Ho appena finito di leggere “Il sacco del nord”, di Luca Ricolfi (Guerini editore). Saggio, ben documentato, ma coraggioso nell’analisi. Ricolfi smonta uno dei luoghi comuni più diffusi ovvero che a evadere le tasse siano soprattutto  i cumenda e i piccoli imprenditori del nord; in realtà Lombradia, Emilia, Veneto sono le regioni dove l’evasione è più bassa; mentre quelle del sud evadono massicciamente, con punte stratosferiche in Calabria, Campania, Sicilia, dove pochi pagano le tasse.

L’evasione è una dei motivi principali dell’arretratezza del meridione, unitamente alla presenza di ‘ndrangheta, camorra, mafia e alla straordinaria inefficienza dei servizi pubblici.

Dunque per dare una chance al sud bisognerebbe:

- far pagare le tasse

- costringere gli enti pubblici a migliorare i servizi, anziché riempire gli uffici di personale inutile (clientelismo)

- combattere la criminalità sul territorio, toccandola nei suoi interessi economici.

Eppure nulla di tutto questo è in vista. Venerdì ho letto una bella inchiesta di Attilio Bolzoni  che dimostra come il mercato del pomorodino sia in mano alle mafie che, grazie a una serie di truffe, fanno triplicare il prezzo, Tutti sanno, ma nessuno interviene. Un’inchiesta bella ma sconsolante.

Il governo ha dichiarato guerra all’evasione fiscale. Giusto, ma la guerra non dovrebbe essere limitata al nord. E’ troppo facile dar la caccia al cumenda lumbard o all’imprenditore veneto. 

 Io dico: e se invece cominciassimo con la criminalità al sud? Questo sì sarebbe un segnale forte…