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Italia "Senz'anima"

di Massimo Fini - Cristiano Sanna - 19/05/2010

Fonte: spettacoli.tiscali

 
 


Anche l'Italia ha la sua bruttina trionfatrice: la Masola come Susan Boyle"Molto più di un gioco", trent'anni di calcio dietro alle sbarre dell'apartheid"Cracks", l'esordio di Jordan Scott in un college tra passione e delittoMassimo Fini spiega trent'anni di mutazioni di un'Italia diventata Quando è stato che abbiamo cominciato a perdere l'anima? In quale momento noi italiani abbiamo smarrito la memoria della nostra cultura e il senso comunitario per diventare una Paese "intimamente corrotto, come sempre anarchico ma senza più essere divertente, privo di regole condivise, di principi, di valori. Di identità"?

Massimo Fini, scrittore e giornalista, se lo chiede da tempo e si prende la libertà di chi non è padrone di nulla e nel contempo schiavo di nessuno, di tracciare un profilo ad ampio raggio del Belpaese dal volto mutato. Nel suo libro Senz' anima - Italia 1980-2010 (edito da Chiarelettere) sono raccolti quasi trent'anni di interventi giornalistici sulla crisi della partitocrazia, il comportamento della classe dirigente, la trasformazione antropologica degli italiani e il conflitto dei poteri dello Stato attorno ed oltre all'esperienza di Tangentopoli. Per arrivare all'era Berlusconi e a ciò che siamo oggi. Senza dimenticarsi di riservare una sezione del libro ad una serie di ritratti al vetriolo di personaggi del nostro tempo: da Francesco Cossiga a Giorgio Napolitano, da Magdi Allam a Bettino Craxi, fino ad Antonio Ricci e Oriana Fallaci.Fini, secondo quanto scrive esiste una data spartiacque per la storia d'Italia: il 1968 con i primi segnali delle contraddizioni del boom economico che cominciavano a travolgere il nostro Paese. E' lì che abbiamo cominciato a perdere l'anima?

"Direi proprio di sì. E' in quell'anno che la grazia, la specificità culturale, l'intima dignità degli italiani è svaporata sotto i colpi della modernizzazione sempre più frenetica e obbediente al volere del capitale. Io sono un antimodernista, il che non vuol dire rinunciare ad essere attuali. E' l'ondata della tecnologia imperante, in voga a ritmi forsennati da due secoli e mezzo, ad andare esaurendosi. Obbedisce soltanto alla spinta del profitto multinazionale, non alle reali necessità dell'uomo. Prendiamo la televisione: avrà favorito la diffusione dell'italiano parlato, ma per altri versi ha deculturalizzato questo Paese. Con il beneplacito di una classe politica di rara incapacità nel disegnare il futuro".

Dove sono mancati, storicamente, i politici di casa nostra?

"Sorvoliamo per il momento i desolanti dettagli di corruzione, lobbismo spinto e oligopolio familiarista, tipicamente italiani. Una delle maggiori colpe dei nostri politici è stata quella di non aver saputo guidare in modo razionale, che evitasse traumi irrimediabili, l'impatto della modernizzazione. A cominciare dal paesaggio. I beni naturali dell'Italia, adorata da pensatori, intellettuali, ricchi turisti del resto del mondo che venivano a svernare qui attirati dalla semplice compostezza e dalla gradevolezza della gente, dal patrimonio di cultura e storia, sono stati devastati nel disinteresse generale. Cosa ne è oggi delle coste liguri, del golfo di Napoli, ridotti a grigio ammasso di cemento e a mare che dall'azzurro mediterrano è passato ad uno sconcertante marrone? Nel disordine urbanistico e nella scomparsa di tanta bellezza naturale, noi italiani abbiamo perso compostezza e freschezza e siamo diventati cupi, di una volgarità insopportabile. Schiavi della continua ostentazione di beni materiali e marchi sempre più grandi sui nostri abiti. Sembra un secolo fa quando la Rai, nel 1960, riprese i funerali di Fausto Coppi: un mito veniva celebrato dalla gente comune, vestita in modo sobrio e semplice, con una compostezza oggi sconosciuta alla società educata dalla tv a berciare, frignare e digrignare i denti in diretta".

Si stava meglio quando si stava peggio, insomma.

"Con le dovute cautele, ma dico sì. Oggi la parola onestà fa sbellicare dalle risate l'italia dei fubastri e dei criminali. Ci dimentichiamo che nella cultura contadina e della prima borghesia la stretta di mano e la parola data valevano più di mille carte depositate in tribunale, perché si sentiva il peso dell'emarginazione sociale nel caso in cui si fosse tradita la fiducia altrui. Oggi l'onesto è un cretino, soprattutto nel nostro Paese".

