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Dossier prigionieri palestinesi

di Mantovani Antonio - 21/07/2010

Fonte: Ivan Guillaume Cosenza


Non scrivo a tempo pieno sulla situazione dei prigionieri palestinesi, non ho spesso accesso a Internet e mi ci vogliono settimane per finire gli aggiornamenti. Mentre li scrivo, non passa giorno senza che ci siano notizie gravi o nuovi arresti, nuove sofferenze nelle prigioni ebraiche, nuovi orrori e crimini compiuti dalle guardie contro i detenuti palestinesi. La loro lotta è la mia/nostra lotta, la loro prigionia è la mia/nostra prigionia, e la loro libertà è la mia/nostra Libertà.

Noi siamo la loro voce e loro dipendono da noi per mantenere le loro lotte vive e per non essere dimenticati, per informare il mondo sulle loro condizioni e sulla loro sofferenza.

Ogni popolo ha il diritto di combattere per la sua libertà, per i suoi diritti legittimi, per il proprio futuro. Tutti i Prigionieri Palestinesi sono prigionieri politici, e non possono essere ridotti a una singola linea in qualche petizione, per quanto a volte giusta e necessaria.
La Questione della liberazione dei Prigionieri politici palestinesi, insieme alla lotta per il ritorno dei profughi e quella per la difesa di Gerusalemme, sono rimasti oggi i simboli più forti dell'Unità nazionale palestinese.
Lo ha ribadito anche Raed Salah, leader del Movimento Islamico nei territori del '48, pochi giorni prima del suo arresto:<<Rimarremo qui e non ci fermeremo di lottare finchè l'ultimo dei nostri rifugiati non sarà ritornato a casa e fino a che l'ultimo dei prigionieri non sarà rilasciato>>.
<<Potrete imprigionarci e ucciderci, ma non potete uccidere il popolo palestinese o distruggere la nostra resistenza, perchè i nostri diritti sono più forti di qualsiasi proiettile e la nostra presenza sarà sempre più forte di tutti i vostri Buldozer>>

I Prigionieri politici, in particolare, uniscono Gerusalemme con Yafa, Jenin con Ara, Hebron con Nazareth, Gaza con Akka. Uniscono famiglie e pene, uniscono le speranze, uniscono la lotta per la liberazione, e la loro resistenza rafforza la resistenza popolare.

Quasi ogni famiglia palestinese ha almeno un suo componente detenuto in qualche carcere sionista (figli, mariti, mogli, parenti), e il regime sionista arresta, sequestra, tortura quotidianamente uomini, donne, bambini, anziani, senza alcuno scrupolo di sorta.
Quasi ogni parente ha subito abusi e umiliazioni durante le visite ai loro cari.
Quasi ogni famiglia palestinese conosce cosa significa aspettare la liberazione dei loro cari, la paura di quello che può capitare loro in prigione, la speranza di un loro rilascio e un di un loro sicuro ritorno a casa sani.
Ogni famiglia palestinese conosce cosa significa il termine Detenzione, e lo sperimenta direttamente.
Ogni famiglia palestinese conosce cosa sia la libertà e quale sia il prezzo da pagare per ottenerla, e sempre lotteranno per ottenerla.
Ogni palestinese che è impegnato nella difficile lotta di liberazione della Palestina e per l'indipendenza dal regime sionista, quale sia il suo ruolo, violento, nonviolento, pacifista, politico, artistico, intellettuale, e così via, ha conosciuto il carcere.
Quest' anno è il 36th Palestinian Prisoners Day, e come tradizione la Palestinian Prisoners Society PPS diretta da Qaddoura Fares ha pubblicato il suo rapporto annuale. Anche Addameer ha pubblicato il suo rapporto (30 Marzo 2010) e così anche altre associazioni. Alcuni rapporti sono gonfiati, ma chi ha tutti i nomi e segue scarcerazioni e nuovi arresti, che ha contatti con i famigliari, e che con avvocati va ai colloqui è molto più credibile di un Ministro dell'ANP, di un Ministro di Hamas o di un Ministro Sionista e di tutti quelli che danno credito a questi.

