Solo gli hedge fund sul banco degli imputati?
di Moreno Pasquinelli - 23/05/2010
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«C’è da dubitare che il tentativo protezionistico tedesco vada a buon fine. Le barriere anti-speculative adottate rischiano di essere travolte come un fuscello dalla piena in arrivo, poiché, appunto, la “speculazione” non è una patologia momentanea, una alterazione maligna di un corpo sano, quanto invece il modus essendi e operandi del sistema capitalistico occidentale giunto al suo estremo grado di bulimia. Qui sta il busillis: siamo in presenza di sistema segnato dalla tendenza compulsiva a fare profitti senza però creare plusvalore, ovvero della metastasi per cui la sfera finanziario-creditizia, cresciuta in misura abnorme, non è più un supporto alla creazione di plusvalore, ma un gigantesco parassita che succhia plusvalore alla sfera produttiva per ingrassare quella improduttiva. Il tardo-capitalismo portava in seno un mostro che ora lo sta divorando dall’interno». Le borse hanno accolto in maniera minacciosa la decisione tedesca di vietare, a partire dalla mezzanotte del 19 maggio al 31 marzo 2011 le cosiddette “short selling” (vendite allo scoperto o a nudo) sulle obbligazioni pubbliche, i Cds (Credit default swap) e le azioni di dieci grandi gruppi finanziari (bancari e assicurativi) tedeschi. (1) La notizia ha causato il secondo crollo borsistico in una settimana: 144 Mld di euro bruciati nella seduta del 19 maggio seguita all’annuncio della Merkel.
Anche in questo caso l’Unione europea ha dimostrato di essere una “tigre di carta”, un gigante dai piedi di argilla. Quella presa dal governo tedesco, condannata come “mossa folle” dai trader degli Hedge fund colpiti al cuore, doveva infatti essere adottata da tutta l’Eurozona. I giornali del 19 maggio davano infatti per scontato che l’embargo ai danni degli “speculatori” sarebbe stato adottato dal vertice Ecofin (l'insieme dei Ministri dell'Economia e delle Finanze dei 27 stati membri della Unione europea riuniti in seno al Consiglio) riuniti a Bruxelles.
La “vendita allo scoperto” è in effetti un derivato, una delle armi, se non di distruzione di massa, certamente più letali preferite da quella che convenzionalmente si chiama “speculazione finanziaria”. Più sotto una scheda quanto mai precisa, ed è bene, non fosse che per capire come funzioni il turbo-capitalismo (quello che noi chiamiamo meta-capitalismo, nel senso duplice di un sistema che sta oltre il capitalismo classico e di un sistema affetto da metastasi) che il lettore abbia la pazienza di leggerla, vincendo l’ostacolo rappresentato dai tecnicismi. (2) Provo a semplificare. Poniamo il caso che io sia uno scopertista e che preveda una fase discendente dei mercati finanziari. Il mio problema è come guadagnare nonostante il momento ribassista che fa appunto scendere i valori dei titoli o delle azioni. Ecco cosa faccio: compro dei titoli (di norma da banche o da altri intermediari finanziari) che rimborserò domani ma che sono certo di riuscire a vendere oggi. Poniamo che il costo di mercato del titolo è oggi di 100 euro. Poniamo ora due condizioni: che riesco a vendere subito il titolo a 100 euro mentre azzecco il pronostico per cui il titolo, domani, quando dovrò rimborsare il mio venditore, sarà sceso al valore di mercato di 80 euro. Essendo che dovrò rimborsare 80 euro mentre ho venduto a 100, avrò ottenuto un profitto di 20 euro. Va da sé che nel caso contrario, nel caso avessi sbagliato il pronostico e avessi piuttosto un aumento del valore di mercato del titolo, avrei una perdita. Il problema è che questo meccanismo, già mefistofelico di per sé, è diabolico per almeno altre due ragioni. Perché ad esso ricorrono potenti attori dei mercati finanziari, tra cui gli hedge fund (ma su questo torneremo), che nel caso in cui concordino le loro scorrerie, possono non solo svuotare le casse degli istituti e degli stati da cui acquistano short, ma determinare con le loro mosse a larga scala il paventato ciclo ribassista. La classica profezia che si autoavvera.
La mossa tedesca è stata presentata dalla Merkel come un attacco e una punizione per gli hedge fund speculativi cosiddetti macro-globali. Si sa di chi si sta parlando: Paulson & Co. (35 miliardi di dollari gestiti), Soros Fund (27 Mld), Sac Capital Advisors (16 Mld), Moore Capital (14 Mld), Tudor Investments (11 Mld). Ovvero la famigerata cricca americana, quella della famosa cenetta newyorhese di inizi febbraio, quando di concerto decisero di giocare, proprio usando lo strumento degli short selling, alla fine dell’Euro. Ora, che questi hedge fund predatori giochino un ruolo cruciale non vi può essere dubbio. Dopo la famosa cenetta, ovvero tra febbraio e maggio, i contratti derivati che scommettono sulla caduta dell’euro, sono diventati più di 103 mila, un record assoluto. (Financial Times del 16 maggio). Non quindi solo i cattivi hedge fund, che comunque muoverebbero nella sola Ue la cifra di 250 Mld di euro (Corriere Economia del 19 maggio), ma pure fondi pensione e banche, non solo a stelle e strisce ma pure europee, pur di fare tanti quattrini e subito, pur di sostenere i loro bilanci traballanti, nonché i grandi fondi sovrani asiatici aggiungo io, scommettono sulla fine dell’euro e dell’Unione.
