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Antiberlusconismo

di Gennaro Scala - 17/12/2009


Premetto che quanto segue si basa sull’”osservazione” di un numero limitato di
antiberlusconiani di mia conoscenza, quindi potrebbe cogliere delle caratteristiche di
carattere non generale ma particolare, tuttavia le mie osservazioni potrebbero trovare
conferma nell’esperienza di chi legge.
Ho notato nell’antiberlusconismo una dimensione di carattere non propriamente
politico, ma psicologico, corrispondente a dei bisogni personali, quindi non
attaccabile dagli argomenti di carattere razionale-politico. Precisamente credo si sia
innescato il meccanismo psicologico del capro espiatorio. Taxi driver di Martin
Scorsese segna a suo modo il passaggio dalla società oppressiva, ma rassicurante,
degli anni 50-60 alla società fortemente disgregata e individualista del
“neoliberismo”. Il film descrive un tassista ritornato dal Viet Nam che vive una
intollerabile solitudine in una New York violenta, disgregata e moralmente degradata,
il quale finisce per perdere la testa e individuare quale “causa di tutti i suoi mali” in
un demagogo candidato alle locali elezioni che tenterà di uccidere. Il film descrive
appunto una condizione intollerabile sul piano personale che finisce per trovare sfogo
in un obiettivo di carattere, per così dire, psico-politico. C’è della logica nella follia
del protagonista, in un certo senso il demagogo è causa dei suoi mali, tuttavia la follia
consiste nell’individuare in quel singolo, e non in mille altri, l’obiettivo da colpire.
Mi sembra che dei meccanismi simili si siano instaurati per quanto riguarda gli
”antiberlusconisti”. Ad es. il video (1) pubblicato sul sito “noberlusconiday”,
probabilmente realizzato da “manine” esperte, cerca di manipolare, in modo anche
abbastanza grossolano, i meccanismi psicologici del capro espiatorio. L’odio verso
Berlusconi sembra corrispondere più a dei bisogni personali che a motivazioni
politiche. Berlusconi non è un santo, tuttavia non è alla guida di un paese aggressore
(è compartecipe di un’aggressione militare, ma questa motivazione non ha a che fare
con il gesto di Tartaglia), non è corresponsabile di assassinî, arresti, torture per motivi
di carattere politico, come è accaduto e accade in altri contesti, e accadrà anche in
questo se continuiamo di questo passo. L'odio fa sentire vivi. Quanti sono costretti ad
una vita mortificante, o mortificati dalla tante sconfitte, possono trovare in Berlusconi
uno sfogo al proprio disagio senza i rischi e i problemi che l'odio autentico comporta.
Perché l'odio nei suoi confronti è consentito, e anche apertamente incoraggiato. E' un
potente ma fino a un certo punto: ha contro chi è di lui più potente. Di fronte ad un
“antiberlusconismo” di tal genere le argomentazioni politiche servono a poco.
Quando si tratta di persone a cui siamo legati da amicizia è meglio cercare di
affrontare le cause reali del disagio.
Sul piano politico conta costruire una prospettiva politica e culturale autentica anche
per coloro che diventano vittime e massa di manovra per i manipolatori
dell’antiberlusconismo.