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Finanziaria. Sacrifici inutili, la Grecia è vicina…

di Miro Renzaglia - 26/05/2010


E’ stata varata dal Governo la manovra salva-Italia dal pericolo-Grecia. Una manovra che stringerà ancora un po’ il cappio intorno al collo di lavoratori e pensionati. Tremonti sta raschiando il fondo del barile e, bisogna dire, che se si guarda ai provvedimenti in questa chiave, la sua non è neanche la peggiore delle operazioni sostenibili…

Il fatto è che dagli inesorabili sacrifici imposti per rientrare nei parametri previsti per accedere alla moneta unica (ora sono passati 12 anni), non è stato fatto altro che imporre altri ed ulteriori sacrifici ai beneficiati di questa splendida invenzione che si voleva salvifica.

L’euro doveva – nelle promesse – garantire la stabilità economica, il controllo dei tassi di interesse delle banche, il risanamento del debito pubblico, la ripresa dell’economia, il potere d’acquisto degli stipendiati e dei pensionati… Non uno degli auspici ha visto luce.

Già all’indomani del cambio moneta, quello che fin lì costava mille lire cominciò a costare duemila (un euro); i tassi si sono alzati a volere discrezionale di monsieur Trichet, dall’alto dei pieni poteri conferitigli in materia; le fabbriche hanno preso a chiudere come e meglio (peggio…) di prima; la disoccupazione è cresciuta; milioni di risparmiatori che avevano investito in azioni (peggio per loro…) hanno visto evaporare il gruzzolo di una vita dopo il crack americano di due anni fa. E il debito pubblico non è regredito di un centesimo di euro, perché ogni sforzo di risanamento è vanificato dagli interessi che gli stati devono onorare ai creditori di sempre: Fmi ed affini.

Però, di questo non voglio dare tutte le colpe all’euro. Con le vecchie monete nazionali non sarebbe cambiato granché. Ed è proprio questo il punto su cui bisognerebbe che i governi degli Stati riflettessero.

La moneta in mano ai banchieri, senza la sicura del controllo statale, come già avveniva anche prima dell’avvento dell’euro, è un’arma messa in mano a killer di professione che la usano per guerre di potere finanziario fra gruppi che hanno un solo scopo: il loro (e solo il loro) profitto. Guerre dove, se va bene vincono loro e, sa va male, perdono gli stati e, per conseguenza immediata i popoli.

In questa chiave, non ci sono e non ci saranno mai manovre economiche, come quella varata oggi, talmente correttive da risolvere una volta per tutte la situazione: si tratta di palliativi, di tamponi che rinviano solo la fine, aumentando progressivamente le sofferenze dei cittadini e delle cittadine già più vulnerabili.

Ma forse qualcosa si muove nella direzione giusta. E’ di pochi giorni fa l’annuncio che in America il presidente Barack Obama ha varato una riforma che prevede il controllo dello stato sul mercato finanziario, come abbiamo riferito sul Fondo Quotidiano (leggi QUI notizia del 21 maggio u.s.). Spiace dire che sia proprio l’America a dare l’esempio giusto, ma così è…