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I tanti ignoti che salvano l'Italia

di Massimo Fini - 08/07/2010

   
   
Martedì la prima notizia dei telegiornali era la morte di Pietro Taricone. La cosa può anche essere vista sotto un aspetto positivo. Vuol dire che quel giorno, in Italia e nel mondo, non era accaduto nulla di importante, ma può avere anche un altro significato. Chi fosse Taricone lo sanno tutti. Protagonista dieci anni fa del primo "Grande Fratello", aveva poi cercato di inserirsi in un modo un po’ più stabile nel mondo dello spettacolo. Si era così conquistato il titolo di attore. Ma un attore è un’altra cosa. In realtà Taricone, a 35 anni, non aveva ancora espresso assolutamente nulla. Io non dubito che Taricone, come han scritto i giornali e detto le televisioni che sono andate avanti per quattro giorni a commemorarlo, fosse un ragazzo sensibile che stava cercando di liberarsi dell’immagine di "o guerriero" per essere più semplicemente se stesso. Ma ci sono tascate di ragazzi sensibili e intelligenti che purtroppo muoiono ogni giorno di morte violenta e, dal punto di vista mediatico, sono sepolti in modo anonimo.

Una settimana fa, in Afghanistan, è deceduto un nostro soldato per uno di quegli incidenti non rari quando ci si muove sui blindati e armati. Le televisioni ne hanno dato notizia di sfuggita e i principali quotidiani non ne hanno nemmeno parlato.

Cosa intendo dire? Che nella società italiana sono saltate tutte le gerarchie dei valori. L’altro giorno mi ha telefonato Elisabetta Pozzi. Probabilmente pochissimi lettori sanno chi è. Insieme a Maddalena Crippa e Pamela Villoresi è la migliore attrice di teatro della sua generazione, quella delle cinquantenni. Io ne avevo scritto incidentalmente, per una straordinaria interpretazione di Medea che avevo visto al Teatro greco di Siracusa. Non ci conoscevamo e la Pozzi mi ha chiesto quasi stupita: "Ma sono proprio io l’Elisabetta di cui lei ha parlato sul Fatto?". "Certo, signora, io l’ammiro moltissimo". Lei allora mi ha detto che segue da tempo il mio lavoro, che condivide il mio pensiero e che era molto lusingata del mio giudizio. Ho replicato: "Vede, Elisabetta, il suo atteggiamento modesto nei miei confronti la dice lunga sulle distorsioni che ha subito la cultura italiana".

Eleonora Abbagnato, italiana, è prima ballerina all’Operà di Parigi. Per essere primi ballerini in un grande Teatro, oltre ad allenarsi sei/sette ore al giorno, bisogna essere dei grandi; tanto più in un paese straniero e sciovinista come la Francia. L’Abbagnato, prima che facesse una comparsata al Festival di Sanremo, non la conosceva nessuno in Italia. E probabilmente il grosso pubblico, quello che impazzisce per "X Factor", se l’è già dimenticata.

Mio figlio, insieme ad Alessandra Festito, giornalista, sta scrivendo un libro per Cairo Editore, intitolato "Non è un Paese per bamboccioni". Sono andati a pescare giovani under 35, che hanno fatto cose importanti in cardiologia, nella musica, nell’imprenditoria, ma del tutto sconosciuti al grosso pubblico. È grazie a questi ragazzi, cui bisognerebbe fare un monumento, che questo disastrato Paese va avanti. Non per i Taricone, sia pace all’anima sua, e soprattutto per l’ambaradan mediatico che intorno agli infiniti Taricone d’Italia viene quotidianamente costruito.