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“La libertà di pensiero e di espressione”, quando fa comodo ed a sproposito!

di Antonio Caracciolo - 11/02/2010


Non crediamo ad una sola parola dell’Appello menzognero, in nome della “libertà di espressione”, che si può leggere qui, e che è apparso su “il Manifesto” di sabato 6 gennaio, accompagnato da un elenco di firmatari. Non crediamo più neppure agli Appelli, che quando non sono “politicamente corretti” ed in sintonia con il regime servono solo a dare i propri nomi alla psicopolizia del pensiero. Pertanto “Civium Libertas” non si farà promotore di un Controappello di contrasto ad ogni incitamento, diretto o indiretto, alla guerra contro il popolo iraniano, un’operazione che da anni viene condotta con incessante accanimento.

Non possiamo credere a quanti gridano per una supposta mancanza di libertà di pensiero e di espressione in Iran, ma tacciono quando la libertà di pensiero e di espressione viene calpestata in Italia. Non vedono come nella sola Germania ogni anno 15.000 persone vengono perseguite per meri reati di opinione. Simili leggi liberticide esistono in Francia, in Austria, in Svizzera ed in altri paesi, dopo che nel 1986 Israele diede l’ordine di scuderia perché analoghe legislazioni venissero introdotte in Europa. Costoro ci vengono a parlare della libertà in Iran, quando non si preoccupano della libertà in casa loro, della libertà dei loro concittadini. Abbiamo già assistito alla campagna di menzogne che ha preceduto la guerra contro l’Iraq, costata oltre un milione di morti civili ed ancora in atto.

Ricordiamo che la nostra costituzione al suo articolo 11 ripudia la guerra ed è inaccettabile ogni elusione del chiaro dettato costituzionale. Quest’articolo è stato però ripetutamente violato. L’Italia si trova oggi in guerra in Afghanistan ed ora con la politica estera di Frattini e della Lobby di cui è espressione vogliono portare il popolo italiano in guerra anche contro il popolo iraniano. A questa Lobby che sa quel che vuole ed a chi ubbidisce si accodano gli eredi di quella “cupidigia di servilismo” che Vittorio Emanuele Orlando già denunciò oltre mezzo secolo fa. La storia dell’atomica iraniana è una colossale bufala come furono una bufala gli armamenti di Saddam. Costoro non guardano a chi l’atomica ce l’ha: Israele. È qui il vero pericolo per la pace con rischio serio di Olocausto Nucleare: ne abbiamo già predisposto la giornata commemorativa. Con rara ipocrisia i soliti chierici gridano all’Atomica che non c’è e chiudono occhi e bocca davanti ai loro committenti che l’Atomica possiedono e ne fanno arma di ricatto!

Costoro chiedano in primo luogo che vengano smantellati gli impianti nucleari di Israele. Solo allora ci vengano a parlare di pace, libertà di pensiero, democrazia.

Pubblichiamo di seguito l’articolo denuncia di Vattimo e Losurdo, da cui abbiamo appreso la notizia dell’appello manipolatorio:
Iran, un appello che alimenta il fuoco di guerra

Il manifesto di sabato 6 febbraio ha pubblicato un Appello «Per la libertà di espressione e la fine della violenza in Iran». A firmarlo, assieme a intellettuali inclini a legittimare o a giustificare tutte le guerre e gli atti di guerra (blocchi e embarghi) scatenate e messi in atto dagli Usa e da Israele, ce ne sono altri che in più occasioni, invece, hanno partecipato attivamente alla lotta per la pace e per la fine dell'interminabile martirio imposto al popolo palestinese. Purtroppo a dare il tono all'Appello sono i primi:

1) Sin dall'inizio si parla di «risultati falsificati dell'elezione presidenziale del 12 giugno 2009» e di «frode elettorale». A mettere in dubbio o a ridicolizzare questa accusa è stato fra gli altri il presidente brasiliano Lula. Perché mai dovremmo prestar fede a coloro che regolarmente, alla vigilia di ogni aggressione militare, fanno ricorso a falsificazioni e manipolazioni di ogni genere? Chi non ricorda le «prove» esibite da Colin Powell e Tony Blair sulle armi di distruzione di massa (chimiche e nucleari) possedute da Saddam Hussein?

2) L'Appello prosegue contrapponendo la violenza del regime iraniano alla «non-violenza» degli oppositori. In realtà vittime si annoverano anche tra le forze di polizia. Ma è soprattutto grave un'altra rimozione: da molti anni l'Iran è il bersaglio di attentati terroristici compiuti sia da certi movimenti di opposizione sia dai servizi segreti statunitensi e israeliani.

Per quanto riguarda questi ultimi attentati, ecco cosa scriveva G. Olimpio sul Corriere della Sera già nel 2003 (7 ottobre): «In perfetta identità di vedute con Washington», i servizi segreti israeliani hanno il compito di «eliminare», assieme ai «capi dei gruppi palestinesi ovunque si trovino», anche gli «scienziati iraniani impegnati nel progetto per la Bomba» e persino coloro che in altri Paesi sono «sospettati di collaborare con l'Iran».

3) L'Appello si sofferma con forza sulla brutalità della repressione in atto in Iran, ma non dice nulla sul fatto che questo paese è sotto la minaccia non solo di aggressione militare, ma di un'aggressione militare che è pronta ad assumere le forme più barbare: sul Corriere della Sera del 20 luglio 2008 un illustre storico israeliano (B. Morris) evocava tranquillamente la prospettiva di «un'azione nucleare preventiva da parte di Israele» contro l'Iran. In quale mondo vivono i firmatari dell'Appello: possibile che non abbiano letto negli stessi classici della tradizione liberale (Madison, Hamilton ecc.) che la guerra e la minaccia di guerra costituiscono il più grave ostacolo alla libertà? Mentre non è stupefacente che a firmare (o a promuovere) l'Appello siano gli ideologi delle guerre scatenate da Washington e Tel Aviv, farebbero bene a riflettere i firmatari di diverso orientamento: l'etica della responsabilità impone a tutti di non contribuire ad alimentare il fuoco di una guerra che minaccia il popolo iraniano nel suo complesso e che, nelle intenzioni di certi suoi promotori, non deve esitare all'occorrenza a far ricorso all'arma nucleare.

Domenico Losurdo e Gianni Vattimo
Fonte: www.ilmanifesto.it
9.02.2010
E chiamiamo tutti i cittadini, tutte le coscienze deste a respingere con tutte le loro forze ogni istigazione ed incitamento alla guerra.

Non chiedamo ai nostri Lettori di dare il loro nome per un Controappello per la pace, alimentando una contrapposizione fra “interventisti” e “pacifisti” che non intendiamo esasperare. Chiediamo però di aderire alla costituzione di un Comitato europeo per la difesa della libertà di pensiero, in primo luogo nella stessa Europa, che pretende di insegnare ad altri, nella specie all’Iran, cosa sia libertà di pensiero e democrazia. Possono inviare il loro nome, cognome, qualifica è ogni altro dato utile all’indirizzo email: comitatoeuropeo@gmail.com. I loro dati saranno strettamente riservati e verranno utilizzati solo per le finalità associative.

CIVIUM LIBERTAS

Iconografia:
– Le foto, eccetto il ritratto di Ahamadinejad, raffigurano tutte l’Università islamica di Gaza, prima e dopo ”Piombo Fuso”: vera rappresentazione dello spirito “accademico” israeliano, per non parlare degli immensi ed incalcolabili danni irreparabili compiuti in Iraq, sede storica della cultura babibonese, luogo di nascita della scrittura.
Video:
Cosa pensa il popolo iraniano dei teppisti verdi.