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La quinta columna

di Gianni Petrosillo - 25/05/2010



  La “quinta columna” interna agisce ancora di sponda agli americani. Si desta improvvisamente per gettare fango sul Paese e favorire l’avanzata delle armate nemiche.
Si fregia di vecchie ideologie popolari, della difesa di principi altisonanti e universali come la libertà, la democrazia, i diritti civili, la differenza di genere (ridotta a quota rosa), ma solo per trasfigurarli, pervertirli e renderli funzionali al potere straniero e al suo ordine economico, politico, sociale, culturale.
Non si può intendere diversamente la posizione assunta dai rappresentati della sinistra e dalla loro stampa dopo il richiamo che Obama ha fatto al Presidente Napolitano, volato anticipatamente a Washington per puntellare quell’asse occidentale sempre più traballante sul versante peninsulare, a causa delle “improprie” iniziative del Premier Berlusconi e dei suoi crescenti legami slavi e mediterranei.
Gli statunitensi incrementano la loro ingerenza nelle nostre questioni nazionali, ci scaricano al 72° posto della lista dei paesi con una stampa indipendente, criticano il parlamento e il sistema giudiziario, vorrebbero scrivere leggi e sentenze al posto nostro, pretendono di indicarci la strategia economica, le alleanze politiche, le frequentazioni internazionali e questi servi di sinistri, colti da riflessi pavloviani, applaudono come scimmie addomesticate i loro ammaestratori d’oltreoceano.
Ormai chiunque negli Usa si sente autorizzato a criticare il nostro Stato, si tratti di una legge, di una sentenza, di un decreto, o finanche di un codicillo. L’ultimo in ordine di tempo è stato Lanny Breuer, oscuro sottosegretario del Dipartimento penale americano, il quale, evidentemente, invece di badare ai problemi di casa sua (che sono tanti, come descritto in un rapporto cinese sulla situazione dei diritti umani negli Usa), si preoccupa di spulciare nelle faccende altrui, impensierito per un eventuale disallineamento delle forze internazionali nella lotta alla criminalità mondiale. La scusa del contenimento della mafia però non regge. Dietro c’è ben altro tanto che, a quanto pare, era stato già l’ambasciatore americano a Roma Thorne, in via riservata, a chiedere al Ministro Maroni di ritirare la legge sulle intercettazioni. Interferenze inaccettabili nella sovranità di una nazione e pressioni inusitate sui suoi rappresentanti eletti democraticamente come ci sono solo nei paesi del terzo mondo o nel giardino sudamericano dove tali episodi di indebita intrusione "padronale" si verificano spesso. Ma noi non siamo né il Messico né la Colombia.
A parti invertite sarebbe successo un quarantotto e non ci sarebbero stati lacchè di supporto, come i nostri vergognosi sinistri, i quali pur di attaccare Berlusconi lascerebbero sventrare l’Italia dal primo arrivato.
Ha detto bene Filippo Berselli, Presidente della commissione Giustizia del Senato, ci inviino pure gli emendamenti più opportuni così glieli approviamo tutti.
Eppure, non dovrebbe essere difficile comprendere le vere motivazioni che spingono l’amministrazione Usa a premere causticamente su alcuni governi europei. Da un lato c’è la crisi finanziaria che questi vogliono far pagare agli altri, dall’altra la crescita di relazioni antiegemoniche tra Est, Medioriente e Mediterraneo, con l’Italia che si trova sulla strada di queste nuove alleanze.
Basta andare a leggersi l’intervista rilasciata dal Presidente Siriano Assad e pubblicata su Repubblica di ieri. C’è una mappa geostrategica che allinea Turchia, Siria, Iran, Russia ma anche Libia, Italia, Algeria. Questa “corsia” geopolitica può mettere in crisi lo strapotere statunitense negli scenari caldi del pianeta e diventare una breccia irrimediabile nel suo dominio mondiale. E’ solo per questa ragione che gli statunitensi vogliono annichilire le istanze italiane e le sue legittime prospettive di indipendenza. Ogni pretesto è buono per ottenere tale risultato, pure una stupida legge sulle intercettazioni.