Ci sopportiamo sempre meno, e con sempre maggior fatica. Dopo le coppie free child, libere da figli (di cui questa rubrica s’è occupata tempo fa), ecco ora crescere quelle Living apart together (LAT), che cioè stanno insieme, ma in case diverse, ognuno per conto proprio. Una categoria in sviluppo, che comprende storie molto diverse. Unite da una comune preoccupazione: salvaguardare i propri spazi personali, le proprie abitudini, senza però rinunciare a una relazione affettiva stabile.
I Lat uniscono tipologie, caratteri, età, molto differenti tra loro. Si formano in modo particolarmente frequente nella seconda metà della vita, tra persone che hanno già avuto altri matrimoni o unioni, e che hanno sperimentato la difficoltà di far convivere a lungo l’affetto con abitudini, stili di vita, e gusti diversi.
Magari uno preferisce andare a letto presto e l’altro tardi; uno impazzisce per le partite e l’altra per i film d’amore; uno russa e l’altro non sopporta; uno (di solito lui) si alza spesso per andare in bagno, e l’altra ha il sonno leggero, e si sveglia. Cose che ci sono sempre state, e magari una volta erano oggetto di affettuose prese in giro; ma anche di scenate, sbuffi, malumori.
Oggi invece, queste sagge (e un po’ egoiste) coppie Lat, invece di farsi sangue cattivo, oppure bonariamente sopportare, risolvono il problema in un altro modo.
Dopo aver identificato quali siano le compatibilità e incompatibilità della coppia, le prime vengono condivise in momenti quotidiani e periodi comuni (qualche vacanza ad esempio), e le seconde ognuno se le gode a casa propria, magari con amici dagli stessi gusti. Così si litiga meno, e ci si diverte di più.
L’Eros è più libero, perché non gravato da altri dissidi e vendette. È libero anche di non esserci affatto: molte di queste coppie (spesso anche sposate fra di loro) decidono che non è quello il punto forte della relazione, e la riempiono con altro: amicizia, solidarietà, vita sociale, ma niente sesso (almeno all’interno della coppia).
Un universo sconosciuto, in Italia, quello delle coppie ”insieme ma separate”: i media non ne parlano, le statistiche non le notano; fanno parte del “sommerso” sentimentale del Paese. Eppure ci sono da un bel po’ di tempo; hanno fatto qualche comparsa nel cinema (Mastroianni era un tipo Lat, sempre innamorato ma anche molto per conto suo), e nei romanzi, ma sfuggono all’indagine sociologica e di costume. Forse perché diverse dalla famiglia tradizionale, e, nella loro sete di autonomia, non interessate ai riconoscimenti invocati dalle famiglie “di fatto” e dai loro difensori politici.
Basso profilo, scarsa notorietà, immagine zero, i Lat vogliono farsi gli affari propri, facendo soffrire il meno possibile gli altri. Tra i quali i figli, spesso importanti.
A volte è per non “disturbare” i figli di un precedente matrimonio che lei, o lui, decidono di stare insieme sì, ma per conto proprio. Senza imporre loro una nuova figura genitoriale di cui i ragazzi non sentono il bisogno.
D’altra parte, nei matrimoni sfociati in uno stare “insieme, ma per conto proprio”, il desiderio di figli, magari dieci anni dopo, è una delle poche tensioni problematiche. Li vorrebbero, magari anche in adozione se lei non è più fertile, ma questa volta si pongono il problema della “diversità” della loro condizione. E a volte rimandano.
Forse perché questo bambino che cresce sarebbe l’unico elemento davvero imprevisto nella loro (per il resto piuttosto controllata) esistenza. Finalmente un rischio, un grido, una protesta, una minestra rovesciata! Tutta salute, anche per la saluberrima coppia Lat.