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Soros il Filantropo. Se lo dice Lui...

di Ugo Gaudenzi - 23/02/2010

   


George Soros, il Filantropo. George Soros il Buon Samaritano.
Era d’obbligo, la parola spettava appunto a questo signore, il Regista per antonomasia della speculazione finanziaria internazionale, l’acquirente al ribasso delle valute considerate più deboli con il denaro anticipato dalla Goldman&Sachs (come aveva fatto per la lira svalutata nell’Italia del 1992 o nella Malesia del 1997. Premiato dall’Italia di Prodi con una laurea honoris causa e dalla Malesia di Mahatir con una condanna a morte…).
Il nome di questo signore - definito dalla “libera” stampa  “imprenditore”, “politico liberale”, “promotore di rivoluzioni colorate”, “filosofo” ungherese (ebreo) naturalizzato statunitense, e naturalmente “filantropo” - era stato citato nelle analisi sulla crisi monetaria innescata dal debito della Grecia. Si sussurrava sulla presenza della sua longa manus nell’iniziato rastrellamento dei titoli deprezzati del debito pubblico di Atene, da negoziare e rivendere poi allo stesso Stato ellenico appena pronto il “piano di risanamento” (decisione assurdamente posticipata al 15 maggio).
Per rafforzare gli attacchi della finanza anglo-americana all’euro, (in specie ai “pigs”, di Portogallo, Italia, Grecia e Spagna) non è un caso che il Financial Times abbia lasciato la parola a costui.
Dal titolo del suo commento in poi, è tutta una summa di “consigli del giaguaro” avanzati con voce virginea:  “The euro will face bigger test than Greece”, (L’euro dovrà affrontare  una prova maggiore rispetto a quella greca) e quindi... ponderati allarmi su un “euro che non ha una gestione politica della sua stabilità” e che non ha un organo di governo (lui lo chiama “il Tesoro”) capace di intervenire “in tempi di crisi”, di “insolvenza”.
Dopo aver lucrato milioni e milioni di dollari grazie al patto scellerato contratto con quella banda di banksters europei che ha volutamente privato l’Ue di una guida politica, George Soros dunque fa finta di bacchettare i suoi antichi complici rei, dice, di “aver costruito l’Europa mettendo il carro (la moneta unica) davanti ai buoi (la gestione politica trainante). Ma qual è la ricetta sottintesa da Soros per il futuro dell’eurozona? La creazione di un governo dell’economia e della finanza dell’Ue capace di “intervenire”, di “imporre tasse” per risolvere le crisi.
Già. Leggiamo quanto propone per risolvere il debito greco. Un indebitamento, si badi bene, quasi del tutto “interno” e quindi facilmente risolvibile perché non affetto da speculazioni esterne. “La soluzione” dovrebbe essere, secondo Soros “l’emissione congiunta – europea – e severamente garantita di eurobonds per il 75 per cento del debito in maturazione per il periodo di intervento”. Una soluzione, cioè, di fatto simile a quella già sperimentata dall’Italia degli Amato e dei Ciampi, dal ’93 in poi. Con tutta la serie di stangate fiscali conseguenti che hanno impoverito lo Stato (costretto a dimettere tutti suoi gioielli produttivi, dalle telecomunicazioni ai trasporti all’energia) e gli stessi cittadini italiani.
E poi la bordata finale. Secondo il Filantropo, la Grecia potrà forse trovare una soluzione alla sua crisi ma cosa accadrà a “Spagna, Italia, Portogallo e Irlanda”?  Come farà a sopravvivere la moneta unica?
Insomma Soros e gli organi della City e di Wall Street proseguono la loro offensiva contro i “pigs”. I paesi “porci” o “fragili” dell’Ue. Lanciando tali allarmi tentano di renderli ancora più deboli. E frenando Germania o Francia da interventi in favore della Grecia, nessuno si muoverà certo in favore degli altri quattro Stati che la speculazione finanziaria ha deciso di spolpare.
Un fuoco di sparramento preventivo, dunque.  Così che nessuno si permetta di fare i conti con chi manovra la speculazione finanziaria internazionale o con i capisaldi veri dell’indebitamento occidentale: gli Stati Uniti d’America e la Gran Bretagna.