Ministro palestinese per i prigionieri politici è Issa Qaraqui' (succeduto a Ashraf al Ajrami, e a Wasfi Qabaha, dal 23 Maggio 2007 agli Arresti Amministrativi e dal 13 Marzo 2010 detenuto con urgenza in ospedale per un aggravamento dei suoi problemi di diabete e ipertensione); portavoce dei detenuti è Mahmoud Abu Hasira, capo del Comitato per i detenuti è Baha'a Al-Madhoun, Rafat Hamduneh (Fatah) è direttore del Detainees Media Center, Sima Anbas è responsabile della sezione Prigioniere palestinesi del Detainees Media Center.

Mohammed al-Ghul è ministro per la Giustizia e i detenuti del governo palestinese di Gaza.

Il Primo ministro Palestinese Ismail Haneyya ha dichiarato il 25/01/2010 che il 2010 sarà considerato l’anno dei prigionieri palestinesi e che organizzerà il 1 ottobre, il primo anniversario della liberazione delle 20 detenute palestinesi in cambio del video di Shalit, una conferenza internazionale a Gaza sul tema dei prigionieri palestinesi detenuti nelle prigioni dell’occupante.

Per questo motivo il 17 Aprile, che ogni anno in Palestina è la giornata del Prigioniero (in occasione dell'anniversario dello scambio di prigionieri avvenuto nel 1974, quando la resistenza all’occupazione impose il rilascio di Mahmoud Hijazi Baker) quest’anno è stato ancora più importante, come ha dimostrato il grande sciopero della fame iniziato il 1 Aprile e durato tutto il mese. Lo sciopero, partito con 1000 detenuti nel carcere di Ofer, si è poi esteso, per quanto ne ho conoscenza, nei 10 maggiori carceri sionisti, attraverso uno sciopero della fame a rotazione il 7, 17, e 27 Aprile, e la sospensione da parte dei parenti delle visite, in solidarietà con lo sciopero.
Le squadrette speciali (Nahshon e Matsad) sono intervenute per cercare di fermare lo sciopero, con pestaggi nelle carceri del Negev (Beersheba/Ohli Kedar e altre) di Hadarim e Nafha, e con trasferimentidei detenuti in carceri punitivi e sezioni di isolamento.
Erano molti anni che non si vedeva un così grande sciopero, di questo genere, vastità, e importanza, e le autorità dell'occupazione stanno manifestando grosse preoccupazioni per una sua ulteriore estensione con la paura che sfoci in una campagna popolare.

Le richieste dei detenuti sono elementari:

- Fine del trattamento umiliante inflitto ai parenti durante le visite
- Fine del blocco delle visite dei parenti dei detenuti di Gaza, fatto per ritorsione alla cattura di Shalit
- Permettere il diritto allo studio e a sostenere esami
- Diverse altre richieste individuali o specifiche di ogni prigione

I precedenti scioperi Generali dei detenuti sono avvenuti a:

Ramleh il 18/02/'69 (11 giorni)
Neve Tirza del 28/04/'70 (9 gg)
Asqalon il 13/09/'73 (24 gg)
Asqalon del 11/12/'76 (45 gg) rinnovato il 24/02/'77 (20 gg)
Nafha il 14/07/'80 (32 gg)
Jneid nel Settembre '84 (13 gg) e ripreso il 25/03/'87 (poi esteso a tutte le prigioni e durato 20 gg)
Nafha il 23/06/1991 (17 gg)
Lo sciopero generale del 27/09/'92 (15 gg) e quello del 15/08/'04 (19 gg).

I detenuti lasciati morire di fame durante queste lotte sono stati:

01) Abdel Qader Jabir Ahmad Abu Al-Fahim, di Jabalia (Gaza) morto il 11/05/1970 durante le lotte a Asqalon.
02) Rasim Mohammad Halaweh, di Jabalia (Gaza) morto il 20/07/1980 durante le lotte a Nafha.
03) Ali Shehadeh Mohammad Al-Ja’fari, from Dheisheh RC, Gaza morto il 4.07.1980 durante le lotte a Nafha.
04) Anis Mahmoud Douleh, from Qalqilia morto il 31.08.1980 in Asqalon.
05) Ishaq Mousa Al-Maraghah, from Silwan, Gerusalem morto il 16.11.1983 in Beir Al-Sabi’.
06) Hussein As’ad Ubeidat, from Jerusalem, morto il 04.10.1992 durante le lotte a Asqalon.

