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Il “signorsì” del generale Del Vecchio

di Giancarlo Chetoni - 15/12/2009

Il 15 settembre 2009, nella sua ultima visita negli Stati Uniti intervistato da Defence News, Ignazio La Russa annuncerà la sostituzione di due dei quattro Tornado in Afghanistan con quattro AMX e l’impiego di smart bombs contro pashtun e mujaheddin, le stesse che D’Alema aveva fatto generosamente distribuire dai Ghibli su Montenegro e Kosovo.
Dopo la Serbia, gli esecutivi Berlusconi e Prodi sono passati, sempre a braccetto di USA e NATO, a dare un altro aiutino agli alleati in Afghanistan.
Da gennaio 2010 ci sarà un nuovo salto di qualità nella “missione di pace”.
Annaffiare dall’alto formazioni ribelli e terroristi con proiettili da 20 e 27 millimetri degli elicotteri d’attacco A-129 e cacciabombardieri Tornado IDS e con missili anticarro Hellfire sparati dagli UAV Predator e prossimamente dai Reaper non basta più, è arrivata l’ora di passare ai bombardamenti con gli AMX armati di mitragliatrici a sei canne rotanti da 20 mm e GBU12.
Nel 1976, una Paveway da cinquecento libbre su corpo mk83 della Raytheon costava 19.000 dollari al netto del trasporto dai depositi.
L’addestramento di 34 piloti dell’Aereonautica Militare a Nellis nel deserto del Nevada nell’agosto 2009 durante le esercitazioni Green e Red Flag, l’impiego di 10 AMX, con 300 (!) missioni di volo e lo sgancio — testate inerti e simulazioni – di 330 (!) bombe a guida laser Paveway hanno preparato il terreno a quella “revisione di teatro” che il titolare di Palazzo Baracchini confermerà alla rivista militare USA.
Analisi Difesa per l’occasione parlerà di una nuova dottrina di bombardamento.
L’ipocrisia di nascondersi dietro ad un linguaggio fumoso consentirà a La Russa di annunciare a New York (e dove sennò per fare un figurone?) una strategia di annientamento preventivo dall’aria del nemico.
La complicità ed il silenzio della stampa “tricolore” gli eviteranno di dover dare imbarazzanti spiegazioni ad un’opinione pubblica nazionale fortemente ostile alla guerra in Afghanistan.
Per avere una stima delle uscite, in milioni di euro, sostenuti dai contribuenti per Green e Red Flag, in ambienti U-Cas e Cas, abbiamo mandato un e-mail al senatore Mauro Del Vecchio (PD), componente della Commissione Difesa del Senato, pregandolo di dettagliarci sugli oneri di spesa affrontati dal Ministero della Difesa per la trasferta di Aeronautica Militare ed Esercito negli USA.
Il generale della “sinistra” alla Calearo ed alla Colannino ha omesso di risponderci.
Una “dimenticanza” di cui non siamo rimasti affatto sorpresi.
Del Vecchio ci tiene a tenere la bocca rigorosamente chiusa in omaggio alla regola dell’ambiente di provenienza: “Chi non sa parla, chi sa tace”.
Il semplice dovere di informare la gente lo impaccia, lo infastidisce.
In compenso, il generale trova tutto il tempo che gli serve per infilare le dita della mano nel lettore d’impronte e pigiare il bottone del “si” per dare il via libera con tutto il suo gruppo parlamentare al rifinanziamento della “missione di pace” in Afghanistan, anche se a Palazzo Chigi c’è quel brutto ceffo del Cavalier di Arcore.
Del Vecchio risponderà prima delle elezioni 2008 all’appello del Partito Democratico con un “signorsì”.
Il suo pedigree NATO si rivelerà particolarmente adatto a procurargli le simpatie di Veltroni prima e di Franceschini poi. La scelta di lasciar fuori Mini e di cooptare Del Vecchio la dice lunga.
La vasta esperienza militare su cui può contare nei ranghi dell’Alleanza Atlantica gli procurerà tra i big del loft l’elezione a senatore nelle file della “sinistra”.