La mossa della Merkel indica fino a che punto la Germania tremi, cioè fino a che punto anche a Berlino si consideri realistica la fine dell’euro. Vedremo nelle prossime settimane se la linea gotica messa su dai tedeschi, riuscirà a reggere l’urto dell’ondata speculativa. E’ lecito dubitarne. La mossa probabilmente, non è nient’altro che una manovra preventiva per contenere i danni del crollo europeo, che viene anzitutto pensata per salvare le chiappe alle banche tedesche, che sono i principali acquirenti dei titoli di stato della stessa Deutsche Bank, per non dire dei titoli greci, spagnoli, portoghesi e italiani a rischio di insolvenza che esse hanno in pancia. C’è da dubitare che il tentativo protezionistico tedesco vada a buon fine. Le barriere anti-speculative adottate rischiano di essere travolte come un fuscello dalla piena in arrivo, poiché, appunto, la “speculazione” non è una patologia momentanea, una alterazione maligna di un corpo sano, quanto invece il modus essendi e operandi del sistema capitalistico occidentale giunto al suo estremo grado di bulimia. Qui sta il busillis: siamo in presenza di sistema segnato dalla tendenza compulsiva a fare profitti senza però creare plusvalore, ovvero della metastasi per cui la sfera finanziario-creditizia, cresciuta in misura abnorme, non è più un supporto alla creazione di plusvalore, ma un gigantesco parassita che succhia plusvalore alla sfera produttiva per ingrassare quella improduttiva. Il tardo-capitalismo portava in seno un mostro che ora lo sta divorando dall’interno.
(1) Deutsche Bank, Commerzbak, Deutsche Börse, Generali Deutschland, Aareal Bank Group, Allianz, Postbank, Munich RE, MLP, Hannover rüch (2)«La vendita allo scoperto, chiamata anche short selling (o semplicemente short) oppure vendita a nudo, è un'operazione finanziaria che consiste nella vendita, effettuata nei confronti di uno o più soggetti terzi, di titoli non direttamente posseduti dal venditore. Difatti tali titoli, solitamente forniti da una banca o da un intermediario finanziario, durante lo short selling vengono istantaneamente prestati dal loro fornitore al venditore allo scoperto (chiamato anche scopertista o short seller oppure venditore a nudo) e quindi subito venduti da quest'ultimo. Pertanto la vendita allo scoperto si configura come un prestito non di denaro bensì di titoli e, come solitamente accade in quello di denaro, vi è un interesse da corrispondere al datore del prestito. L'ammontare dell'interesse da pagare cresce in relazione all'aumento della durata di questo prestito di titoli, poiché chi effettua la vendita a nudo deve, entro una certo lasso temporale, acquistare sul mercato (quindi a prezzo di mercato) i titoli rifondendoli così al prestatore: operazione tecnicamente definita ricopertura dello scoperto. Per l'acquirente lo short selling attuato dal venditore è praticamente invisibile e perciò ininfluente, sicché per il compratore non vi è differenza tra i titoli acquistati da una vendita allo scoperto o non allo scoperto. Siccome l'incasso generato dalla vendita dei titoli è antecedente rispetto al momento del loro effettivo acquisto da parte del venditore, lo short selling viene effettuato quando lo scopertista prevede che il costo della loro successiva acquisizione sul mercato (quella destinata alla ricopertura dello scoperto, cioè a rifondere il datore del prestito) sarà inferiore al prezzo precedentemente incassato (e di solito tale controvalore ricevuto viene provvisoriamente posto a garanzia sullo short fino a ricopertura eseguita). In questo caso il rendimento complessivo dell'operazione di short selling sarà risultato in profitto. Se, al contrario, il prezzo dei titoli aumenta durante il tempo del prestito, il rendimento dell'operazione sarà risultato in perdita. Per tale ragione la vendita allo scoperto si effettua principalmente quando i mercati azionari si trovano in una fase discendente, da qui il nome "short" (tr. "breve" altrimenti "mancanza", "insufficienza") poiché storicamente le fasi discendenti dei mercati finanziari hanno una durata più breve e sono meno numerose delle fasi ascendenti. Quindi la tecnica dello short viene normalmente considerata come un'operatività finanziaria di tipo prettamente speculativo e orientata verso un orizzonte temporale d'investimento di breve periodo. Per questo è generalmente sconsigliabile usare lo short selling come tecnica d'investimento di medio e lungo termine. Il titolo scende: risultato in profitto - lo short seller vende allo scoperto 1 azione della società "x": l'azione viene istantaneamente prestata dal fornitore del titolo allo short seller che subito la vende al prezzo sul mercato di 100 euro; In questo caso lo short è risultato in profitto di 20 euro, ai quali viene automaticamente sottratto l'interesse da corrispondere al datore del prestito.
- lo short seller vende allo scoperto 1 azione della società "x": l'azione viene istantaneamente prestata dal fornitore del titolo allo short seller che subito la vende al prezzo sul mercato di 100 euro; In questo caso lo short è risultato in perdita di 20 euro, ai quali viene automaticamente aggiunto l'interesse da corrispondere al datore del prestito». |