Durante l'Intifada di Al-Aqsa, iniziata a settembre del 2000, oltre 70.000 palestinesi sono stati arrestati (donne, anziani, malati, leaders politici, sindaci, minori, etc.).

In particolare dal dicembre 1987 al dicembre 1993, sono stati arrestati 116,000 palestinesi, fino a metà del 1994 sono state arrestate 21.000 persone, 10 mila tra il 1994 e l'inizio dell’Intifada di al-Aqsa, nel settembre del 2000, e 63.000 sono state arrestate dal 2000 alla fine del 2007 e altri 7000 circa dal 2007 all'aprile 2010.

Solo durante i primi tre mesi del 2010 sono stati arrestati 1400 palestinesi, di cui 90 di Gaza (tra cui 18 pescatori e un ragazzino), 400 di Gerusalemme e 7 donne.

Una stima approssimata porta a 800.000 i palestinesi arrestati dal 1967 a oggi.

- 7000 sono ancora detenuti in 28 galere e centri di detenzione dell'entità sionista ma 350 palestinesi sono detenuti per aver commesso crimini comuni: furti di auto, spaccio di droga, aggressioni, quindi non sono tra i prigionieri "per motivi di sicurezza".

Attualmente, sequestrati nelle sue prigioni, per 'motivi di sicurezza', ci sono circa 6,831 detenuti
palestinesi e forse di più. Poco meno dei due terzi hanno subito un processo e stanno scontando la pena, 2605 sono in attesa di processo o sotto processo, e altri 278 sono agli arresti amministrativi, di cui tre sono donne e 28 i minorenni.

- 47 sono i deputati palestinesi regolarmente eletti che sono stati arrestati e 15 attualmente sono ancora in prigione dal 2006, una chiara violazione e una mancanza di rispetto ai principi e alle leggi internazionali che garantiscono l’immunità ai rappresentanti politici eletti dalla popolazione.

Tra questi 13 sono di Hamas, 2 di Fatah e inoltre il leader di Fatah, Marwan Barghouthi, il Segretario generale del Fronte popolare per la liberazione della Palestina (PFLP) Ahmad Saadat, e l'ex ministro dei Prigionieri, Wasfi Qabha (agli arresti amministrativi).

01) Omar Abderrazaq, ex ministro delle finanze e deputato per la provincia di Salfit

02) dott.Naser Abdeljawad, deputato per Salfit
03) Shaikh Riad Raddad deputatio per Tulkarem
04) Shaikh Fathi Qar’awi, deputatio per Tulkarem
05) Prof.Imad Nawfal, deputato per Qalqilya
06) prof.Khaled Said
07) prof.Khaled Suleiman deputato per Tulkarem
08) Ibrahim Dahbur, deputato per Tulkarem
09) Shaikh Yasser Mansur
10) prof.Husni Al-Burini deputato per Nablus
11) prof.Riad Al-Emlah, deputato per Nablus
12) dott.Hatem Jarar, sindaco di Jenin
13) dott.Mohammad Hashem Al-Masri, consigliere del comune di Qalqiliya
14) prof.Adnan Asfur, membro del movimento islamico
15) Shaikh Mohammad Abu Tair, deputato di Gerusalemme

Nel marzo 2009, dopo il fallimento delle trattative per il rilascio di Gilad Shalit, i sionisti hanno riarrestato diversi ex prigionieri, tra cui quattro deputati di Change and Reform (Hamas) Ayman Daraghmeh, Nizar Ramadan, Azzam Salhab e Khaled Tafish, poi posti agli Arresti Amministrativi.

Nell'Aprile 2010 Nizar Ramadan e Azzam Salhab sono stati trasferiti da Ofer in una prigione nel Negev, con il chiaro tentativo di sfibrarli e isolarli dalla lotta che i prigionieri stanno portando avanti.

Da ricordare inoltre come ai Deputati di Gerusalemme (Mr. Muhammad Abu-Tair, Mr. Ahmad Attoun e Mr. Muhammad Totah) sia stata revocata la residenza a Gerusalemme Est, in quanto deputati di un parlamento straniero. Ciò, insieme alle restrizioni a cui sono sottoposti i Prigionieri Politici, rende chiaro come questi Deputati siano da considerare come ostaggi in mano all'occupante sionista.


