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Silvio e i suoi fratelli

di Ugo Gaudenzi - 04/02/2010

 

Il fratello minore  ha dunque svolto con precisione e successo la sua missione a Tel Aviv.
Il panegirico del Cavaliere alla “democrazia” dell’entità sionista, interrotto da dodici salve di applausi e da palpitanti attestazioni di gratitudine per la dichiarata volontà dell’Italia-colonia di essere a fianco del suo fratello maggiore insediatosi sulle sponde del Mediterraneo orientale con la rapina della terra patria del popolo palestinese, ha raggiunto il suo apice con la giustificazione del massacro di Gaza del capodanno 2009. Anche il muro della vergogna, anche le bombe al fosforo israeliane  sparse sulla popolazione civile palestinese, anche la strage di oltre millecinquecento uomini, donne, vecchi,  bambini, sono diventati così parte integrante di una “guerra giusta”.
Con tanto di elogio al sionismo. Nazionale e internazionale. E con l’assurdo corollario del placet italiano all’aggressione atlantica contro l’Iran, per il neo-circonciso Berlusconi uno Stato-canaglia dal quale prendere le distanze e del quale abbattere il governo.
Con una tre giorni da incorniciare a lutto nel libro nero delle pulizie etniche nel mondo, il rappresentante della Repubblica Italiana – ha fatto strame così degli unici tre conati di libertà di questa nostra maledetta Repubblica, nata sul sangue di una generazione di patrioti che aveva cercato di fare dell’Italia proletaria una nazione libera dalla plutocrazia internazionale.
Elogiando fino allo stremo “Israele”, l’Italietta di Berlusconi si è così stupidamente integrata nel fronte - in accelerato declino - dell’egemonia occidentale: nella ridotta atlantica più ortodossa e vergognosa, quello stesso lager di anti-democrazia che ha operato, tra l’altro, in sessant’anni di dopoguerra per l’eliminazione fisica di politici italiani rei di “lesa maestà” al pensiero unico israelo-anglo-americano: Enrico Mattei, Aldo Moro, Bettino Craxi. Timidi “conati” di indipendenza dal padrone atlantico che avevano fatto sperare al nostro popolo di non morire vittima della grande finanza internazionale e dei suoi bracci armati, politici e militari, sparsi nel pianeta e che dal 1945 a oggi occupano fisicamente la nostra penisola.
Ma tant’è. Nell’assordante silenzio delle cosiddette opposizioni, restiamo dunque noi soli a innalzare verso un altro sole la bandiera della libertà.
Anche e soprattutto nel nome dei popoli del nostro Vicino Oriente. Ai quali uccidono i bambini perché non sappiano mai delle loro patria rubata; uccidono le donne perché non partoriscano figli di quelle nazioni; uccidono gli uomini per rimuovere ogni desiderio di libertà; uccidono i vecchi per cancellare ogni memoria.
Una tragedia di oggi che noi purtroppo comprendiamo bene: è il più recente capitolo della seconda guerra mondiale.