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Le misure difensive sono utili, ma non sufficienti

di Mario Lettieri e Paolo Raimondi - 12/05/2010

 

È proprio vero che bisogna fare di necessità virtù. Finalmente l'Europa, nelle drammatiche riunioni della Commissione Europea, della Bce e dei 27 ministri dell'Ecofin, ha deciso l'emissione di euro bond per costruire un «fondo salva stati». Noi, e in verità anche il ministro Giulio Tremonti, lo abbiamo sempre sostenuto. Non per far fronte alle emergenze, ma per sostenere lo sviluppo.

Comunque, le necessitate decisioni sono utili, ma non sufficienti. Non bastano, perchè sono solo misure difensive. Occorrerebbe, invece, adottare subito misure di attacco duro e preciso contro la speculazione. Bisogna bloccare il perverso meccanismo dell'attuale sistema finanziario.

L'attacco speculativo della settimana scorsa ha fatto crollare l'euro del 5% con perdite di ben 440 miliardi di euro nelle borse europee. È evidente che, senza l'introduzione di nuove più stringenti regole, la stessa liquidità immessa dagli stati e dalle banche centrali per il salvataggio del sistema bancario, ha di fatto rinvigorito gli hedge fund e le banche e le loro attività speculative più aggressive.

I governi, in verità, hanno finora tenuto un atteggiamento ambiguo. Da un lato hanno reagito «istericamente» di fronte alle eruzioni vulcaniche della crisi sistemica, mettendo mano alla cassa e dall'altro mostrando una inaccettabile debolezza nei confronti del mondo finanziario e della sua ideologia. Noi riteniamo che questa miscela di contraddizioni vada superata da parte soprattutto dell'Europa, se vuole salvare se stessa e avviare con l'America di Barack Obama una nuova Bretton Woods.

In questo contesto è assai utile la lettura dei resoconti della «commissione di indagine su Wall Street e la crisi finanziaria”»del Senato Usa, guidata dal democratico Carl Levin e dal repubblicano Tom Coburn.

La commissione ha spiegato come le grandi banche di investimento, a partire dalla Goldman Sachs, si siano «specializzate nei meccanismi di invenzione di strumenti finanziari sintetici».

In un mercato normale gli asset commerciabili con un valore reale sottostante sono in quantità finite. Esiste cioè un certo numero di case o di azioni o di barili di petrolio su cui investire. Il «prodotto finanziario sintetico», invece, non ha un asset reale, per cui il suo numero è potenzialmente illimitato. Sono diventati pure scommesse fatte da operatori che non hanno alcun interesse ai sottostanti asset di riferimento. In pratica, «sono diventati delle fiches di un casinò gigantesco».

Tra i «titoli sintetici» vi sono prodotti finanziari strutturati, quali i Residential mortgage backed securities (Rmbs), che, come in un paniere, raccolgono un gran numero di differenti ipoteche immobiliari. Essi vengono suddivisi in tranches, che sono dei contenitori di flussi finanziari, pagamenti di rate, interessi, ecc, di vario rischio e qualità. Su di esse sono emessi nuovi titoli. Successivamente differenti Rmbs vengono raccolti e strutturati in altri derivati chiamati Cdo (collateralized debt obligations).

La commissione del senato Usa ha anche documentato che le agenzie di rating, a cominciare dalle due più importanti, la Standard & Poor's e la Moody's, hanno consapevolmente sostenuto questo processo fornendo «bollini di qualità» AAA a simili prodotti finanziari per convincere i potenziali compratori, non solo gli investitori istituzionali ma anche i semplici risparmiatori.

In merito, il senatore Levin ha detto in sede di Commissione che il 91% degli Rmbs emessi nel 2007 e il 93% di quelli emessi nel 2006, tutti valutati con la tripla A, oggi non sono altro che junk, spazzatura. In pratica il gioco delle irrealistiche super valutazioni e quello successivo dei ribassi «pilotati» favoriscono gli speculatori e, quando raggiungono complessivamente dimensioni enormi, fanno esplodere il sistema. «Se dovessi identificare un evento scatenante della crisi finanziaria del 2008 - ha aggiunto - indicherei senza esitazione l'abbassamento di massa dei rating fatto dalle agenzie nel luglio 2007». Inoltre, facendo riferimento alle speculazioni al ribasso della Goldman Sachs contro gli stessi Cdo, pieni di ipoteche ad altissimo rischio, da lei precedentemente impachettati e immessi sul mercato, il senatore ha dimostrato che il 53% di tutte le posizioni di rischio sottoscritte dalla GS nel 2007 erano short, cioè al ribasso.

Perciò parlare oggi dei debiti sovrani come se fossero «il problema» è fuorviante. Si rischia di fare il gioco della speculazione. I bilanci dovranno essere sicuramente messi sotto controllo, ma adesso occorre prendere subito le misure necessarie per bloccare i «prodotti finanziari sintetici» e introdurre nuove regole.

L'Europa e gli Usa dovrebbero ad esempio ristabilire i principi del Glass-Steagall Act del 1933 che, separando la banche commerciali da quelle di investimento, proibiva di fatto anche l'emissione di titoli rischiosi e speculativi come quelli menzionati. Si potrebbe anche richiedere che da oggi in poi chi volesse concludere delle operazioni finanziarie dovrebbe dimostrare di avere la capacità patrimoniale di sostenerle e depositare una significativa parte in garanzia. La speculazione va fermata mettendo in campo l'autorità degli stati.

E comunque sarebbe ora che i governi europei invitassero le chiacchierate agenzie di rating a zittire.