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Il caso Abu Omar: un atto di servilismo verso il padrone d’Oltreoceano

di michele mendolicchio - 02/02/2010

       

Ritorna in auge il caso Abu Omar. L’ex imam della moschea di Milano, in via Jenner, accusato di terrorismo, fu rapito, nel gennaio 2003, da agenti della Cia e trasferito nella base yankee di Aviano e successivamente trasferito nelle carceri egiziane, dove avrebbe subito duri interrogatori anche attraverso la tortura. Il principio del non poteva non sapere adottato dai giudici di Mani pulite, in modo del tutto unilaterale e politico, per mettere con le spalle alcuni segretari di partito salvaguardandone altri, lo facciamo nostro sul caso del rapimento dell’imam. In questi anni le autorità italiane e i servizi segreti hanno sempre negato ogni conoscenza e complicità nel sequestro illegale di Abu Omar ma a detta del giudice Magi che si è occupato del processo al capo del Sismi Nicolò Pollari, conclusosi il 4 novembre dello scorso anno con la sua non perseguibilità, i servizi segreti nostrani sapevano tutto. Cosa che ovviamente abbiamo sempre sostenuto sin dai primi giorni in cui la vicenda è venuta alla luce. E’ chiaro che senza l’appoggio del Sismi e senza il via libera del governo una operazione del genere non sarebbe potuta avvenire. Non perché la Cia non ne sia capace, avendolo fatto in tante altre circostanze, ma perché queste forme di collaborazionismo sono dettate unicamente dal servilismo e dalla sudditanza nei confronti dei vincitori. E questo è avvenuto, almeno in questi ultimi 15 anni, sia con i governi di centrosinistra che di centrodestra. E sulla vicenda del rapimento sia il governo Prodi che quello di Berlusconi hanno opposto il segreto di Stato, confortati anche da una sentenza della Consulta. Proprio su questo punto il giudice Magi, nelle motivazioni della sentenza a carico di Pollari, puntualizza che “l’esistenza di una autorizzazione organizzativa a livello territoriale nazionale da parte delle massime autorità responsabili da parte del servizio segreto Usa” lascia presumere che tale attività “sia stata compiuta quanto meno con la conoscenza (o forse con la compiacenza) delle omologhe attività nazionali, ma di tale circostanza non è stato possibile approfondire le evenienze probatorie – opposizione di segreto di Stato da pare delle attività governative italiane”. In questo caso il principio del non poteva non sapere della procura di Mani pulite ha una sua validità. Il Sismi come lo stesso governo Berlusconi era stato, da parte della Cia, preventivamente messo al corrente dell’operazione in atto, quella del sequestro illegale di un cittadino egiziano sul nostro territorio. Poi quanto alle accuse di terrorismo già il solo fatto che Abu Omar sia stato scarcerato dalle autorità egiziane dopo un anno di detenzione e di sevizie questo depone a favore della inconsistenza dell’accusa. Ma torniamo alle critiche del giudice Magi ai togati della Suprema corte. Secondo le asserzioni dei giudici della Consulta è sbagliato richiamarsi al segreto di Stato in merito alla vicenda del rapimento ma nello stesso tempo è necessario richiamarsi ad esso quando si entra nel merito del coinvolgimento dei servizi segreti stessi. Questo viene giustamente definito dal giudice Magi come un paradosso logico e giuridico. Nel nome della guerra al terrorismo, gli amerikani hanno calpestato ogni diritto internazionale e di sovranità facendo operazioni di prelevamento e di eliminazione fisica di persone sospettate di fiancheggiamento al terrorismo, con la complicità dei vari governi e dei servizi segreti di quei paesi. Sarebbe ora che cadesse su quella vicenda come su altre vicende drammatiche vissute dal nostro paese quell’orribile pratica del ricorso al segreto di Stato. Ultima chiosa: sulla richiesta di estradizione da parte dei giudici di Milano dei 26 agenti amerikani, autori del rapimento di Abu Omar, sia l’allora ministro della Giustizia Castelli del governo Berlusconi sia il successivo ministro Mastella del governo Prodi si sono comportanti alla stessa stregua, rifiutandosi di presentare al governo amerikano la richiesta di estradizione per gli agenti coinvolti nel sequestro dell’imam. Quando ci richiamiamo spesso a Bettino Craxi lo facciamo a ragion veduta: l’ultimo sussulto di sovranità nazionale risale al caso Sigonella. Dopo il buio e tanti obbedisco.