- Le visite di parenti e amici sono impedite a circa la metà dei detenuti

- Il prigioniero della West Bank rinchiuso da più tempo è Saed Wajih Saed Atabeh, di Nablus, arrestato il 29 luglio 1977, detenuto nel carcere di Ashkelon. E'conosciuto come il Mandela della Palestina.
Ma anche Nael Al-Barghouthi, arrestato nel 1978, che ne ha passati 33 senza mai ricevere una
visita, o Fakhry Al-Barghouthi, anche lui in prigione da oltre 30 anni, non sono da meno
- Il prigioniero della Striscia di Gaza da più lungo tempo detenuto è Salim al-Kayyal, dal 1983
- Il prigioniero di Gerusalemme da più tempo in carcere è Fuad ar-Razem, dal 1981
- Il prigioniero dei territori occupati nel 1948 da più tempo in carcere è Sami Khaled Yunes, arrestato nel 1983
- La prigioniera palestinese più anziana è Um Bakir, 65 anni, di Nablus, madre di 5 detenuti
- I prigionieri di Gerusalemme sono 208
- I prigionieri del Golan sono 7
- I prigionieri della West Bank sono 5700
- I prigionieri di Gaza sono 738 di cui 9 senza nessuna tutela legale
- I prigionieri dei territori del '48 sono 179
- I prigionieri con l'ergastolo sono 778
- I prigionieri con pene superiori ai 20 anni sono 122
- I prigionieri arabi non palestinesi sono 47
- I prigionieri di Oslo (dovevano essere liberati nel Maggio 1994) sono 319, di cui 115, detenuti da oltre 20 anni, e 14 da più di 25 anni
- 126 sono della West Bank, 125 di Gaza, 41 di Gerusalemme, 20 dei territori del 1948 e uno dal Golan

I loro nomi sono:

01)Na’il Saleh Al Bargouhti, (52) di Ramallah, in prigione dal 04/04/'78 (32 years)
02)Fakhri (Asfour) Abdallah Al Bargouthi, (55) di Ramallah, in prigione dal 23/06/'78
03)Akram Abdel Aziz Mansour, (47) di Qalqilya, in prigione dal 02/08/'79
04)Fouad Qasem Arafat Al-Razem, (51) di Gerusalemme, in prigione dal 30/01/'81
05)Ibrahim Fadel Jaber, (55) di Hebron, in prigione dal 08/01/'82
06)Hasan Nimir Ali Salma, (51) di Ramallah, in prigione dal 08/08/'82
07)Othman Ali Misleh, (57) di Nablus, in prigione dal 15.10.'82
08)Sami Khaled Salameh Younis, (77) di ‘Ara, in prigione dal 05.01.'83
09)Karim Yousif Fadil Younis, (51) di ‘Ara, in prigione dal 06.01.'83
10)Maher Abdel Latif Younis, (52) di ‘Ara, in prigione dal 20.01.'83
11)Salim Ali Ibrahim Al-Kayyal, (56) di Gaza, in prigione dal 30.05.'83
12)Hafith Qundus, (46) di Yafa, in prigione dal 15.05.'84
13)Issa Abed Rabbo, (46) di Dheisheh RC, in prigione dal 20.10.'84
14)Ahmad Farid Shehadeh, di Ramallah, in prigione dal 16.02.'85

- 278 sono oggi i detenuti di Gerusalemme e della West Bank, in stato di arresto amministrativo, senza accuse e processo, sebbene la media annuale sia di 700. Una forma di abuso e tortura psicologica usata come punizione collettiva.

Nel 2007, sono stati emanati 3059 ordini di administrative detention.
Attualmente agli arresti amministrativi ci sono due donne, e almeno 28 ragazzi sotto i 18 anni.

- L'80% dei prigionieri, uomini, donne, bambini, è stato torturato, molti subendo danni all'udito o agli occhi.

- Sono 1600 i detenuti malati nelle carceri ebraiche, dove l'Alkamol (un calmante) è l'unica cura passata.
- 8000 minorenni sono stati imprigionati dal 2000, benchè la media annuale sia 700 e oltre, 306 sono ancora in carcere, perlopiù a Hasharon/Tel Mond, Hadarim, ad-Damun/HaCarmel, Ramleh/Neveh Tirtza, Megiddo e Rimonim.

