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Iraq, Allawi ha perso vincendo le elezioni?

di Waleed Ibrahim - 25/05/2010


Pur avendo vinto le elezioni irachene di marzo, con una coalizione che va al di là degli schieramenti confessionali, Iyad Allawi potrebbe finire con l'essere il grande perdente nella politica irachena, in un governo dominato dai partiti sciiti.


L'ex Primo Ministro sciita, la cui coalizione - Iraqiya – ha vinto due seggi in più del suo rivale più ravvicinato nel voto parlamentare, in parte conquistando il sostegno schiacciante della minoranza sunnita, ha spesso detto che la laicità è l'unica strada da percorrere per un Paese quasi distrutto dalla violenza confessionale.


Tuttavia, persino uno dei membri più influenti del suo blocco ammette che Allawi potrebbe andarsene a mani vuote da un nuovo governo controllato dalla coalizione per lo 'Stato di diritto', prevalentemente sciita, guidata dal Primo Ministro Nuri al Maliki, e dalla Iraqi National Alliance, che ha stretti legami con il vicino sciita – l'Iran.

"Tutti i segnali indicano che la formazione del prossimo governo avverrà su basi etniche e confessionali", dice il funzionario di Iraqiya, che parla a condizione di restare anonimo.

L'abisso fra la realtà del settarismo confessionale e l'idea di un governo laico in Iraq potrebbe aprire la porta a una maggiore ingerenza regionale, specialmente da parte dei vicini arcirivali sotto l'aspetto ideologico – l'Iran sciita e l'Arabia Saudita sunnita.
Allawi ha fatto una campagna elettorale per migliori legami con il mondo arabo e per tenere a distanza l'Iran. Secondo alcuni analisti, Tehran starebbe promuovendo attivamente un'alleanza sciita per spingere ai margini Allawi, che l'Iran considera il favorito dagli Stati Uniti.

Escluso?

La vittoria elettorale di Allawi ha basi traballanti: Iraqiya, di cui fanno parte importanti figure sunnite come il vice presidente Tariq al-Hashemi e Saleh al-Mutlaq, popolare ex deputato, ha ottenuto 91 seggi alle elezioni contro gli 89 dello 'Stato di diritto'.

Per formare un governo, un qualsiasi blocco dovrebbe mettere insieme 163 seggi in Parlamento. L'elezione dai risultati estremamente ravvicinati – l'INA, al terzo posto, ha avuto 70 seggi, e i partiti kurdi ne hanno presi circa 58 – già prometteva negoziati difficili per la maggioranza necessaria.

'Stato di diritto' e INA, un tempo alleati, hanno già annunciato progetti per unificarsi in Parlamento, con il gruppo che ne risulterebbe forte di 159 seggi, il che rende probabile un altro governo dominato dagli sciiti, più di sette anni dopo l'invasione guidata dagli Stati Uniti che ha cacciato il sunnita Saddam Hussein.

Con i blocchi sciiti unificati e i kurdi che manifestano interesse a unirsi a loro, Iraqiya, anche se guidata dallo sciita Allawi, probabilmente sarà considerata come il blocco "sunnita" nei negoziati per formare un governo inclusivo, in cui i posti saranno distribuiti di conseguenza, dice il suo funzionario.

Questo significa che Allawi, che ha detto che una fusione tra 'Stato di diritto' e INA segnerebbe in effetti un ritorno a un governo confessionale, potrebbe essere escluso.

"L'idea che la lista di Allawi possa essere considerata nei prossimi giorni come una lista sunnita è una possibilità che potrebbe in effetti avverarsi", dice Hazim al-Nuaimi, analista politico di Baghdad.

Se un governo sciita dovesse designare alcuni ministeri e posizioni di responsabilità per i sunniti e li desse a Iraqiya, i partner sunniti di Allawi potrebbero voler non darglieli in mano perché lui è sciita.

"Le figure sunnite del suo blocco non accetteranno di dare ad Allawi nessuno dei posti che verranno assegnati alla formazione su base confessionale", dice il funzionario di Iraqiya. "Questo farà di Allawi il grande perdente e lo spingerà fuori ... a mani vuote".
 
Secondo Gala Riani, analista di Iraq a IHS Global Insight, anche se il blocco di Maliki e le alleanze kurde si sono presentate a loro volta su piattaforme confessionali, i risultati delle elezioni hanno confermato quanto siano profonde le spaccature confessionali e nazionali in Iraq.

"Sfortunatamente" – dice – "le elezioni confermano anch'esse i limiti, a questo punto, delle liste che si sono presentate con un programma politico che supera gli schieramenti confessionali".

Un governo 'confessionale'

Iraqiya insiste sul suo diritto a fare il primo tentativo di formare un governo, in quanto vincitrice delle elezioni. Ma anche il blocco di Maliki rivendica questo diritto in conseguenza della sua alleanza con l'INA – perché la loro unione creerebbe il gruppo maggioritario in Parlamento.

La Costituzione non è chiara a riguardo, e la Corte Suprema ha lasciato aperte le due possibilità.

Maliki stesso ha detto la settimana scorsa che i tentativi di formare un governo veramente nazionale sono falliti, e che il prossimo governo verrà formato su base confessionale.

"Abbiamo bisogno di un'altra legislatura per finalizzare questo principio: quello di formare e consolidare uno Stato non su basi confessionali ed etniche, ma piuttosto su basi nazionali", ha detto.

Allawi ha ammonito ripetutamente che l'Iraq potrebbe rischiare un ritorno alla violenza se i due maggiori blocchi sciiti unissero le loro forze e cercassero di escludere la sua coalizione che ha l'appoggio dei sunniti. Nel 2006-2007 l'Iraq è stato lacerato da uno spargimento di sangue confessionale che fatto decine di migliaia di morti.

"Il ritirarsi di alcuni partiti nell'approccio confessionale potrebbe spingere di nuovo il Paese nel conflitto confessionale", dice Nuaimi. "A farne le spese saranno quelli che sostengono la laicità, in particolare Allawi ... che potrebbe essere il grande perdente".

(Revisione di Jim Loney e Samia Nakhoul)

(Traduzione di Ornella Sangiovanni)