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Delta del Niger, il programma di disarmo fallisce sul nascere

di Romina Arena - 05/05/2010


Le autorità di Abuja hanno messo a punto un programma per il disarmo e la riabilitazione dei guerriglieri del Delta del Niger. Un progetto votato al fallimento e troppo sbilanciato verso le attività di disarmo a scapito di una progettualità che permetta il reinserimento degli irregolari nella società.


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E' stato messo a punto un programma per il disarmo e la riabilitazione dei guerriglieri del Delta del Niger
Nel quadro del programma di amnistia per il disarmo e la riabilitazione dei ribelli del Delta del Niger, il Governo ha promesso a questi ultimi una pensione, l’accesso al microcredito e corsi di formazione professionale. Pur riconoscendo il netto calo degli episodi di violenza e dei sabotaggi alle condutture di greggio; pur essendo diminuito il volume delle armi in circolazione, tuttavia si registra un sostanziale mantenimento della statistica per quanto riguarda i fenomeni di criminalità legati al furto di petrolio.

Il programma di amnistia prevedrebbe che i miliziani dei gruppi ribelli depongano armi nei centri di raccolta appositamente costituiti, che si iscrivano ad un corso di formazione professionale, ricevendo così 439 dollari a testa, prima di poter essere reintegrati nella vita civile. Il programma, tuttavia, presenta alcune difficoltà non irrilevanti.

Secondo l’agenzia stampa umanitaria dell’Onu, IRIN, l’errore del Governo è stato quello di generare un programma sbilanciato troppo verso il disarmo e la smobilitazione dei ribelli a scapito di una programmazione organica e razionale che permettesse a questi ultimi di essere riabilitati e reinseriti nel contesto sociale e civile del loro Paese.

L'amnistia per i guerriglieri del Mend e di altri gruppi autonomisti del Delta del Niger è stata voluta del presidente della Nigeria Umaru Yar'Adua nel luglio 2009, a seguito di una rapida e cruenta escalation di violenze innescatasi tra il 2006 e il 2009 per quella che avrebbe dovuto essere una guerra lampo lanciata dall'esercito nigeriano e che invece si è trasformata in una guerra di trincea impantanatasi nelle paludi del Delta.

Una guerra che guarda poco agli interessi della gente e molto di più a preservare e tutelare le grandi multinazionali che traggono grandi profitti dall’estrazione del petrolio.

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Facendo un pò di analisi storica si appura che la rivolta del Delta ha ragioni soprattutto economiche
Facendo un pò di analisi storica, infatti, si appura che la rivolta del Delta ha ragioni soprattutto economiche. Le comunità che vivono in quei territori non hanno benefici dalla presenza delle multinazionali petrolifere anzi subiscono le conseguenze provenienti, in termini di impatto ambientale e sulle loro stesse condizioni fisiche, tanto dalle attività estrattive del petrolio quanto dalle esalazioni del gas bruciato all'aria aperta.

Pare che il governo centrale di Abuja abbia approntato delle misure per assicurare che una parte maggiore dei profitti del petrolio sia investita nello sviluppo economico degli Stati del Delta. Il 21 aprile il presidente ad interim della Nigeria, Goodluck Jonathan, ha adottato una proposta di legge secondo la quale le imprese nazionali hanno priorità assoluta nell’ottenere la concessione delle aree petrolifere. La stessa proposta esige poi che le società straniere assumano più lavoratori locali.

A proposito, nell’aprile di quest’anno le autorità dello Stato del Delta hanno adottato un budget di 2,2 miliardi di dollari, il 63% del quale sarà assegnato alla costruzione di infrastrutture negli Stati colpiti dalla guerra. Stessa cosa è stata affermata dal governatore dello Stato di Bayelsa, il cui bilancio di 1,28 miliardi di dollari comprende la ricostruzione delle strade di accesso alla costa, il sostegno ai centri per i giovani e la ricostruzione dei centri sanitari.

Come si nota, nel quadro dell’ampio programma previsto dal governo centrale di Abuja molto spazio è dedicato alla ricostruzione del Paese ed al processo di disarmo dei ribelli mentre scarsa attenzione è stata posta, come si è detto, ai programmi di riabilitazione e reintegrazione.

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Il Governo aveva previsto l’iscrizione al programma di 10000 ex guerriglieri, ma a presentarsi sono stati circa 17500
Lo prova il fatto che il Governo aveva previsto l’iscrizione al programma di 10000 ex guerriglieri, ma a presentarsi sono stati circa 17500, poiché visto che ai veri ribelli si sono aggiunti giovani disoccupati, criminali e militanti di gruppi armati specializzati in rapimenti e razzie.

Di più, nonostante un numero così alto di iscritti rispetto alle previsioni, le armi depositate sono state soltanto 2700: un numero infinitamente inferiore rispetto al volume stimato dell’arsenale in possesso ai guerriglieri.

Dall’altro lato ci sono però anche le lamentele di coloro che hanno preso sul serio il programma di amnistia. Si denuncia infatti il ritardo nei pagamenti mensili e l’inadeguatezza dei centri preposti ai corsi di formazione professionale. Una denuncia a cui da più parti hanno visto legate le due bombe rivendicate dai rivoluzionari del Mend e piazzate nella città di Warri, fuori dall’edificio in cui le autorità vorrebbero mettere a punto il programma di amnistia.

Alle bombe potrebbe però essere data un’interpretazione diversa, ovvero dissuadere le autorità nigeriane dall’applicare il programma di amnistia che per le guerriglie significherebbe un indesiderato sfoltimento della propria manovalanza.