Almeno cinque sono state le donne che hanno partorito in carcere, tra cui Fatima az-Zeq, 44 anni, di Jabalia, madre di 8 bambini, che è stata sottoposta a arresti amministrativi (dal 20 Maggio 2007 al 4 Ottobre 2009 e rilasciata in cambio del video di Shalit assieme a altre 19 prigioniere) e madre del piccolo Yusef al-Zeq, partorito in carcere il 18/1/2008; Ghada Abu Omar, figlia della detenuta Khawlah Zetawi, liberata non saprei quando. Fatima è stata la quinta donna che ha partorito, nelle prigioni ebraiche. Altre tre sono state liberate: Merfat Taha, Manal Ghanem, e Samar Sdeh.


Minore: "ogni essere umano di età inferiore a 18 anni". Convenzione sui diriti dell'Infanzia.

Disposizione dell'ONU per la protezione dei minori privati di libertà.
Il primato nella detenzione di minori arrestati e sequestrati spetta alla città di Nablus, segue Hebron, Betlemme e Ramallah.

Una delegazione di giuristi nelle carceri minorili dell'entità sionista, ha denunciato la degradante

situazione nei Territori occupati, dove i ragazzi palestinesi sono ritenuti dalla legge dell'occupante maggiorenni a 16 anni, benchè gli occupanti, risiedano essi nell'entità sionista o nelle colonie dei Territori, raggiungono la maggiore età a 18 anni (un'altro elemento del regime d'apartheid).

Attualmente i Palestinesi minori di 18 anni detenuti nelle strutture dell’Idf (esercito) o dell’Prison Service sono 306, tra questi, 28 sono incarcerati in regime di detenzione amministrativa e 45 hanno un’età inferiore a 16 anni; in media, ogni anno, l’occupante arresta circa 700 Palestinesi di età inferiore a 18 anni.


Il trattamento riservano a questi adolescenti (interrogatori durissimi, intimidazioni, isolamento etc.) ovviamente, viola sistematicamente ogni norma di diritto internazionale, inclusa la IV Convenzione di Ginevra e la Convenzione sui Diritti dell’Infanzia del 1989, ratificata dall'entità sionista solo nel 1991.


Gli ordini militari e i tribunali hanno inoltre la prassi di determinare l’età del minore accusato al momento della sentenza invece che a quello dell’arresto, uno stratagemma che serve a processare come adulti dei ragazzini che, magari, avevano semplicemente tirato un sasso quando non avevano ancora 16 anni.


Per i minori palestinesi non esistono norme di procedura speciali, né un codice penale minorile, né speciali centri di detenzione, né personale specializzato nel trattamento dei minori, semplicemente vengono tenuti nelle stesse celle in promiscuità con gli adulti e criminali comuni, minacciati e a volte assoldati come spie.


L'arresto, l'interrogatorio, il processo, la detenzione dei minori non si differenziano per nulla rispetto ai maggiorenni;l'unica differenza consiste nella misura della pena, ma incredibilmente l'età dell'imputato è valutata con riferimento al momento della condanna, e non della commissione del reato, così capita che detenuti minorenni diventino maggiorenni in carcere, mentre scontano pene per maggiorenni.


Avvocati ebrei e palestinesi che difendono i minori e una serie di associazioni ebraiche e palestinesi che si occupano delle discriminazioni dell'entità sionista ai danni della popolazione palestinese denunciano come i processi ai minori siano duri come quelli per gli adulti.


I minori vengono portati in udienza a gruppi di due, con mani e piedi incatenati; durante l'udienza gli vengono tolte solo le manette ai polsi. Il processo si svolge davanti ad una corte composta solo da militari, e si svolge tutto in lingua ebraica, con l'ausilio di un interprete che traduce solo una parte molto ridotta di tutto quanto si dice in udienza. Le udienze durano circa 10 minuti per ogni imputato, e vengono continuamente introdotti altri imputati, che si avvicendano velocemente.

All'udienza possono assistere i parenti degli imputati, ma è loro vietato avvicinarsi ai detenuti.
Una guardia li fa sistematicamente sedere nei posti più lontani, in ultima fila.

