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Chi c’è dietro Facebook?

di Alex Falcone - 18/12/2009

Fonte: aleksfalcone.org



Grazie ad una interessante discussione nella Mailing List di Frontiere Digitali ( http://www.frontieredigitali.net/ ), ho potuto leggere l’inchiesta di Tom Hodgkinson su Facebook. Il lungo articolo è stato pubblicato su The Guardian il 14 gennaio scorso, con il titolo “With friends like these…” ( http://www.guardian.co.uk/technology/2008/jan/14/facebook ) . Tom Hodgkinson ( http://it.wikipedia.org/wiki/Tom_Hodgkinson ) collabora con ‘The Sunday Telegraph’, ‘The Guardian’ e ‘The Sunday Times’ ed è direttore della rivista ‘The Idler’. Ha pubblicato due libri: ‘How To Be Idle’ (’L'ozio come stile di vita’, Rizzoli, 2005) e ‘How To Be Free’ (’La libertà come stile di vita’, Rizzoli, 2007).

Su www.comedonchisciotte.org è possibile leggerne la traduzione in italiano, a cura di Paolo Yogurt ( http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=5266 ) (pseudonimo?). Il link all’articolo è questo. Ciò che segue ne è una sintesi con le mie considerazioni.

Il numero di iscritti a Facebook aumenta ogni settimana nell’ordine di milioni di nuovi utenti. Sono tutte persone che rilasciano volontariamente i propri dati personali ad un’azienda americana senza sapere chi sia dietro.
Io l’iscrizione a Facebook ce l’ho. Mi sono iscritto dopo che una persona di mia conoscenza che si trova fisicamente molto distante mi ha invitato a farlo. Ho accettato: per me si trattava solo di un nuovo canale di comunicazione.

Sono rimasto perplesso da subito nel leggere i termini d’uso e le garanzie sulla privacy che semplicemente non esiste. Per questo ho adottato estrema cautela nell’inserire dati personali che vadano oltre il nome e l’area geografica. Ad oggi non ho capito in che modo questo network dovrebbe essermi utile. Come ho ripetuto più volte agli amici, io non so a cosa serve.

Facebook descrive se stesso come «un servizio che ti mette in contatto con la gente che ti sta intorno». Ma perché dovrei aver bisogno di un computer per questo? Se ho voglia di sentire un amico, prendo il telefono. Se la telefonata non è possibile, invio una e-mail. Non mi serve la mediazione di un’azienda californiana. Un sito web non può sostituire le mie relazioni sociali più di quanto un film porno possa sostituire il vivere un rapporto di coppia. C’è differenza tra la vita ed un suo triste surrogato.

I padroni di Facebook passano la giornata a giocare col programma, guardano i milioni di “drogati” di Facebook che forniscono spontaneamente dettagli sulla loro vita privata, le immagini e le preferenze nel consumo. Poi vendono il tutto ad aziende multinazionali. Così mettono insieme montagne di denaro sfruttando l’ingenuità della gente, mercificando le relazioni umane. Estraendo valore capitalistico dall’amicizia.

Questo basterebbe da solo a tenermi lontano da Facebook.

Chi di voi ha mai letto l’informativa sulla riservatezza dei dati inseriti? E’ scritto chiaramente che di riservatezza non ce n’è. Tutto ciò che viene inserito nel sistema è a disposizione di Facebook e delle aziende interessate alla loro commercializzazione. E allora vediamo chi sono le persone che controllano tutto il giro, i tre membri del Consiglio di Amministrazione dell’azienda, quelli che hanno in mano tutti i vostri dati personali.

Mark Zuckerberg

L’inventore di Facebook. Con Chris Hughes, portavoce dell’azienda, e Dustin Moskowitz fece partire il sito nel 2004. Ci sono in realtà versioni differenti in circolazione per quanto riguarda la paternità del progetto, ma quello di Zuckerberg è il nome su cui generalmente si concorda, ed è anche l’unico ad essere presente nel ristrettissimo CdA.

Peter Thiel

Ha investito 500 mila dollari in Facebook già nel 2004, all’avvio del sito. È cofondatore e AD di Paypal, venduto a Ebay per un miliardo e mezzo di dollari. Gestisce poi il Clarium Capital Management, ed il Founders Fund. Etichettato, con i suoi compagni, “La mafia di Paypal” dalla rivista Fortune.

