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Disastro sul Lambro: il petrolio è nel Po e spunta la pista appalti

di Andrea Degl'Innocenti - 01/03/2010


La chiazza di petrolio che martedì notte è fuoriuscita dagli stabilimenti di Monza e si è riversata nel fiume Lambro è ormai giunta nel Po, rischiando di compromettere il suo delicato ecosistema. Intanto gli inquirenti indagano sulla pista degli appalti.


Po
La macchia di petrolio ha ormai raggiunto il Po.
Tutto è iniziato alle 3 e mezza di notte di martedì scorso. Qualcuno si è introdotto furtivamente nell'ex-raffineria della Lombarda Petroli di Villasanta, a Monza ed ha aperto i rubinetti delle cisterne. Il petrolio si è riversato abbondante nel piazzale del deposito ed è penetrato nei tombini percorrendo chilometri e chilometri di fognature.

Alle 8,30 con uno strano – a detta degli inquirenti – ritardo di 5 ore è arrivata la prima chiamata della società all'Agenzia regionale per l'ambiente (Arpa) ed è scattato l'allarme.

Troppo tardi. Il petrolio ha raggiunto e intasato il depuratore ed ha iniziato a riversarsi nel Lambro. Quando infine, intorno a mezzogiorno, l'Arpa è riuscita a fermare la fuga il disastro era più che compiuto. A nulla sono valsi gli estremi tentativi di fermare la macchia oleosa: la convocazione dell'unità di crisi, l'allestimento di barriere galleggianti l'organizzazione di un Centro operativo per la gestione del depuratore. Tutto inutile.

Sono trascorsi tre giorni e l'onda nera ha ormai raggiunto il Po, di cui il Lambro è un importante affluente. L'ennesimo sbarramento, allestito nei pressi dell'Isola Serafini è stato superato in nottata e in questo momento chiazze e veli oleosi sono segnalati nel tratto tra Cremona e il mantovano, fino ad oltre 150 chilometri dalla ex-raffineria brianzola.

La velocità della corrente spinge il deposito di petrolio sulle sponde. I danni sono già elevatissimi e rischiano di aggravarsi quando il petrolio raggiungerà il Delta.

"Questa emergenza è stata gestita con incredibili ritardi sia da parte del Governo che delle tre regioni coinvolte con sottovalutazioni e insufficienza di persone e mezzi."

Aironi
La chiazza oleosa minaccia i preziosi ecosistemi del Delta del Po, un complesso sistema di specchi d'acqua tra loro comunicanti, con tutte le specie che vi risiedono.
"Manca soprattutto una cabina di regia unitaria ed efficace, ma è ancora possibile intervenire per limitare i danni prima che il petrolio raggiunga il Delta e l'Adriatico", dichiara Vittorio Cogliati Dezza, presidente nazionale di Legambiente.

"E’ necessario che il Governo nomini un commissario capace di gestire l'emergenza, mettendo in campo le competenze della Protezione Civile nazionale e delle aziende che operano nel settore con i mezzi per intervenire tempestivamente".

La chiazza oleosa minaccia infatti i preziosi ecosistemi del Delta del Po, un complesso sistema di specchi d'acqua tra loro comunicanti, con tutte le specie che vi risiedono. Il rischio riguarda le attività di pesca, gli allevamenti ittici e di mitili e l'approvvigionamento idropotabile, visto che l'acquedotto di Ferrara pesca da una falda alimentata direttamente dal fiume Po.

Sul fatto che si tratti di un disastro doloso sembrano non esserci dubbi: per aprire le cisterne è necessaria una serie complessa di operazioni non ascrivibile alla fatalità (sbloccare le valvole, attivare nella giusta sequenza tre comandi, attendere che gli idrocarburi vengano aspirati dal fondo e pompati in apposite tubature, infine aprire le ultime paratie).

Resta da attribuire la responsabilità dei fatti. Gli inquirenti indagano sulla pista degli appalti. Sui terreni dell'ex-raffineria infatti dovrebbe sorgere la nuova Ecocity della società di Nova Milanese “Addamiano Engineering”. In realtà più che di una città ecologica si tratta di un progetto faraonico che prevede la costruzione di appartamenti, negozi, capannoni industriali, un grande centro direzionale.

Il sospetto degli inquirenti nasce dalle difficoltà economiche in cui versano i fratelli Addamiano, proprietari della holding. Se la pista della speculazione edilizia dovesse trovare riscontri si tratterebbe di un fatto gravissimo e, a detta del Presidente della Provincia di Milano Guido Podestàsarebbe necessario porre un vincolo urbanistico su tutte le aree attorno al Lambro”.