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Bp, pericolo bancarotta

di Emanuele Bompan - 12/07/2010



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Il colosso britannico ha ricevuto oltre 100mila richieste di risarcimento e pagato 162 milioni di dollari, ed è alle strette dal punto di vista finanziario. Il governo Cameron pensa a una misura di salvataggio
 
Deve fare il corso per sicurezza nell’impugnare una matita», dice una caricatura di Tony Hayward a un ometto. La vignetta mordace di un giornale satirico di New Orleans ironizza sul garbuglio burocratico delle richieste di risarcimenti da inviare a Bp, che ad oggi Bp ha ricevuto oltre 100mila richieste di risarcimento e pagato 162milioni staccando 51,700 assegni. Chiunque abbia subito un danno ha provato a fare richiesta per un rimborso. Pescatori, ristoratori, commercianti e imprenditori, persino una ballerina di un locale di streap-tease ha richiesto un risarcimento dopo che il suo locale era rimasto improvvisamente vuoto a causa della crisi nella zona. Tutti hanno cercato di districarsi con la modulistica da scaricare sul sito governativo restorethegulf.gov. Ma la paura ora è che Bp possa fallire e non paghi le dovute compensazioni. Nonostante oggi Bp dovrebbe iniziare le operazioni per collegare alla falla il terzo vascello per catturare il petrolio, portando la capacità complessiva di contenimento a 50-53mila barili al giorno, a New Orleans la gente guarda a Londra. «Voglio capire cosa fanno questi signori a Londra» spiega Ty, un giovane pescatore che ha ricevuto 10mila dollari dei 45 che aveva richiesto ed ha già compilato un secondo reclamo. Bp infatti è sempre più alle strette dal punto di vista finanziario.
 
Secondo The Times il governo Cameron sta considerando misure a livello ministeriale per salvare Bp da un’eventuale bancarotta per tutelare i fondi pensionistici collegati a Bp e tutti gli interessi economici correlati, considerato l’effetto distruttivo che potrebbe avere la bancarotta di un colosso “too big to fail” (troppo grande per fallire). Intanto Bp va a caccia di fondi sovrani. Tony Hayward sta viaggiando in questi giorni in giro per il mondo a vendere quote della compagnia per ricapitalizzarla, dopo che i mercati hanno bruciato decine di miliardi di dollari, e per garantire sufficiente liquidità per le compensazioni e per il fondo da 20 miliardi di dollari costituito dalla Casa Bianca. Una delle tappe più importanti è stata Abu Dhabi dove il Ceo Hayward ha intravisto nei fondi sovrani degli Emirati, specie Abu Dhabi investment authority, un tesoro che oscilla fra i 500 e i 600 miliardi di dollari, possibilità per risollevare le sorti dell’azienda.
 
Ma la lista in giro per il mondo è lunga. Tra gli interlocutori di Bp c’è anche Shokri Ghanem, numero uno della società petrolifera libica che fa capo al fondo sovrano di Tripoli. «A questi prezzi - aveva detto - consiglierò alla Libyan investment authority di comperare”. Ma gli Usa preferirebbero che Bp tenesse lontano Gheddafi. Per pagare i suoi debiti nel Golfo del Messico poi Bp potrebbe anche decidere di vendere fino a 10 miliardi di dollari di assets, tra i quali pozzi in Colombia e Venezuela. Non è detto che neanche così possa bastare a sopravvivere un risarcimento che s’ingrandisce ogni giorno di più e che potrebbe diventare incalcolabile se le operazioni del pozzo di salvataggio fallissero e le azioni precipitassero definitivamente nel baratro nero.