Filosofo laureato a Stanford, nel 1998 fu tra gli autori di “The Diversity Myth” in cui sosteneva la tesi xenofoba secondo cui il multiculturalismpo sia d’intralcio alle libertà personali.
A confermare le tendenze estremiste, Thiel è membro di TheVanguard.org, un gruppo di pressione ultraconservatore, nato per attaccare MoveOn.org, gruppo liberal attivo sul web. TheVanguard.org è una comunità online che ha lo scopo di promuovere l’ultraliberismo negli Stati Uniti e nel resto del mondo attraverso una politica di diminuzione dello Stato a favore di un liberismo sfrenato che loro stessi definiscono «reaganiano-thatcheriano» .
La filosofia di Thiel mette in relazione il progresso umano con l’allontanamento dalla natura. La meta finale è il raggiungimento di una vita completamente virtuale in cui la realtà sia sostituita dall’immaginazione. Un mondo in cui non esistano limiti né controlli.
E questo è il principio di PayPal: spostare denaro in giro per il mondo senza vincoli. Per Bloomberg Markets PayPal significa evitare i controlli sui traffici valutari. Come si vede, la correlazione con la mafia non è campata in aria. Ovviamente anche Facebook è un esperimento dello stesso genere. Un modo per creare una comunità libera da confini internazionali completamente controllata e sfruttata commercialmente. Facebook non produce nulla. Media relazioni già esistenti.

Perché funziona? Il punto di riferimento filosofico di Thiel è René Girard, della Stanford University, ideatore della teoria del “desiderio mimetico”. Girard considera le persone delle pecore che non fanno altro se non imitarsi acriticamente. L’oggetto desiderato è irrilevante: l’esempio di uno è sufficiente a trascinare il resto del gregge. Da qui deriva il successo di Facebook.

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Ciò che non esiste nel mondo ideale di Thiel sono i concetti antiquati del mondo reale: Arte, Bellezza, Amore, Piacere e Verità.

Thiel, quindi, sta dichiaratamente cercando di distruggere il mondo reale, che chiama “natura”, e di installare al suo posto un mondo virtuale. E questa è la finalità di Facebook secondo il suo padrone: un esperimento per la manipolazione mondiale.

Jim Breyer

Fa parte di Accel Partners, che ha finanziato con oltre 12 milioni di dollari il progetto Facebook. Inoltre è ex presidente della National Venture Capital Association (NVCA). Un altro ex presidente della NVCA, Howard Cox, è socio della Greylock Venture Capital, e come tale si è occupato di una raccolta di finanziamenti di Facebook. Ma Howard Cox è anche, e qui viene il ‘bello’, consigliere di amministrazione di In-Q-Tel.

Ora, se non sapete cos’è In-Q-Tel, v’invito a verificare le informazioni che sto per scrivere sul suo stesso sito <http> . In-Q-Tel è una azienda lanciata ed appartenente alla CIA. I servizi segreti statunitensi per promuovere le proprie attività nel settore delle tecnologie più avanzate hanno deciso nel 1999 di costituire una propria impresa che collaborasse con le aziende private che le sviluppano. In tal modo il rilascio all’Agenzia dei ritrovati tecnologici è pressoché immediato.

Il primo presidente di In-Q-Tel fu Gilman Louie, presente nel CdA di NVCA assieme a Breyer. L’ex direttrice della sezione ricerca e ingegneria del dipartimento della Difesa ed ora figura di spicco nella In-Q-Tel, Anita K. Jones, sedeva invece nel CdA della BBN Technologies. Indovinate insieme a chi? Esatto, sempre Breyer.

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Insomma Facebook è qualcosa di molto vicino all’estensione tecnologica di un enorme programma per la raccolta d’informazioni e per il controllo della popolazione mondiale. Questa è evidentemente una iperbole, ma le informazioni di decine di milioni di persone sono realmente raccolte ed utilizzate. «Vogliamo che tutti siano in grado di usare Facebook», dice la voce del Grande Fratello sul sito.

Ora, tutti voi iscritti potete anche essere contenti di partecipare a questo ‘esperimento sociale’ orwelliano gestito da chi vi considera alla stregua di un gregge di pecore. Siete liberissimi di continuare a fornire informazioni su di voi e sulle vostre preferenze alle multinazionali che hanno libero accesso ai dati accumulati da Facebook.