Gli avvocati palestinesi devono conoscere la lingua ebraica, richiedere alle autorità il permesso per entrare in territorio dell'entità sionista per incontrare i clienti e partecipare ai processi;

altrettanto devono fare i parenti dei detenuti; per ottenere un permesso ci vogliono spesso parecchi mesi, e spesso viene negato.

Ai parenti di età compresa tra i 16 ed i 35 anni, è vietata ogni visita ai detenuti e ai genitori arrestati, in occasione delle visite di figli molto piccoli, è vietato anche l'abbraccio con loro.

I detenuti della Striscia di Gaza stanno ancora peggio, in quanto da più di tre anni, è preclusa la visita di congiunti.

Il 50% delle condanne nei confronti dei minori è relativa al lancio di sassi, per cui è prevista una pena massima fino 20 anni di reclusione, ma che nelle pratica si risolvono con condanne perlopiù dai 6 mesi fino ai 30 mesi e oltre.

- 900 donne sono state arrestate dal 2000, 12,000 dal 1967 e 3000 durante la prima intifada.
39 sono ancora detenute perlopiù nelle carceri di Talmod (zona di Hasharon, presso Netania), Nafih Tresta, Ramleh, ad-Damun, al-Jumlah e altri.
In particolare cinque di loro sono state condannate a uno o più ergastoli (Ahlam at-Tamimi, Qahira as-Sa'di, Sana' Shahadeh, Du'a' al- Jayyusi e Amina Muna), quattro a pene superiori ai 20 anni, altre 4 a pene superiori ai 10 anni, 6 a pene superiori ai 5 anni, 11 sotto processo e tre da molti mesi agli Arresti Amministrativi (Rajaa Al Ghul, Hana Yahya Saber Shalabi, Muntaha Khlaid Rashid Al-Tawil) e le altre con pene inferiori ai 5 anni.
Nell'ambito della campagna contro la Detenzione Amministrativa, una misura completamente arbitraria dalla quale è impossibile difendersi, queste detenute non sono casi speciali o isolati, ma piuttosto i loro casi rappresentano una schifosa prassi continua.
Attualmente 14 si trovano nel reparto 13 della prigione “Hasharon”; 13 nella prigione di “Damun”; una a Neve Tirtza. La sezione 12 di Ad Damun è una vecchia sezione del carcere, celle molto fredde e umide, senza finestre. Fanno la conta 3 volte al giorno, e bisogna presentarsi in piedi anche se malate. Altrimenti isolamento individuale per una settimana, cosi per ogni altra protesta, e ogni altro soppruso.
Le prigioniere nel reparto 12 della prigione ad-Damun, "vivono in condizioni molto difficili", riferisce una ex detenuta, i loro diritti vengono violati senza alcun controllo. Molte sono demoralizzate e hanno sviluppato problemi psicologici che richiederebbero cure adeguate. Anche le notizie contraddittorie sullo scambio di prigionieri tra l'entità sionista e l'Anp influisce negativamente sul morale dei/delle detenuti/e. Inoltre la strategia sionista, messa in atto da alcuni mesi in modo più marcato, è quella di arrestare sempre più donne, sopratutto parenti di prigionieri o prigioniere, per brevi periodi, senza accuse, e sottoporle a pesanti interrogatori, per poi essere rilasciate.
Gli arresti possono durare dagli 8 giorni a diversi mesi, del tutto arbitrariamente. E' un fenomeno quasi invisibile, se non a chi si occupa costantemente di prigioniere, dei loro parenti, amici e associazioni.
Vengono sottoposte a pesanti interrogatori, molto violenti sia fisicamente che psicologicamente, con percosse, minacce personali, alla famiglia, agli amici, offese teoriche per sfruttare elementi tradizionali, religiosi e famigliari, sociali in modo da indebolire la resistenza delle prigioniere.

Le condizioni igieniche in cui si trovano i detenuti e in particolar modo le detenute sono disastrose, è negato l'accesso a trattamenti sanitari adeguati, così come all'istruzione (una media di due ore la settimana di lezione, quando permesso, senza alcuna distinzione per classi e per età).


Tra le 34/39 donne rinchiuse nelle prigioni ebraiche, alcune sono malate e richiedono visite specialistiche (come ad esempio tumori al seno o all'utero, visite ginecologiche, problemi renali, di cuore, etc.), ma le autorità carcerarie rifiutano categoricamente di concedere loro tale diritto, fornendo solo un medico generico, che altro non fa che dare tranquillanti.