Lavorerà in coppia con Roberta Pinotti, la parlamentare ligure responsabile del settore Difesa di Bersani, che durante il governo Prodi fu promossa per la sua totale e manifesta incompetenza a presidente della IV° Commissione della Camera nella XV° legislatura per lanciare un segnale di disponibilità e di collaborazione della maggioranza PD-Ulivo al PdL, dove si distinse per un rapporto di lavoro particolarmente intenso ed amichevole con il sulfureo presidente dell’ISTRID on. Giuseppe Cossiga di Forza Italia, figlio di Francesco, per poi passare nel corso della XVI° a fare altrettanto con La Russa, questa volta da rappresentante a Palazzo Madama. Sarà lo stesso Ministro della Difesa a dichiarare la sua riconoscenza alla Pinotti a Montecitorio ed a ribadirlo nel salotto di Bruno Vespa.
Ecco cosa ha scritto su ComedonChisciotte una sua ex collaboratrice: “La conobbi la prima volta nella sede della FLM di Largo della Zecca negli anni ‘80 durante una riunione sindacale (io ero delegata della RSU dove lavoravo). Caspiterina! Da sostenitrice delle lavoratrici me la ritrovo guerrafondaia. Ripeto, se lo avessi saputo che ci saremmo ridotte così mi sarei iscritta ad un corso di cucina o di taglio e cucito.”
Il declino ormai inarrestabile, organizzativo, politico, etico del Partito Democratico nasce anche da queste prese d’atto.
Facciamo ora un breve identikit di Del Vecchio.
Bosnia Erzegovina 1997, operativo a Sarajevo, Goradze e Pale; in Macedonia da marzo a giugno ‘99 per l’assistenza ai “profughi” albanesi che simpatizzavano per l’UCK; in Kosovo (Pec, Djakovica, Decani, Klina) da giugno a settembre dello stesso anno.
Promosso generale di corpo d’armata nel 2004, comanda la Forza di Reazione Rapida italiana della NATO; dal 2005 al 2006 è comandante ISAF in Afghanistan, pataccato dal Comando Generale della NATO di Bruxelles con la Meritorius Medal.
Vediamo ora di fare le pulci a La Russa, passando dal PD al PdL.
Alcuni giorni fa, scrivemmo di un impegno di spesa per 480 milioni – da ricavare dal gettito dello scudo fiscale previsto al ribasso da 5 a 3.3 miliardi di euro, nella bozza della finanziaria di Tremonti- a parziale copertura aggiuntiva delle missioni militari nel 2010. Il conto è lievitato a 750 milioni di euro, 270 in più nell’attesa di versarne a gennaio con Frattini nelle casse dell’ONU altri 250, al vertice di Londra per la “ricostruzione” dell’Afghanistan. Degli 8.884 milioni di euro della “manovra” di fine anno che si prevede sarà blindata dalla fiducia, 3.253 saranno prelevati dai TFR dei lavoratori italiani, attualmente giacenti nelle casse dell’INPS, per la “spesa corrente”.
Confermiamo a 3.691 il numero dei militari italiani di Esercito, Aeronautica, Carabinieri e GdF attualmente presenti in Afghanistan, compresa la compagnia NTM-A. L’ organico della Task Force 45 è fuori contabilità.
Quando arriveranno a Roma i 400 scarponi in uscita prevista prima di Natale, li toglieremo dal mazzo.
La prossima volta, vedremo di affrontare in dettaglio le verità nascoste della nuova infornata da “1000 per l’Afghanistan”, più vicina ai 1.500 anche se “rimarremo un po’ sotto” – come ha detto La Russa senza arrossire nemmeno un po’. Nel mucchio ci saranno dai 200 ai 220 “istruttori-consiglieri” del Tuscania per l’addestramento-combattimento a sostegno della polizia e dell’esercito “afghano”. Per la NATO, un istruttore ISAF “pesa” quanto cinque militari che combattono sul terreno.