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Gli europarlamentari si oppongono allo scambio dati con gli Usa

di Andrea Perrone - 17/06/2010

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La Commissione europea, guidata dalla titolare agli Affari interni Ue Cecilia Malmstroem, ha prospettato un nuovo accordo con gli Stati Uniti sullo scambio dei dati bancari dei cittadini europei gestito dalla società Swift nell’ambito della lotta al terrorismo, ma gli europarlamentari socialdemocratici, Verdi e liberali sono pronti a dare battaglia alla misura liberticida .
La bozza di accordo è stata annunciata a Strasburgo dal commissario Ue agli Affari interni, Cecilia Malmstroem, durante la sessione plenaria dell’Europarlamento. Prima di diventare definitiva ed operativa, la bozza dovrà ottenere il via libera dell’Assemblea di Strasburgo, che proprio lo scorso febbraio aveva bocciato e di conseguenza bloccato l’accordo ad interim, suscitando forti tensioni tra Bruxelles e Washington.
“La Commissione ha negoziato a nome dell’Ue un accordo che aumenterà la sicurezza dei cittadini europei rispettando allo stesso tempo il loro diritto alla privacy e alla protezione dei dati   personali”, ha affermato la Malmstroem.
Il nuovo accordo, ribattezzato Terrorist finance tracking programme (Tftp), prevede infatti che Europol (l’Agenzia anticrimine dell’Unione europea) valuti se la trasmissione dei dati richiesti sia realmente necessaria e proceda quindi all’autorizzazione o al diniego, minimizzando il più possibile la quantità di informazioni scambiate. Inoltre, un altro dei requisiti necessari per il via libera al trasferimento dei dati sarà la verifica di legami concreti con indagini in corso.
È comunque utile ricordare che l’Europol è già coinvolta nel progetto Ue di creare un database dove inserire un questionario sul profilo di tutti coloro, familiari compresi, che appartengono a gruppi contrari alla guerra, a movimenti ambientalisti, a formazioni di estrema destra o estrema sinistra, allo scopo di mantenere il controllo su tutte quelle voci critiche all’establishment. I dati saranno poi messi in condivisione fra tutti gli Stati membri dell’Unione europea.
Immediate le congratulazioni alla bozza di accordo da parte dei rappresentanti di Washington. L’accordo è “un passo positivo” e “incorpora importanti modifiche per accogliere le preoccupazioni” sollevate in precedenza dal Parlamento europeo, ha chiosato davanti alla stampa l’ambasciatore americano presso l’Ue, William E. Kennard. Dal canto suo il presidente della Commissione europea, José Manuel Barroso, ha ricordato ai deputati, durante il question time  nella seduta plenaria di Strasburgo, l’importanza delle relazioni transatlantiche e suggerito la necessità di inviare “un segnale positivo” a Washington.
Dure le reazioni alla bozza degli europarlamentari socialdemocratici, liberali e verdi. “Ci dispiace che la Commissione europea sembra aver già chiuso i negoziati per un progetto di accordo che è ben lungi dall’essere approvabile”, ha precisato, in una dichiarazione alla stampa, il leader del gruppo socialista, Martin Schulz (nella foto). Più chiare e circostanziate le critiche dell’eurodeputato liberale olandese Sophie in’t Veld che ha proposto di chiedere agli Stati Uniti la tecnologia per filtrare i dati e “farlo qui nell’Unione europea”. A suo avviso, il problema è più con gli Stati membri, che non sono disposti ad affrontare il problema e preferiscono “esternalizzare il lavoro di sicurezza negli Stati Uniti secondo il principio hai l’ago, vi diamo il pagliaio”. L’eurodeputata olandese si è detta contraria anche al coinvolgimento dell’Europol nel processo di autorizzazione delle richieste dati provenienti dagli Usa, affermando che questa costituisce una novità “molto ingannevole” rispetto all’accordo ad interim respinto a febbraio dall’Europarlamento.