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Il Che: L'Argentino e La Guerriglia

di Manuel Zanarini - 11/02/2010

 

Nel 2008, il regista Steven Soderbergh (Ocean's Twelve) ha girato un film, in due parti, sull'avventura di Ernesto “Che” Guevara. Il primo episodio si intitola L'Argentino, e narra le vicenda dal momento in cui il Che entra in contatto con Fidel Castro, fino alla presa de L'Havana. Il secondo invece è La Guerriglia, e copre gli anni del tentativo di far scoppiare la rivoluzione in Bolivia, fino all'esecuzione di Guevara.
Entrambe le pellicole sono magistralmente interpretate da Benicio del Toro (Paura e delirio a Las Vegas, Traffic, The Snatch), premiato per tale ruolo come miglior attore al Festival di Cannes, e sono di estremo interesse, non solo artistico.
Si tratta di un resoconto quasi documentaristico di alcuni aspetti della “Rivoluzione Cubana”, quasi sempre ignorati dalla vulgata degli “storici di partito”, praticamente gli unici operanti in Italia; sostanzialmente la stessa cosa che accadde per Miracolo a Sant'Anna di Spike Lee.
Per quanto riguarda la prima pellicola, emerge chiaramente come esistesse una sostanziale differenza tra il partito comunista cubano e l'esercito della Sierra Maestra di Guevara e Castro; anzi, in realtà si vede come il Movimiento 26 Julio era uno schieramento molto eterogeneo, all'interno del quale i comunisti avevano una loro importanza, senza averne l'egemonia. Le scene più eloquenti sono gli scontri tra le varie fazioni del movimento e l'opera di mediazione svolta dal Che e da Fidel, che si concludono con un accordo firmato nella Sierra Maestra, con Guevara molto dubbioso sui leninisti. Forse si sarebbe potuto, e dovuto, indagare maggiormente sul ruolo decisivo svolto dalla piccola borghesia cittadina cubana nella cacciata di Batista dall'isola e sulle epurazioni che essa subì dopo la svolta sovietica del nuovo governo. Ma bisogna sapersi accontentare del fatto che per la prima volta, un mass media afferma che la rivoluzione cubana non nacque come comunista e a spingerla tra le braccia di Mosca fu, in realtà, J.F. Kennedy, con il tentativo di golpe alla Baia dei Porci.
Per quanto riguarda La Guerriglia, diversi sono gli aspetti interessanti. Intanto, emerge chiaramente come il tentativo rivoluzionario del Che non fosse assolutamente capito, né tanto meno voluto, dai contadini boliviani, i quali non si fidano di uno “straniero”. In secondo luogo, si evince come Guevara sia stato sostanzialmente abbandonato da Castro nella sua avventura; infatti, nonostante le truppe rivoluzionarie si trovassero in zone facilmente raggiungibili da parte degli aiuti cubani, tramite nazioni amiche confinanti con la Bolivia, esse rimasero sole, trovandosi presto in carenza di uomini e senza rifornimenti adeguati per sostenere la battaglia. Infine, seppur emerga chiaramente il ruolo svolto da Washington nell'uccisione del Che, si capiscono anche le ragioni dell'esercito boliviano nella caccia e nella lotta contro Guevara e i suoi uomini, anche perché diversi militari erano esuli cubani cacciati dall'isola dopo il golpe di Fidel e compagni.
In conclusione, l'opera di Soderbergh è assolutamente da consigliare, in quanto, oltre a essere molto ben girata, e magnificamente interpretata, rappresenta un prezioso documento per un approfondimento storico di una vicenda che, almeno in Italia, come al solito è stata sempre letta in modo molto semplicistico, e secondo gli interessi dei partiti politici.