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Il re nudo

di Andrea Marcon - 22/03/2010

 


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Come sanno coloro che frequentano questo blog, il “fenomeno” Berlusconi, che da anni occupa il 90% del dibattito politico dell'italietta, ci interessa poco o niente. La levatura del personaggio e la sua rilevanza nell'ambito dei meccanismi e dei poteri che ci governano è sostanzialmente pari a zero. Lasciamo quindi ad altri il piacere di sprecare fiumi di inchiostro e di parole per occuparsi del problema del colore della parete di una casa mentre questa, marcia alle fondamenta, sta crollando loro sulla testa.
Tuttavia, anche nella nostra ottica, un profilo di interesse nel fenomeno del berlusconismo, o meglio dell'antiberlusconismo, credo si possa cogliere. Che l'uomo raccolga antipatie tanto diffuse quanto profonde è un fatto notorio. C'è chi dice, a seconda della fazione alla quale si è iscritto, che si tratta di invidia e chi invece parla di legittima avversione nei confronti di un grave pericolo per la democrazia o quantomeno il civile confronto politico.
In quest'ultima posizione comincia ad intravedersi un barlume di verità, ma non nel senso che vorrebbero i sostenitori di siffatta tesi. Forse, partendo da un simile assunto, emerge il tratto saliente di buona parte dell'antiberlusconismo: il Cavaliere ha l'imperdonabile colpa (per noi il merito, per quanto del tutto involontario) di gridare a tutti che il re è nudo. Quello che molti dei suoi detrattori non sopportano, cioè, è che Berlusconi mostra sfacciatamente a tutti che la nostra democrazia è una farsa. Il suo disprezzo per principi basilari del Sistema come la divisione dei poteri e l'uguaglianza davanti alla legge o anche solo la sua demolizione di ogni formalità ed etichetta non è insopportabile perchè distrugge le fondamenta democratiche, ma perchè dimostra che esse sono in realtà solo delle macerie e degli specchietti per le allodole. Un uomo come Andreotti, autore di innumerevoli nefandezze politiche spesso rilevanti anche in sede penale, non ha mai suscitato lo stesso disprezzo del Cavaliere. Come si dice di tutti i democristiani, “loro almeno avevano un minimo di senso dello Stato”. E' vero, “loro” non si sono mai sognati di accusare la magistratura che li incriminava di complotto o di promulgare una legge che li mettesse al riparo dalla giustizia. Sì, si può chiamare questo “senso dello Stato”. Ma si può chiamare anche ipocrita ed intelligente capacità di non far crollare la maschera a copertura dell'inganno.
Il controllo dell'economia sulla politica, la privazione della sovranità monetaria (ad appannaggio delle banche centrali) e persino di quella territoriale (leggasi dominazione americana) sono solo alcuni degli innumerevoli dati che dimostrano che anche nel nostro Paese i princìpi teorici della democrazia non esistevano già prima di Berlusconi. Lo sanno bene anche molti dei suoi avversari, ma ciò nondimeno – anzi, proprio per questo – per loro il Cavaliere è il demonio. Lo è perchè non gli permette più di far finta di niente, di cullarsi nell'illusione ipocrita e artificiosa di vivere in un Sistema fedele e coerente con i suoi principi. Il fatto che invece li calpesti da sempre non gli interessa davvero: l'importante è che non ci sia qualcuno che glielo ricordi di continuo.