Nel suo libro si trova una picconata ai tentativi di revisionismo circa la figura di Craxi.

"E' stato lo stesso Craxi a delegittimare la propria figura di capo del governo fuggendo di fronte al confronto con i giudici. Prima grande corruttore, poi grande svicolatore, come furono il re, Badoglio o il Duce al momento della resa dei conti. Almeno i vecchi Dc come Andreotti e Forlani, anche loro implicati in trame tutt'altro che limpide, non si sono volatilizzati quando si avvicinava l'ombra del tribunale. Un grande statista non svilisce mai la dignità delle istituzioni, perchè sono prima di tutto le sue istituzioni. Non è un caso che dal modo di fare craxiano derivi quello di Berlusconi".

Una corposa parte di Senz' anima è dedicata alla stagione di Tangentopoli. Fu uso strumentale e politico della magistratura o resta una delle più importanti imprese giudiziarie mai condotte nel nostro Paese?

"Come si fa a sminuire l'importanza di un tentativo epocale di inchiodare la partitocrazia alle proprie responsabilità, svelandone il lato oscuro criminoso sempre più preponderante? Il problema è che in questo Paese senz'anima e senza memoria, dopo due anni di euforia è cominciata una capillare operazione di delegittimazione della magistratura, funzionale ad un potere sempre più ubriaco di se stesso e irresponsabile. Delegittimare: vedi quante volte questa parola sta tornando nella nostra conversazione? Così si arretra fino ad un feudalesimo dove aristocrazie mascherate vorrebbero obbedire ad un codice di diritto a parte, confezionato su misura. Che è costante negli scandali di oggi, compresa la vicenda dell'inchiesta Grandi eventi, con le case dell'ex ministro Scajola e di altri personaggi acquistate al di fuori di ogni regola".

Alla voce stroncature colpiscono i pareri molto severi su Napolitano, Cossiga, Scalfari e Antonio Ricci, quest'ultimo inventore di una certa forma di tv italiana di grande successo.

"Cossiga è stato devastante. Il presidente della Repubblica dovrebbe essere imparziale per definizione, lui non solo continuava a fare politica, ma lo faceva a favore delle vecchie oligarchie corrotte democristiana e socialista. Tra minacce, insulti e tic personali inaccettabili per chi ricopre tale incarico istituzionale. Di Napolitano che dire? Anche all'interno del partito comunista non mi ricordo una sua sola affermazione o presa di posizione degna di nota. Come capo dello Stato è una sorta di Re Travicello, di figura di cartapesta, del tutto priva di argomenti nel contrastare la pioggia di leggi criminali che stanno avvelenando il Paese. Come lo fu il re ai tempi del fascismo. Eugenio Scalfari è stato un abilissimo imprenditore nel campo dell'editoria, con scoperte ambizioni politiche. Ma è con Scalfari che nasce la figura di intellettuale lesto a cambiare idea secondo convenienza, senza peraltro mai dichiararlo scopertamente. Se consideriamo che buona parte dell'intellighenzia di sinistra è passata per le pagine della sua Repubblica, possiamo ben renderci conto del danno fatto. A proposito di Ricci: è facile fare la ruota da pavone sui servizi impietosi di Striscia la Notizia a proposito delle truffe di Vanna Marchi, senza poi andare a pestare i calli del proprio ingombrante padrone. Così Ricci è diventato la perfetta foglia di fico del berlusconismo".

Senz' anima si apre con una descrizione magistrale dello spazio urbano di Milano Due e dei comportamenti dei suoi abitanti. Non a caso è da lì che è partita la fortuna di Berlusconi ed è quel modello antropologico ad essersi diffuso in tutta l'Italia. Lei parla di ipermodernità. E' questo il termine che definisce l'Italia senza identità del 2010?

"Sì. Berlusconi si rivolge ad un ceto medio prono al dio denaro, assetato di status symbol, che frequenta palestre vip, esibisce macchinoni e poi non paga il bollo, l'iscrizione alla palestra e mangia minestrina tra le blindatissime mura domestiche. Per lui il liberismo non è una ideologia ma un puro meccanismo, un fare per fare. Senza preoccuparsi del futuro. Dov'è Berlusconi? Vive nell'etere, è apparentemente ovunque e non si ferma mai per non doversi guardare allo specchio. La sua sinistra fortuna è questa, ma non è certo la fortuna di un Paese che allo specchio dovrebbe riprendere a guardarsi per fare i conti con se stessa, e con urgenza".