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Ankara frena le mire di Washington

di Andrea Perrone - 20/12/2009

 

 
Ankara frena le mire di Washington
 



La Turchia annulla le mire guerrafondaie dell’impero a stelle e strisce.
Per evitare un peggioramento delle relazioni con Russia e Iran, la Turchia si è detta contraria al dispiegamento sul suo territorio delle infrastrutture del sistema antimissile statunitense (ABM). La notizia è stata annunciata da fonti governative e militari di Ankara. È la risposta turca alle richieste degli Usa. Il presidente Usa, Barack Obama, aveva proposto infatti il 7 dicembre scorso durante una visita a Washington del primo ministro di Ankara, Recep Tayip Erdogan (nella foto), la dislocazione sul territorio turco del sistema antimissilistico americano (ABM). Il quotidiano turco Milliyet ha ricordato che Ankara non ha voluto assolutamente nascondere l’ostilità nei riguardi del progetto, affermando che nonostante il carattere difensivo la proposta rischia di deteriorare le relazioni della Turchia con Mosca e Teheran, invertendo così il processo in corso negli ultimi anni che ha puntato a sviluppare e a migliorare i rapporti con i due Paesi.
“Sia la Russia sia l’Iran lo vedranno come una minaccia”, ha scritto il giornale riferendosi allo scudo spaziale e menzionando una fonte militare.
Le strategie guerrafondaie di Washington prevedono di dislocare le infrastrutture missilistiche su navi americane dispiegate nel Mediterraneo orientale e di collegare il sistema di allerta sul territorio turco in caso di luce verde da Ankara.
“Questa tecnologia (ABM) farà la Turchia un bersaglio per i missili iraniani a corto e medio raggio. D’altra parte, molti temono che questo progetto crei tensioni nelle sue relazioni con la Russia facendo rivivere anche l’atmosfera da Guerra Fredda, mentre la Turchia ha una politica di amicizia con i suoi vicini”, ha sottolineato il giornale. Nel settembre scorso Obama ha deciso di estromettere, solo parzialmente, Polonia e la Repubblica Ceca dai piani per ospitare gli elementi del suo scudo missilistico.
A causa di una valutazione dei costi del sistema ABM, Washington ha annunciato un sistema più flessibile e moderno, con una combinazione in terra e in mare degli intercettori Standard Missile (SM-3).
In base alle nuove strategie, gli Stati Uniti sarebbero pronti a dislocare su navi situate nel Mare del Nord e nel Mediterraneo degli SM-3 a partire dal 2011, e invece a terra su piattaforme mobili in Europa centrale dal 2015.
Il cambiamento di programma non è stato bene accolto dalla Turchia che da qualche tempo sta mutando la sua politica estera, riposizionandosi più a Oriente verso islamici e turcofoni. Non più accordi col mondo euro-atlantico e con Tel Aviv, ma decise aperture alla Siria, all’Iran, all’Iraq, alla Russia e ai Paesi dell’Asia Centrale. Un sintomo molto chiaro sono la ripresa delle relazioni con Damasco e Erevan, nonché una decisa apertura verso Mosca, anche nelle relazioni sia economico-commerciali che politiche. Ma c’è di più. Dalla fine dell’operazione Piombo Fuso terminata nel gennaio 2009 le relazioni con fra Ankara e Tel Aviv si sono incrinate. A quell’epoca infatti Erdogan criticò l’operato dei sionisti nel massacro messo in atto contro i palestinesi.
Successivamente a ottobre rifiutò la partecipazione di Israele nell’esercitazione Nato sul territorio turco, incrinando ulteriormente le relazioni con Tel Aviv.