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Eolico contro nucleare: avvisaglie del match del secolo

di Bruno Picozzi - 12/04/2010



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ECOLOGIA. L’energia pulita che viene dal vento conquista posizioni su posizioni nella ricerca e nelle applicazioni. Nel 2009 la Repubblica popolare cinese ha ad esempio più che raddoppiato la sua capacità eolica nazionale. Anche l’India si avvia a fare grandi investimenti in questo settore. Il primato spetta però a Stati Uniti e Germania. Restano indietro nella classifica Australia, Giappone e l’intera America Latina.

Eolico contro nucleare, allo stato attuale delle politiche energetiche sembra essere questo il match del secolo. Il vento è una risorsa infinita, benché discontinua, e le macchine che ne catturano la forza sono appariscenti ma ad impatto zero o quasi sull’ambiente circostante. La fissione nucleare è figlia della guerra e della grande industria, alloggia in centrali dall’aspetto immacolato ma è una gigantesca divoratrice di acqua per raffreddamento. Piaccia o no, il nucleare crescerà. Oltre 50 nuovi reattori sono in costruzione, da sommarsi ai 436 già operativi in 31 nazioni. Secondo le previsioni dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica, il contributo globale del nucleare passerà dai 372 GW del 2008 ad un minimo di 473 GW nel 2030.
 
C’è chi auspica oltre 700 GW grazie ai reattori “di terza generazione” che, a fronte di investimenti titanici, produrranno comunque scorie e incidenti a ripetizione come avviene oggi. Sull’altra sponda della ricerca scientifica si sviluppano invece le tecnologie per imbrigliare la forza del vento. Secondo i dati pubblicati nelle scorse settimane, durante il 2009 le turbine eoliche, i mulini del terzo millennio, hanno regalato al pianeta 37,5 GW di nuova capacità energetica, con un tasso di crescita globale pari al 31,7 per cento. E altri 44 GW saranno installati nell’anno in corso. Secondo la World wind energy association (Wwea) il totale di capacità eolica installata su tutto il pianeta all’inizio del 2010 contava 159 GW, traducibili in 340 miliardi di kWh in un anno.
 
Una quantità in grado di soddisfare il fabbisogno della settima economia industrializzata al mondo: l’Italia. Carro trainante della corsa alla cattura del vento è la Cina, prova provata che la dipendenza dalle tecnologie inquinanti è oggi solo una questione di scelte politiche e di visione del futuro. Nel 2009 la Repubblica popolare cinese ha più che raddoppiato la sua capacità eolica nazionale, moninstallando turbine per un totale di 13mila MW, o 13 GW se si preferisce. Quale che sia il prefisso matematico, si tratta comunque del 30 per cento in più di quanto fatto nell’intera Europa. Debole sui diritti umani e sulle libertà individuali, il governo di Pechino sta mostrando grandi capacità di pianificazione in campo economico, grazie a una struttura industriale, una disponibilità di maestranze e un sistema politico tali da assicurare il rapido posizionamento verso qualsiasi obiettivo. La “Terra di mezzo” deve fare i conti con il rapidissimo sviluppo dell’economia e con i bisogni di una popolazione immensa che conta un sesto dell’umanità.
 
Questo si traduce in una fame insaziabile di energia alla quale le autorità hanno risposto con una strategia di attacco ad ampio raggio. Dighe immense per l’idroelettrico, carbone a valanghe e addirittura 100 nuove centrali nucleari. Ma anche investimenti senza pari nelle rinnovabili del futuro, eolico anzitutto. La prima fattoria eolica  sperimentale in Cina vide la luce nel 1986, finanziata da prestiti stranieri e costruita da aziende occidentali. Nel 1994 il governo decise di sviluppare questa fonte pulita e mise a punto una rete di sinergie e un sistema di finanziamento adatti allo scopo, cosicché nel 2007 erano già 40 le compagnie cinesi impegnate nell’industria del vento. La crescita del settore è diventata presto esponenziale con un gioco al raddoppio che dura ormai da cinque anni consecutivi. 2.599 MW di capacità totale installata nel 2006. 5.906 MW alla fine del 2007 e quinto posto nella graduatoria mondiale. 12.210 MW nel 2008 e quarto posto al mondo.
 
