Il nome è biblico e promette un vero nuovo inizio: si chiama Eva, Ecovillaggio Autocostruito, il fiore della resurrezione dell’Abruzzo devastato dal terremoto. Lontano dalle polemiche che ancora incendiano il capoluogo aquilano, ridotto a una città fantasma, sulle colline di Pescomaggiore, piccolo borgo di origini altomedioevali alle porte del parco nazionale del Gran Sasso, sta sorgendo il primo avamposto di un futuro radicalmente diverso. Case in legno, rivestite di paglia. Leggere, comode, sicure, ultra-ecologiche, assemblate dai proprietari-costruttori e molto economiche: solo 500 euro al metro quadrato. E realizzate in totale autonomia: senza contributi pubblici.

Entusiasmo, volontariato e determinazione: queste le armi vincenti del Comitato per la Rinascita di Pescomaggiore, che ha ideato una piattaforma bio-edilizia a basso costo per ridare una casa confortevole agli abitanti del piccolo centro abruzzese. Obiettivo: bypassare le lungaggini burocratiche e permettere una ricostruzione all’insegna del rispetto ambientale, spiega Antonio Marafioti su “PeaceReporter”. Le abitazioni low-cost avranno infatti una struttura portante in legno e una “tamponatura” in balle di paglia. «Una concezione tecnica ignota solo in Italia», dichiara a “PeaceReporter” Paolo Robazza, uno dei progettisti, reduce dal completamento delle prime due case. Entro l’estate, le case saranno quattro; altre due o tre saranno realizzate nell’autunno.

Secondo Robazza il maggiore pregio dell’Eva non sta tanto nella concezione ambientale, da tempo sviluppata in altri paesi, quanto nel fatto che «da una gestione dell’emergenza con progettazione partecipata, auto-costruzione e autofinanziamento, che di solito prevede tempi lunghi, si è passati ad un modello applicabile a tutto il piano di rinascita di Pescomaggiore». Sarà per la realizzazione a impatto zero sull’ambiente o per la volontà di rimanere estranei a logiche partitiche, fatto sta che il progetto Eva ha riscontrato numerosi apprezzamenti da parte di potenziali finanziatori e società civile, che continuano a sostenere l’opera.

Il costo di ogni singola abitazione, continua Marafioti, ammonta a circa 500 euro al metro quadro – un quinto di quello degli appartamenti del progetto Case avallato dal governo – e sarà suddiviso in modo equo tra i donatori e i futuri proprietari che riusciranno finalmente a riprendersi la loro vita. «E ciò grazie al lavoro duro sganciato da possibili infiltrazioni mafiose nella gestione degli appalti, scandali politici e facili sorrisi di circostanza a favor di telecamere», aggiunge “PeaceReporter”, elencando la via crucis aquilana all’indomani del sisma del 6 aprile 2009: le lacrime di Berlusconi sulle 205 bare, gli “speciali” di Bruno Vespa e le intercettazioni degli sciacalli della ricostruzione, fino alle manganellate della polizia a Roma per reprimere le proteste dei terremotati, ancora costretti nelle new-town provvisorie attorno alle macerie del capoluogo, tuttora off limits.

Attorno all’Aquila, ha detto il sindaco Massimo Cialente, «è stata costruita una città temporanea: case temporanee, chiese temporanee, uffici e negozi temporanei. Dobbiamo pagare 350 milioni per l’emergenza ed è tutta da avviare la ricostruzione». Inutile la “protesta delle carriole”, con cui gli aquilani hanno puntato l’indice contro le macerie di casa, palazzi e chiese, ancora intatte a un anno dal disastro. Se l’ultima protesta romana – finita con un paio di manifestanti contusi – è servita ai terremotati a intascare una dilazione sulle tasse (120 rate anziché 60) il progetto bio-edilizio di Pescomaggiore guarda direttamente al futuro: case di concezione europea, a basso costo e zero impatto.

«Invece di attendere – scrivono gli abitanti di Pescomaggiore nel loro sito Internet – abbiamo preferito rimboccarci le maniche, per continuare ad abitare la nostra terra ed il nostro paese, per ricostruirlo da subito. Meglio una casa vera, specie se costa come un container». Tre generosi compaesani hanno messo a disposizione un terreno, con un panorama da mozzare il fiato, a pochi passi dal centro storico. «Con l´aiuto di avvocati e architetti volontari», il progetto è partito: «Stiamo dimostrando che è possibile fare case economiche, ecologiche e rapide da realizzare se usiamo prevalentemente materiale naturale, economico e reperibile sul posto: la struttura portante in legno, la tamponatura in balle di paglia, il cemento ridotto al minimo, le stufe a legna per scaldarci, i pannelli solari e fotovoltaici che ci daranno l’energia elettrica e l’acqua calda di cui avremo bisogno, un impianto di fitodepurazione per riusare l’acqua nell’irrigazione degli orti».

Rimboccarsi le maniche, appunto: «La mano d’opera siamo noi stessi che impugniamo gli attrezzi del mestiere e preferiamo la fatica attiva all’indolenza obbligatoria del terremotato. Così, con la cifra di 150 mila euro con cui voi normalmente paghereste una casetta, noi possiamo insieme costruirne sette; ma ricordate che noi abbiamo perso tutto e che lo Stato non ci sta aiutando, quindi anche quei pochi soldi che servono, per noi sono tantissimi». Meglio la solidarietà diretta: «Gli italiani sono già stati generosi e hanno sottoscritto molti soldi per il terremoto; purtroppo però a noi è arrivata per ora solo qualche tenda e tante chiacchiere».

I finanziatori hanno potuto controllare i lavori, partecipare alle decisioni, visitare il cantiere. «Questi bilocali e trilocali ci permetteranno di non abbandonare Pescomaggiore e di mantenere vivi i nostri rapporti sociali. Una volta ricostruite le nostre case nel paese, queste casette rimarranno destinate ad uso sociale e turistico». Ma la lezione dell’ecovillaggio non sarà dimenticata, anzi: orienterà la rinascita definitiva dell’intero paese. Da una costola di Eva, infatti, risorgerà Pescomaggiore: con meno cemento e più anima.

(Il sito ufficiale della ricostruzione ecologica di Pescomaggiore è http://eva.pescomaggiore.org. Il servizio di Marafioti è apparso su “PeaceReporter”, www.peacereporter.net).

Fonte: www.libreidee.org