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Vino e sostenibilità

di Paolo Camozzi - 25/05/2010

 Aspetti filosofici, giuridici, economici e sociali. Limiti e opportunità per il settore vitivinicolo.

L’esigenza sempre più avvertita di assicurare la sostenibilità del settore vitivinicolo, attraverso lo sviluppo del territorio, la sua riqualificazione e il recupero dei valori identitari che il vino esprime, è attuale e condivisa.
La sostenibilità, nonostante richiami a un impegno unanime e partecipe, viene percepita e accolta in maniera differente da azienda a azienda. Permane un senso di esitazione da parte delle realtà vitivinicole nella decisione di aderire a pieno ritmo a questi valori. Se da una parte si assiste a una crescente sensibilità nei confronti di pratiche a ridotto impatto ambientale, dall’altra permane una certa difficoltà a valorizzare questo tipo di innovazione concettuale nel suo insieme. In molti produttori resiste ancora la mentalità per cui l’obiettivo è realizzare profitto ad ogni costo, con conseguenze talvolta discutibili dal punto di vista della sostenibilità.

 

Il problema di fondo che spiega questo scenario è di natura terminologico e lessicale. Nel corso della sua diffusione il concetto di sostenibilità è stato articolato e approfondito, ma persino volutamente banalizzato e ha dato luogo a interpretazioni ambigue e contrastanti. La parola sostenibile risente di una debolezza semantica di base, le cui cause trovano principale risposta nell’associazione al termine sviluppo. Con l’avvento dello sviluppo sostenibile, si è semplicemente affiancato un aggettivo al concetto di sviluppo, senza per questo modificare il modello che ha dominato il mondo per oltre cinquanta anni. L’espressione è contornata da una diffusa vaghezza. Questa condizione, sommata all’ampia diffusione mediatica del termine, ha fatto sì che la sostenibilità assumesse troppi significati, ovvero nessuno.

La sostenibilità è invece un sistema complesso. È costituita da elementi e componenti legati da leggi fisiche, economiche, biologiche, che, per necessità, interagiscono tra loro, in una dimensione di apertura, di scambio e di interdipendenza con l’ambiente.


Il vino è un prodotto composito, non solo per il proprio vissuto di prodotto artificiale e tecnologico. Lo è anche e soprattutto, in funzione del fatto che è un prodotto agricolo, vincolato a una moltitudine di variabili: agronomiche, territoriali, antropiche, storiche e temporali. Tale complessità, con la quale tutti i produttori convivono, richiama a un atteggiamento produttivo olistico, ovvero considerare il tutto rispetto alle singole parti, la totalità dell’ecosistema vino rispetto alle individualità che lo compongono.


Il vino è tuttora il simbolo, il volano del settore agroalimentare, il campo di elezione e di attrazione della gastronomia, la punta di diamante dell’agricoltura, forza trainante di tutti gli altri settori. È considerato il prodotto che più di ogni altro ha raccolto maggiori successi in termini di credibilità e affermazione identitaria sul mercato. E’ differente dagli altri prodotti dell’agricoltura. Le principali discordanze si misurano, ad esempio, se si confronta l’industria vitivinicola con le imprese che producono commodities, come cereali, latte e prodotti ortofrutticoli.


Il vino è privilegiato. Non è un prodotto di sussistenza; non è la causa di enormi scompensi socio-economici generati dall’industrializzazione. La produzione di vino resta un comparto, in linea generale propositivo, che frutta ampio interesse imprenditoriale e, spesso, notevoli profitti.
Questa situazione distintiva e positiva non dovrebbe facilitare un’applicazione più fluida dei principi della sostenibilità in enologia? Il vino non dovrebbe essere il modello agroalimentare apripista e rappresentativo della produzione sostenibile?


La sfida dell’agricoltura sostenibile non riguarda esclusivamente un ripensamento radicale delle politiche agricole, dei metodi di sfruttamento del suolo, degli atteggiamenti dell’agricoltore e del consumatore; ma anche un impegno responsabile e consapevole atto ad alleviare e a eliminare gli squilibri ambientali.


L’agricoltura e la vitivinicoltura sostenibile, per essere attuabili con successo, devono proporre soluzioni ecologicamente valide, economicamente vantaggiose e socialmente gradite.

Ma per trasferire dalla teoria alla pratica questi bisogni in ambito agrovitivinicolo è necessario che gli operatori sul territorio e, di conseguenza, i consumatori, siano predisposti culturalmente a portare avanti modelli discordanti rispetto a quelli fino ad ora perseguiti. La sostenibilità nel mondo del vino presuppone il perseguimento di cinque condizioni/principi: 1) ecocompatibilità, 2) multifunzionalità, 3) territorialità, 4) senso della misura (Slow money), 5) il vino come progetto di design sistemico. Condizioni necessarie grazie alle quali è possibile far emergere un’idea di sostenibilità nuova, rivoluzionaria, esemplare, capace di dialogare il mondo del vino e con gli elementi che caratterizzano la sua natura complessa, in grado, inoltre, di generare scenari nuovi, attività economiche e lavorative innovative e virtuose.


PAOLO CAMOZZI