Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / Perchè la manovra sull’euro non sta funzionando?

Perchè la manovra sull’euro non sta funzionando?

di Aldo Giannuli - 25/05/2010

Fonte: aldogiannuli


Come ci si ricorderà, due settimane or sono, la Bce ed i paesi aderenti alla Ue vararono una manovra che avrebbe dovuto stroncare la manovra speculativa sull’Euro, ridandogli valore sui mercati internazionali: 700 miliardi per sostenere i titoli dei paesi in difficoltà (Grecia, Spagna, Portogallo, Irlanda e forse Italia). L’euforia dei mercati durò esattamente un giorno, lunedì 10 maggio, con un rialzo di circa 11 punti. Dal giorno seguente le borse europee ripresero l’andamento al ribasso e, con esse, anche la parità euro-dollaro riprese la parabola discendente.  Nel linguaggio tecnico, si era trattato del classico “salto del gatto morto” (“gettato da adeguata altezza, anche un gatto morto rimbalza” secondo l’espressione dell’economista di Singapore che l’ha coniata).
A distanza di due settimane, la manovra sembra aver avuto il solo effetto di rallentare ma non annullare la discesa dell’euro ed oggi, 23 maggio, il “Sole 24 ore” titola: “Il dollaro si prende la rivincita. Le difficoltà dell’euro rilanciano il ruolo di valuta globale della divisa americana”.
Ma va! E chi se lo aspettava?!
Allora, come mai la manovra non ha funzionato?

In primo luogo, occorre dire che la manovra era in sè debole, in primo luogo perchè era troppo macchinosa, in secondo perchè aleatoria. Infatti, la manovra prevedeva innanzitutto un intervento di più soggetti, per cui: 60 miliardi erano messi a disposizione dalla Bce per far fronte alle crisi di liquidità immediate, poi altri 200 dal Fmi ma a determinate condizioni, gli altri 440 dai paesi membri attraverso un complicato meccanismo di prestiti bilaterali da negoziare di volta in volta. Insomma, questo doveva essere il “bazooka europeo” che, al bisogno, avrebbe fermato i carri armati della speculazione internazionale. Con l’auspicio tacito che bastasse il suo valore deterrente e che non se ne dovesse mai fare uso concreto.  Ovviamente, è facile prevedere che la cosa si rivelerebbe, all’atto pratico, assai meno agevole di quanto promesso: ciascun paese creditore presterebbe più volentieri al paese più solvibile che a quello meno solvibile, con il risultato di rafforzare l’effetto “anello debole” ed indirizzare verso esso la speculazione.

Inoltre di volta in volta occorrerebbe negoziare le condizioni del prestito fra il creditore –che cerca di strappare il maggior numero di garanzie e contropartite- ed il debitore –che cerca di offrirne meno possibile-, con l’effetto di rischiare trattative paralizzanti che attenuerebbero di molto l’effetto della manovra. Potremmo proseguire ma basta tanto per dimostrare quali punti deboli avesse il piano. Punti deboli certamente non sfuggiti agli speculatori che ne avranno preso diligentemente nota.

C’è poi un secondo ordine di motivi. Una manovra del genere potrebbe funzionare contro il singolo speculatore che cerca di realizzare il massimo profitto individuale con il ricorso a tecniche ribassiste. E cioè, l’operatore vende una certa quantità di titoli “allo scoperto” (cioè, che, al momento, non possiede) impegnandosi a consegnarli entro un determinato termine. Nei giorni successivi si procura i titoli necessari. Ovviamente, ogni operazione avviene al volere del momento, per cui se la prima operazione (la vendita allo scoperto) è avvenuto in un giorno in cui il titolo valeva 10 e, poi, l’operatore compera quei titoli nei giorni seguenti a valore 8, alla fine avrà un profitto aggiuntivo di 2.
Ma è anche possibile che il titolo si rivaluti a 12 e che l’operatore, dunque, ci rimetta 2. Pertanto l’operatore (magari d’accordo con altri) cercherà con tutti i mezzi di influenzare il mercato in modo da far abbassare il valore dei titoli che deve acquistare.
Ma, se un soggetto esterno al gioco, come ad esempio una banca centrale, reagisce alla manovra con una imprevista erogazione di liquidità a sostegno del titolo sottoposto a pressione speculativa, la manovra si risolve in un boomerang contro gli speculatori, perchè il titolo riacquista valore e l’operazione “pronti contro termine” si concluderà con una perdita secca per i ribassisti. E questo dovrebbe scoraggiare ulteriori ondate speculative.
Questo a condizione di avere a che fare con una speculazione di ordine totalmente privato.
Ma se gli speculatori privati operano con l’appoggio e la copertura di soggetti di diritto pubblico (ad esempio un fondo sovrano) che non hanno un obiettivo del profitto immediato, ma uno di carattere politico a vantaggio differito nel tempo (ad esempio un migliore rapporto di forze negli equilibri monetari), la manovra difensiva si rivela inefficace, perchè si scontra con un soggetto (il fondo sovrano) disposto a bruciare risorse pur di ottenere l’effetto voluto.

E probabilmente è proprio quello che sta accadendo.
Infatti, constatata la scarsa efficacia del “bazooka europeo” la Merkel ha deciso di proibire le “vendite allo scoperto”, ma è rimasta sola e nessuno dei partner europei l’ha seguita (nuova prova di compattezza della “festung Europa”). In realtà, anche questa misura è di efficacia assai dubbia, perchè applicabile alle sole borse tedesche, mentre le stesse operazioni possono essere svolte in altre piazze e senza muoversi di un passo grazie alla finanza on line.
Ma, al di là di questi aspetti contingenti, la verità è che sono venuti al pettine i nodi strutturali dell’Euro: essere una “moneta senza Stato”, una costruzione cartacea che galleggia sul nulla politico. E per rimediare a questo non ci sono manovre che tengano.
Ma di questo riparleremo.