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Esecuzione di Dubai. L’arroganza continua

di Angela Corrias - 16/03/2010

La vita scorre tranquilla a Dubai, prospera oasi nel deserto degli Emirati Arabi Uniti, confinante con l'emirato principale di Abu Dhabi. Ttuttavia l'omicidio di Mahmoud Al Mabhouh, leader di Hamas, lo scorso gennaio, ha creato non poco disagio tra le autorità locali.

Nonostante il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, continui a negare ogni coinvolgimento nell'assassinio, i risultati delle indagini della polizia di Dubai conducono tutti verso il Mossad e il governo sionista. Al punto che le autorità dell'emirato hanno annunciato che, in caso si provasse un legame con Israele, la polizia locale richiederebbe ufficialmente l'arresto di Netanyahu e di Meir Dagan, capo del Mossad.

L'omicidio, infatti, secondo la stampa inglese è stato organizzato da Dagan e autorizzato da Netanyahu che, prima della partenza, avrebbe addirittura dato la sua benedizione ai componenti del commando: «Il popolo israeliano conta su di voi. Buona fortuna».

Il governo di Dubai, guidato dallo Sceicco Mohammed bin Rashid Al Maktoum , ha più volte espresso il suo disappunto per come la vicenda si stava sviluppando. La politica più diffusa tra i governatori di tutti e sette gli Emirati è di sostanziale neutralità nell'ambito delle relazioni internazionali, tuttavia, quest'ultimo tragico evento li ha scaraventati nelle prime pagine di tutti i giornali.

Al Mabhouh sarebbe stato aggredito nell'hotel dove alloggiava, sedato con un'iniezione e in seguito soffocato con un cuscino. Le persone arrestate erano tutte in possesso di passaporti esteri falsi, per un totale di quasi trenta persone coinvolte. Secondo le indagini della polizia di Dubai, i componenti del commando del Mossad che ha organizzato l'omicidio avrebbero tutti avuto un compito esiguo, quasi impercettibile, proprio per far perdere le proprie tracce immediatamente. L'utilizzo di falsi passaporti, fotocopiati e ricreati con la complicità dell'ufficio immigrazione israeliano, ha causato un'ondata di sdegno nella stampa locale e tra i membri dell'Unione Europea interessati.

Il capo della polizia di Dubai, Dahi Khalfan Tamim, ha comunicato tuttavia che per il momento non sono previste modifiche nel regolamento degli ingressi di Europei negli Emirati Arabi: «Il problema non è nel sistema dei visti, ma in chi lo sfrutta,» ha detto al quotidiano nazionale Gulf News. «Quindi perché tutti gli Europei dovrebbero pagare le conseguenze per quello che sta facendo il Mossad? Purtroppo il governo israeliano, nel corso della storia, ha creato animosità e sfiducia.»

Tuttavia la stampa locale preme in tutt'altra direzione. «Gli assassini hanno usato un passaporto europeo perché sapevano che gli Europei possono entrare negli Emirati Arabi senza visto,» ha sottolineato Gulf News. «Gli Emirati sono una delle nazioni più sicure al mondo, con un bassissimo tasso di criminalità, ma dato l'avanzare della globalizzazione e il pericolo del terrorismo sempre più presente, pretendiamo un maggiore controllo su chi entra nel Paese, e proponiamo un visto e le impronte digitali di chiunque possieda un passaporto straniero.»

A un mese dall'omicidio, quando la polizia di Dubai stava facendo chiara luce sui fatti, sempre Gulf News auspicava un maggiore intervento della comunità internazionale, augurandosi che Israele e il suo governo oltranzista venissero ufficialmente accusati di terrorismo. Secondo il quotidiano, gli stati Europei che sono stati coinvolti all'insaputa hanno il dovere di portare Israele davanti a un tribunale penale, perché pretendere risposte solo riguardanti l'uso di passaporti falsi non è più abbastanza.

Israele ha da sempre portato avanti atti di terrorismo e non ne ha mai pagato le conseguenze davanti a tribunali internazionali, nonostante le varie risoluzioni ONU e le accuse della comunità internazionale. Questa volta, data la gravità del comportamento di uno Stato che non ha nessun rispetto per la sovranità territoriale altrui, e che se l'è sempre cavata con sprezzante arroganza, è auspicabile che «la cosiddetta comunità internazionale punisca Israele per un ovvio atto di terrorismo autorizzato dalla sua leadership politica».

Arroganza che non accenna a diminuire, tanto da creare perfino l'imbarazzo di Hillary Clinton che altro non ha potuto fare se non condannare l'ennesima manifestazione di disprezzo verso le leggi internazionali con l'annuncio da parte del governo sionista del progetto di costruzione di 1.600 case per i coloni nella Gerusalemme Est occupata.

Il ministro degli Esteri di Abu Dhabi, Sceicco Abdullah Bin Zayed Al Nahyan, ha annunciato che gli Emirati e altri Paesi Arabi non continueranno ad appoggiare indirette negoziazioni di pace finché Tel Aviv non abbandonerà tali progetti.

Il sentimento dilagante negli Emirati è che i paesi occidentali hanno fallito, ancora una volta, nella lotta al terrorismo, non essendo neanche stati capaci di imporre la loro sovranità nei confronti della prepotenza di Israele che non solo ha commesso un atto terroristico in uno stato sovrano e pacifico, ma ha contraffatto passaporti provenienti da cinque Paesi europei, con la certezza che di nuovo se la sarebbe cavata con verbali quanto innocue condanne di facciata.