Oppure potreste riflettere su tutto ciò e rifiutarvi di mercificare le vostre amicizie a beneficio di altri. Preferire la realtà ad una repubblica totalitaria virtuale. Io, da parte mia, utilizzerò il mio account malauguratamente creato per diffondere queste informazioni all’interno del sistema, qualunque cosa succeda.
Con gli amici, forse sembrerà antiquato, continuerò a parlare direttamente, come quando le persone erano persone e dialogare con esseri non reali era solo un segno di squilibrio.

Uscirne? A quanto pare non è possibile ( http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Tecnologia%20e%20Business/2008/11/facebook-prigioniero.shtml ) , oppure è soltanto estremamente difficile, proprio come nelle associazioni a delinquere.

Per concludere, un giochino proposto da Tom Hodgkinson nel suo articolo: il testo che segue è tratto dall’informativa sulla privacy di Facebook. Provate a sostituire le parole “Grande Fratello” dove compare la parola “Facebook”.
Invito tutti coloro che non l’abbiano letta prima di iscriversi a farlo prima possibile, giusto per poter valutare da soli se è il caso di continuare ad usare quel sito.

1 Ti recapiteremo pubblicità
«L’uso di Facebook ti dà la possibilità di stabilire un tuo profilo personale, instaurare relazioni, mandare messaggi, fare ricerche e domande, formare gruppi, organizzare eventi, aggiungere applicazioni e trasmettere informazioni attraverso vari canali. Noi raccogliamo queste informazioni al fine di poterti fornire servizi personalizzati»

2 Non puoi cancellare niente
«Quando aggiorni le informazioni, noi facciamo una copia di backup della versione precedente dei tuoi dati, e la conserviamo per un periodo di tempo ragionevole per permetterti di ritornare alla versione precedente»

3 Tutti possono dare un’occhiata alle tue intime confessioni
« [...] e non possiamo garantire – e non lo garantiamo – che i contenuti da te postati sul sito non siano visionati da persone non autorizzate. Non siamo responsabili dell’elusione di preferenze sulla privacy o di misure di sicurezza contenute nel sito. Sii al corrente del fatto che, anche dopo la cancellazione, copie dei contenuti da te forniti potrebbero rimanere visibili in pagine d’archivio e di memoria cache e anche da altri utenti che li abbiano copiati e messi da parte nel proprio pc».

4 Il tuo profilo di marketing fatto da noi sarà imbattibile
«Facebook potrebbe inoltre raccogliere informazioni su di te da altre fonti, come giornali, blog, servizi di instant messaging, e altri utenti di Facebook attraverso le operazioni del servizio che forniamo (ad esempio, le photo tag) al fine di fornirti informazioni più utili e un’esperienza più personalizzata».

5 Scegliere di non ricevere più notifiche non significa non ricevere più notifiche
«Facebook si riserva il diritto di mandarti notifiche circa il tuo account anche se hai scelto di non ricevere più notifiche via mail»

6 La Cia potrebbe dare un’occhiata alla tua roba quando ne ha voglia
«Scegliendo di usare Facebook, dai il consenso al trasferimento e al trattamento dei tuoi dati personali negli Stati Uniti [...] Ci potrebbe venir richiesto di rivelare i tuoi dati in seguito a richieste legali, come citazioni in giudizio od ordini da parte di un tribunale, o in ottemperanza di leggi in vigore. In ogni caso non riveliamo queste informazioni finché non abbiamo una buona fiducia e convinzione che la richiesta di informazioni da parte delle forze dell’ordine o da parte dell’attore della lite soddisfi le norme in vigore. Potremmo altresì condividere account o altre informazioni quando lo riteniamo necessario per osservare gli obblighi di legge, al fine di proteggere i nostri interessi e le nostre proprietà, al fine di scongiurare truffe o altre attività illegali perpetrate per mezzo di Facebook o usando il nome di Facebook, o per scongiurare imminenti lesioni personali. Ciò potrebbe implicare la condivisione di informazioni con altre aziende, legali, agenti o agenzie governative»

fonti:
The Guardian ( http://www.guardian.co.uk/technology/2008/jan/14/facebook )
ComeDonChisciotte ( http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&amp;file=article&amp;sid=5266 )
Il Sole 24 Ore ( http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Tecnologia%20e%20Business/2008/11/facebook-prigioniero.shtml )

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