti pensare che il numero delle persone colpite dalla siccità è stato a oggi di ben 1,6 miliardi. Per il futuro è difficile pronunciarsi. Le stime sul numero di persone che saranno costrette a migrare a causa dei cambiamenti climatici sono numerose e diverse, tra i venticinque milioni e il miliardo nei prossimi quaranta anni.
Alcuni paesi rischiano quindi di trovarsi in prima linea perchè affrontano al tempo stesso tassi di emigrazione troppo alti, pericolose sfide socio-economiche e fenomeni legati al clima che minacciano la stessa sicurezza alimentare. Cosa ricavarne da un punto di vista politico? Innanzitutto che la questione ecologica e il fenomeno delle grandi migrazioni non possono essere affrontate con un approccio minimalista o da mera amministrazione dell'esistente. Al centro ci sono la stessa dignità della persona umana e i suoi diritti nell'epoca della globalizzazione. Pensiamo, per dirla tutta, a come le ondate migratorie hanno di fatto rimpicciolito il mondo. Le soluzioni non possono essere nè moralistiche né di ordine pubblico. Lo sanno Sarkozy, la Merkel, Cameron. Lo sappiamo anche noi. E lo schema destra/sinistra non basta più.
Maurizio Bruni