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Gli USA e la guerra in Afganistan*

di Ralph Nader - 08/02/2010

 

 

Il Presidente Obama fece il discorso sulla guerra in Afganistan pieno di forza, ma con toni sommessi e spaventati usando i cadetti professionali di West Point come sostegno politico. Scelse di intensificare questa guerra non dichiarata con altri 30.000 soldati più un numero più grande di contrattisti multinazionali.

Egli scelse il patto che voleva il complesso militare - industriale.

I cospiratori “militari” vogliono prevalere, nonostante i loro dubbi recenti sul pantano (per una volta). Come i baroni “industriali” che aumentano le loro vendite e profitti con i bilanci militari più grandi!

La maggioranza in America si oppone o è scettica verso l’impegno più profondo in una guerra costosa e sanguinosa sulle montagne dell’Asia Centrale mentre abbiamo recessione, disoccupazione, sfratti, debito e deficit a casa. Il Congressista D. Kucinich (D-OH) dopo aver sentito il discorso di Obama disse: “Perché questa guerra è una priorità, ma i bisogni di base della gente di questa nazione non lo sono?

Fatemi citare bisogni come lo svegliarsi per fare una cosa per i 60.000 morti annuali in USA dovuti a malattie e traumi sul luogo di lavoro. O i 250 morti al giorno per le infezioni prodotte in ospedale, o i 100.000 morti all’anno per le pratiche ospedaliere cattive, o i 45.000 morti annuali per la mancanza dell’assicurazione sanitaria da pagare per curarsi, o, o, o, ancora prima il finire nella povertà e nella privazione.

Qualche discorso nazionale di Obama su queste disgrazie?

Torniamo al discorso teletrasmesso di West Point.

Se questo è il prodotto di un robusto dibattito interno al governo, il risultato è stato lo stesso dell’idea di mandare più soldati nel pasticcio del Vietnam in una situazione mal analizzata.

In Settembre, il capo del Joint Chiefs of Staff l’Ammiraglio M. Mullen disse all’American Legion Convention: “Ho visto i sondaggi dell’opinione pubblica dire che una maggioranza di Americani non supporta del tutto gli sforzi. Io dico, bene. Facciamo il dibattito, facciamo quella discussione.” Dove? Non al Congresso.

Ci sono state solo timbrature e lamenti; certamente nulla di simile alle audizioni al Senato di Fulbright sulla guerra in Vietnam.

Dove allora?

Non sui media commerciali influenti.

Dimenticando la TV sciovinistica e la radio abbiamo la satira di Jon Stewart più un Bill Moyers show, per l’occasione, non commerciale o i rari commenti alla radio pubblica. Non sulle pagine citate del The New York Times e del Washington Post.

Uno studio IMPARZIALE pubblicato nella newsletter mensile dell’organizzazione EXTRA riferisce di tutti gli editoriali del The New York Times e del Washington Post nei primi 10 mesi del 2009: 36 dei 43 scritti sulla guerra in Afganistan sul Times sostengono la guerra mentre 61 dei 67 editoriali del Post sostengono il proseguo della guerra. Così quale sarebbe il dibattito interno al governo pubblico e rigoroso che evidenziano?

Primo, più forze di occupazione ci sono, più esse alimentano l’insorgenza contro l’occupazione specialmente da quando così tanti civili e non combattenti perdono le loro vite. Testimoni ai matrimoni, contadini e spettatori innocenti sono stati colpiti dalla capacità di fuoco superiore dell’esercito USA.

Secondo, c’è stata un’assenza rimarcabile nel discorso di Obama sui conflitti tribali e sulla diversità di motivazioni di quelli che lui ammucchiò sotto il nome di “Talebani”.

Molti stanno proteggendo le loro valli, altri il commercio di droga, altri vogliono cacciare gli occupanti, altri stanno lottando per la supremazia fra i Pashtun da un lato e i Tagiki e gli Uzbeki dall’altro (rudemente il sud contro il nord).

L’ultimo è stato il motivo di una continua guerra civile per molti anni.

Terzo, come può il piano di Obama iniziare a lavorare, richiedendo un governo afgano stabile e funzionante – oggi è in gran parte una raccolta di affari illeciti che mungono la malversazione che cresce di più in proporzione a quanto i contribuenti americani devono spendere laggiù – e con l’esercito afgano inesperto e disorganizzato – principalmente composto di Tagiki e Uzbeki detestati dai Pashtun.

Quarto, distruggendo o catturando gli aggressori di al Qaeda in Afganistan Obama ignora i rapporti del servizio segreto.

Molti osservatori credono che al Qaeda sia andata in Pakistan o altrove. Il New York Times riferisce che “in silenzio, Mr. Obama ha autorizzato un’espansione della guerra in Pakistan – solo se convincerà un governo pachistano debole, diviso e sospettoso ad accordarsi sui termini.” Salve! Il Congresso non autorizzò una guerra in Pakistan quindi può Obama, come Bush, decretare quello che la Costituzione richiede che sia autorizzato dal ramo legislativo?

Dobbiamo aspettarci un altro discorso all’Air Force Academy sulla guerra in Pakistan?

Quinto, come è noto, al Qaeda è un movimento transnazionale.

Altamente mobile, quando è pressato.

Come disse Rolf Mowatt-Larssen, l’ex agente della CIA operante in Pakistan: “Non c’è un impatto diretto nel fermare i terroristi nel mondo in conseguenza del nostro stare o meno in Afganistan”.

Egli sostiene che i rifugi sicuri possono essere spostati in nazioni diverse, come è davvero accaduto dal 11/09.

Sesto, l’audacia della speranza nel discorso di Obama è stata dimostrata dalla sua data poco convincente di metà 2011 prevista per l’inizio del ritiro dei soldati USA dall’Afganistan.

La strategia di fuga offerta, legata a condizioni non specificate, è stata un osso che ha lanciato alla sua base liberale debole.

La Casa Bianca ha detto di recente che il mantenere ogni singolo soldato in Afganistan costa un milione di dollari all’anno.

Prendete un quinto di quella somma e dialogate con i capi tribali per costruire servizi pubblici nei trasporti, agricoltura, scuole, cliniche, sanità pubblica e acqua sicura da bere.

Così rinforzati, questi capi tribù sanno come stabilire l’ordine.

Questo è in parte quello che Ashraf Ghani, l’ex ministro rispettato delle finanze afgane ed ex professore Americano di antropologia, chiamò “la giustizia” concreta come via per indebolire la rivolta.

Ritiriamo l’occupazione che ora è come gettare benzina sul fuoco.

Riportiamo indietro i restanti quattro quinti di quei milioni di dollari per soldato in America e usiamo questi e altri soldati istruiti per la loro educazione e formazione.

L’autorità principale in Afganistan è tribale.

Forniamo l’assistenza, basata su adempimenti (tappa per tappa), e i capi tribali otterranno un premio di stabilità.

Colpiti da molti invasori stranieri – Inglesi, Sovietici, Americani – e divisi all’interno, la gente afgana guarda alla sicurezza tribale come la migliore speranza per una nazione che non ha conosciuto unità per decenni. Sollevare la nebbia della guerra permette ad altre politiche più sagge, spinte da esperti, di essere considerate per la pace e la sicurezza.

Invece di espandere una guerra auto distruttiva, questa alternativa ha qualche piccola probabilità di successo a differenza della certa, crescente perdita di vite e risorse americane e afgane.

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*Il titolo è una nostra scelta l'originale ne era privo.

Tradotto da F. Allegri il 07/02/2010.