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Jacques Attali: attenti alla Gran Bretagna i suoi conti pubblici un pericolo per l´Europa

di Anais Ginori - 17/06/2010

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L´economista francese: Madrid preoccupa meno di Londra. Basta aiuti all´Europa dall´Fmi 

Ricordiamoci che Strauss-Khan è un uomo condizionato dagli Stati Uniti

«Il debito sovrano della Gran Bretagna è più preoccupante di quello spagnolo». L´economista Jacques Attali, già consigliere di Mitterrand e presidente della commissione voluta da Sarkozy per "la liberazione della crescita", è convinto che ci potrebbero essere nuove crisi del debito sovrano in Europa. «Accadrà solo se non avremo il coraggio di costruire un federalismo europeo per la stabilizzazione dei bilanci pubblici, come hanno fatto gli Stati Uniti alla fine del Settecento». Proprio alla storia del debito pubblico, Attali ha dedicato il suo nuovo libro, "Tutti rovinati entro dieci anni?", appena pubblicato in Francia, nel quale il punto di domanda sembra l´unica luce di speranza.

Dopo la Grecia, quale sarà la prossima vittima del debito sovrano?

«Nessuno può dirlo. Nel mirino degli speculatori potrebbero entrare anche la Gran Bretagna o l´America, il cui debito è a livelli altrettanto preoccupanti».

Lei ha detto che l´euro potrebbe scomparire, entro il prossimo anno.

«Sì, lo dico da tempo e ne sono ancora convinto».

Cosa succederebbe se l´eurozona si disintegrasse?

«L´Eurozona potrebbe dividersi in due aree: una con i paesi del Nord e un´altra con quelli del Sud, come l´Italia. La conseguenza immediata sarebbe la fine della crescita economica europea. Tutti abbiamo da perdere se finirà l´attuale organizzazione dell´euro, anche i paesi del Nord. Ma spero ancora che non succederà. Ad ogni nuova crisi, l´Europa ha fatto un passo avanti. La crisi del 1983 ha permesso la creazione del mercato unico. La crisi del 1992 ci ha portato alla moneta unica. Oggi dovrebbe essere il momento di approvare un unico governo economico europeo».

Bisogna centralizzare le decisioni solo sulla zona euro, come chiede Nicolas Sarkozy, oppure al livello dei 27 paesi membri, come vuole invece Angela Merkel?

«I paesi della zona euro devono avere un governo economico centrale più forte, integrando la politica di bilancio. Al tempo stesso, bisognerebbe creare un nuovo strumento di rilancio degli investimenti, gli eurobond, emessi al livello dei 27 paesi dell´Unione. Serve avanzare in entrambe le direzioni».

Oggi si riunisce il vertice europeo sul nuovo Patto di Stabilità. E´ favorevole alla revisione?

«Intanto basterebbe fare applicare quello che già esiste. Sono necessari nuovi controlli e sanzioni contro chi non applica il Patto».
Sanzioni come quelle che propone la Germania?

«Sì, ma avranno un senso solo se, in contemporanea, l´Unione europea si occuperà anche di rilanciare l´economia. Non dobbiamo entrare in una visione masochista che mortifica tutti».

Lei ha criticato l´ingresso del Fondo monetario internazionale nel salvataggio della Grecia. Ora se ne riparla per la situazione della Spagna.

«Intanto, è un organismo che si dovrebbe occupare di debito esterno degli Stati e non interno come accade oggi. E poi, anche se sono amico dell´attuale direttore del Fmi, Dominique Strauss-Khan, bisogna ricordare che è un uomo condizionato dagli Stati Uniti. Non avrebbe alcun diritto di chiamare Angela Merkel per dirle di mettere ordine nei conti della Germania. Accettando i soldi del Fmi abbiamo in pratica accettato che gli Stati Uniti interferiscano negli affari economici dell´Europa».

Angela Merkel ha approvato un piano straordinario da 80 miliardi, il più pesante dal dopo-guerra.

«In realtà, sono piccole somme. Rappresentano al massimo 1 o 2 per cento del Pil. Significa tornare alla situazione dell´anno precedente, non vuole dire precipitare ai livelli del Bangladesh. Insomma, non è una tragedia. Occorre soltanto avere il coraggio di fare qualcosa che appare drammatico ma non lo è veramente».

Il rigore nei conti pubblici ci porterà fuori da questa crisi?

«I piani di austerity approvati dai paesi europei sono necessari ma insufficienti. Se ci limiteremo a queste misure, rischiamo di andare verso una Depressione simile a quella che ha conosciuto l´America nel 1938. Una crisi che all´epoca si risolse solo attraverso la guerra».

Lei ha proposto la creazione di un´Agenzia europea del Tesoro.

«L´Europa non è indebitata. Può investire con gli eurobond, emessi dall´Agenzia europea del Tesoro. Uno strumento nuovo, per il quale non serve modificare il nostro Trattato. Solo così potremmo sostenere la crescita e uscire davvero dal tunnel».