Nel caso di emorragie interne o gravi complicazioni, le autorità di occupazione sono molto restie
concedere cure specialistiche, a meno che il/la detenuto/a non appaia fisicamente molto stremato/a o sofferente.
La Compagna Souna al-Rai, di Qalqilia è stata la detenuta palestinese da più tempo nelle carceri sioniste. Rilasciata dopo 12 anni di carcere il 26/09/2008. E' sorella del Martire Ibrahim al-Rai, membro del PFLP, ucciso dai servizi segreti sionisti il 13/Aprile/1988, durante l'interrogatorio nel quale si è rifiutato di fornire qualsiasi informazione, nonostante varie torture, tra le quali l'arresto della sorella Souna per oltre un mese.
Souna è stata accusata di un operazione militare fatta in nel 9 anniversario della morte del fratello nella quale ha ferito un soldato sionista al Ponte di Allemby (Al-Karama crossing). Ha passato molti anni in confinamento solitario (isolamento) nelle peggiori sezioni, senza poter ricevere visite.
Da quando aveva 16 anni, è attiva nel FPLP e nell'Union of Palestinian Women's Committees di cui è un eroina come Leila Khaled, Dalal al-Mughrabi, Shadia abu Ghazalah,e molte altre donne della Resistenza.
Oggi la detenuta palestinese da più lungo tempo nelle carceri sioniste è Eman Mohammed Hassan Ghazawi, arrestata il 3/08/2001 e condannata a 13 anni e 2 mesi, confinata a Ad Damon da 9 anni.
Aveva 33 anni al momento dell'arresto, è di Jenin e ha due figli piccoli. Soffre di dolori reumatici e gastrite e ha subito interrogatori durissimi per mesi.
Suo marito Shanir Barakat 'Ishsha, arrrestato cinque mesi dopo la moglie, è stato condannato a 20 anni.
Ma anche Amna Jawad Ali Muna, arrestata il 14/01/2001 e condannata all'ergastolo, non ha fatto che qualche mese in meno, ed è la seconda detenuta da più a lungo nelle prigioni ebraiche, e sicuramente la più combattiva e determinata, tanto da essere la rappresentante di tutte le detenute.
Attualmente è a Ad Damun.

01) Amneh Jawad Ali Mounah, detenuta dal 19/01/'01 (ergastolo). Di Gerusalemme, attualmente ad Ad Damun. E'la seconda donna da più lungo tempo nelle carceri sioniste. Meriterebbe un dossier tutto suo per quante cose ha subito


02) Abeer Isa Atef Amro, detenuta dal 22/02/'01 e condannata a 20 anni. Di Hebron, attualmente è a Ad Damun


03) Iman Mohammad Hasan Ghazzawi, detenuta dal 03/08/'01, mardre di due bambini (Samah di 9 anni e Jihad di 10 anni) ora 13 enni (2010). Condannata a 13 anni e 2 mesi e detenuta attualmente ad Ad Damun. Soffre di gastrite e di dolori reumatici. E' la detenuta da più tempo nelle carceri ebraiche, ha 33 anni e suo marito, Shaker Barakat Esheh (33), è stato arrestato il 10/8/2001, cinque mesi dopo la moglie e condannato a 20 anni. Quando è stata arrestata ha subito pesanti interrogatori a Ar Ramleh. Di Tulkarem, attualmente detenuta Ad Damun. Nonostante abbia ottenuto il permesso di poter vedere il marito ogni tre mesi, la decisione non è mai stata fatta rispettare


04) Ahlam Aref Shihadeh At-Tamimi, detenuta dal 14/09/'01 (16 ergastoli + 20 anni + 6 mesi).