Risultati da capogiro A fine 2009 la capacità totale del Paese ha superato i 25 GW e ormai davanti ci sono solo gli Usa e la Germania, i pionieri del settore. L’industria nazionale dell’eolico garantisce ormai l’installazione di oltre 10 GW all’anno e a fine 2010 Pechino conquisterà la palma di leader mon diale. Niente male per un Paese in via di sviluppo. E a parere degli esperti questo è solo l’inizio perché «la vera crescita ancora deve avvenire». Il Creia, Associazione dell’industria delle energie rinnovabili in Cina, pronostica una capacità installata di 50 GW entro il 2015. Secondo il World Resources Institute, si potrebbe arrivare addirittura a 150 GW entro il 2020, ossia cinque volte la capacità attuale degli Usa. Altri si spingono fino a prevedere 250 GW nei prossimi dieci anni. Di certo un’esagerazione anche se, nel lungo periodo, ricerche condotte dal governo mostrano che con le attuali tecnologie sarebbero possibili 1.000 GW di eolico su terra e 300 GW off-shore. L’altro gigante demografico, l’India, ha fatto ugualmente bene negli ultimi tempi, raggiungendo la capacità complessiva di quasi 11 GW.
 
Purtroppo lo sviluppo dell’eolico nel subcontinente asiatico è in forte rallentamento e la Wwea prevede una «crescita modesta» nel breve periodo. Probabilmente a causa degli accordi di cooperazione nucleare firmati negli scorsi due anni con Washington e Parigi e di quelli recentissimi con Mosca. Le aziende statunitensi, francesi e russe potranno costruire altre centrali atomiche in aggiunta alle 22 già operative sul suolo indiano e gli investimenti sul potere del vento decrescono. Questione di mercato. Il nuovo corso di Obama basato sulla green economy è stato salutato da poco meno di 10 GW di nuove installazioni, che hanno portato a 35 GW la capacità eolica totale degli Usa. Una leadership mondiale che non resisterà a lungo ma che affida già oggi all’energia pulita del vento i bisogni di circa 7 milioni di famiglie. Bisogna tuttavia ricordare che quasi il 20 per cento di tutta l’elettricità consumata negli Usa, oltre 800 miliardi di kWh annui, proviene dai 104 reattori nucleari costruiti fino agli anni Ottanta.
 
E proprio il “verde” Obama, dopo trent’anni di moratoria, ha annunciato la costruzione di due nuovi reattori per un costo stimato pari a 14,5 miliardi di dollari. In Europa abbiamo installato l’anno scorso nuove turbine eoliche per complessivi 10 GW, portando a 76,2 GW la capacità totale dell’intero continente. 74,8 GW solo nell’Ue. La Germania, a lungo leader mondiale del settore, ha installato 2 GW per un totale di 25,8 GW di capacità totale. Meglio ha fatto la Spagna con 2,5 GW nel 2009 e 19,1 GW di capacità totale. Seguono l’Italia, che totalizza 4,9 GW, e la Francia con 4,5 GW. Nel Regno Unito, dove le fattorie eoliche già garantiscono 4 GW di capacità, il governo ha deciso di investire massicciamente sulle fattorie off-shore per bypassare le critiche dei tradizionalisti del paesaggio. Londra ha facilmente preso la leadership del settore, con 688 MW installati a fine 2009.
 
In Africa solo Egitto e Marocco posseggono impianti significativi e continuano a investire per catturare la forza del vento. Ma allo stesso tempo stringono accordi con la francese Areva per garantirsi il potere dell’uranio. Latitano invece Paesi dalle grandi potenzialità, come Australia e Giappone, e l’intera America Latina. In questi anni di crisi l’eolico si è dimostrato uno dei settori più dinamici per l’offerta di lavoro, con 550mila persone impiegate in tutto il mondo a fine 2009. Secondo la Wwea, «per la fine del 2010 si prevedono fino a 670mila addetti e nel 2012 il numero di lavoratori potrebbe raggiungere il milione».
 
Anche la ricerca sta facendo passi da gigante. Le maxi-turbine di oggi sono giganti di 198 metri con la capacità di 7 MW. 11 macchine di questo tipo sono state installate pochi mesi fa in Belgio al costo di 6,2 milioni di euro e produrranno 187 milioni di kWh all’anno. Ma già una compagnia norvegese ha messo in cantiere torri da 10 MW, galleggianti, con impatto zero sull’ambiente sottomarino. Altri programmi stanno lavorando sull’efficienza, sfruttando con successo le tecnologie dei temibili elicotteri Blackhawk e dei motori jet. L’eolico è una promessa che potrà essere mantenuta solo se la politica saprà garantire continuità al flusso di finanziamenti. Dirottare risorse verso il nucleare delle megaindustrie significherà distruggere sul nascere il sogno di un’energia veramente pulita e alla portata di tutti, senza guerre né monopoli. Nel match tra il vento e l’uranio, il ruolo di tutti noi è quello raccontato da un proverbio africano: “Se uno sogna è solo un sogno, se molti sognano è il principio della realtà”.