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Un posto per Israele nell’Ocse?

di Carlo M. Miele - 07/02/2010




Lo stato di Israele sarebbe oramai vicinissimo all’ingresso nell’Organizzazione per la cooperazione  e lo sviluppo economico (Ocse).

Secondo quanto reso noto dal segretario generale dell’organizzazione, Ángel Gurría, se non per maggio (come previsto inizialmente) l’adesione di Tel Aviv dovrebbe avvenire comunque entro la fine dell’anno.

L’Ocse, infatti, ritiene che entro quella data le questioni critiche che tuttora impediscono l’accesso dello Stato ebraico (tra cui rientra anche l’occupazione di territori palestinesi) saranno risolte.

Come ha sottolineato lo stesso Gurrià, tuttavia, gli ostacoli all’ingresso di Israele nell’Ocse non sono solo tecnici, ma soprattutto politici.

In particolare l’ex diplomatico messicano ha parlato della grave perdita di reputazione che ha subito lo Stato ebraico in campo internazionale in seguito all’offensiva militare compiuta a Gaza tra il dicembre 2008 e il gennaio 2009 (costata la vita a circa 1400 palestinesi) e in virtù della politica di colonizzazione portata avanti tuttora nei territori palestinesi occupati della Cisgiordania e di Gerusalemme Est.

Tali elementi potrebbero non consentire a Israele di ottenere il parere favorevole di tutti i 30 stati membri, necessario per entrare nell’esclusivo club delle economie avanzate.

L’opposizione all’ingresso israeliano nell’Ocse viene espressa da tempo anche da diverse organizzazioni non governative palestinesi e internazionali, che nel settembre 2008 hanno inviato una lettera al segretario Gurrìa.

Tra le questioni poste in rilievo nella missiva, vi è il fatto che le politiche di Israele non sono conformi ai diritti umani e, pertanto, violano una delle condizioni previste nel processo di adesione e fissate il 30 novembre 2007 in una apposita “Road Map”.

Ancora, le ong esprimono preoccupazione per gli abusi subiti dai palestinesi in Cisgiordania, a Gerusalemme Est e a Gaza, oltre che per le politiche discriminatorie adottate nei confronti dei palestinesi che vivono all’interno di Israele.

Tra le firme che compaiono in calce alla lettera inviata al segretario generale dell’Ocse vi sono anche quelle di Physicians for Human Rights- Israel, al-Mezan Center for Human Rights - Gaza, Palestinian Centre for Human Rights, Pax Christi Austria, Palestine Solidarity Campaign e Action Palestine - Uk.