E'di Ramallah e moglie di un Prigioniero politico palestinese, Nizar at-Tamimi, che deve scontare una condanna all’ergastolo. Attualmente detenuta a Ad Damun

05) Ibtisam Abdel-Hafith Faiz Issawi, di Gerusalemme, detenuta dal 04/11/'01 e madre di 6 bambini ora 15 enni. Condannata a 14 anni


06) Lina Ahmad Saleh Jarbuni, di Jenin, detenuta dal 18/04/'02. Condannata a 17 anni e detenuta a HaSharon


07) Sana’ Mohammad Husein Shehadeh, di Gerusalemme, detenuta dal 24/05/'02. Condannata a 3 ergastoli e detenuta a HaSharon


08) Qahira Said As-Sa’di, di Jenin, detenuta dal 30/05/'02, madre di 4 bambini, condannata a 3 ergastoli + 30 anni. Attualmente detenuta a HaSharon. Nawal Al Sa’ady, sua sorella (che ha visto due suoi figli, Ibrahim e Abdul-Karim, uccisi dai sionisti) è sposata con un detenuto della Jhad islamica. E' stata arrestata a un posto di blocco a Nablus e interrogata per 18 giorni il 10 Aprile 2009. Condannata a 6 mesi di Detenzione Amministrativa, che le è stata rinnovata per la terza volta (ora è libera). Suo padre e suo fratello pure si trovano in carcere


09) Ireena Buli Shuk Sarhan, detenuta dal 22/05/'02, madre di due bambini.

Condannata a 20 anni. E' di Deisha (Betlemme) e moglie di un prigioniero politico palestinese.
Attualmente detenuta a HaSharon

10) Du’a’ Ziad Jamil Al-Jayyousi, di Tulkarem, detenuta dal 07/06/2002. Condannata a 3 ergastoli + 32 anni. Attualmente detenuta a Ad Damun


11) Warda Abbas Abdel-Fattah Baqrawi, detenuta dal 16/10/'02 e condannata a 8 anni.

E 'di 'Arabeh vicino Nazareth e attualmente detenuta a HaSharon

12) Latifa Mohammad Mahmoud Abu Dira’, detenuta dal 08/12/'03, madre di 7 ragazzi 25 enni.

E' del campo profughi di Balata (Nablus).
Condannata a 24 anni ora si trova detenuta a HaSharon.
Considerata detenuta pericolosa, per i suoi numerosi tentativi di evasione, è stata più volte messa in isolamento punitivo, dove ha portato avanti diversi scioperi della fame vittoriosi

13) Amal Fayez Jum’a, detenuta dal 09/05/'04. Condannata a 12 anni.

E' del campo profughi di 'Askar (Nablus). Attualmente detenuta a HaSharon.
Soffre di Cancro all'utero, ed è stata detenuta in ospedale in condizioni che vi lascio immaginare (legata al letto, senza visite, con problemi di ogni tipo).
L'unico che potrebbe farle visita è il fratello, ma necessita di una sedia a rotelle che non ha

14) Reema Riyad Hasan Abu Arrazaq Daraghmeh, detenuta dal 28/07/'04.

Condannata a 25 anni. Attualmente detenuta a HaSharon

15) Mariam Salem Suleiman Tarabeen, di Jericho (Ariha), detenuta dal 24/01/'05.

Condannata a 8 anni. Attualmente detenuta a HaSharon

16) Wafa’ Samir Al-Lubs’, 26 di Jabalia (Gaza), detenuta dal 20/06/'05. Condannata a 12 anni.

Attualmente detenuta a Ad Damun. Per 6 mesi è stata separata dale altre detenute, e posta nella sezione delle criminali comuni. Il 17 Marzo 2010 la Corte di Petah Tiqva ha disposto la sua separazione per altri 3 mesi. E' di Gaza e non riceve visite.
Come risultato del suo interrogatorio, Wafa' ha perso un occhio

17) Futna Mustafa Khalil Abu Al-Aish, di Nablus, detenuta dal 21/07/'06.

Condannata a 15 anni. Attualmente detenuta a Ad Damun

18) Wurud Maher Qasim, di Tirah nei territori del 48 (triangolo), detenuta dal 04/10/'06.

Condannata a 6 anni. Attualmente detenuta a Ad Damun

19) Rawda Ibrahim Younis Habib, detenuta dal 20/05/'07. Attualmente sotto processo ma in detenzione a HaSharon. E' di Gaza


20) Nada Ata Saleh Derbas, detenuta dal 05/05/'07. Condannata a 6 anni. Attualmente detenuta a Damun. E residente a Issawiya (Gerusalemme)


21) Fatin Bassam Shafi’ Al-Saadi, detenuta dal 20/05/'08. Condannata a 8 anni. Attualmente

detenuta a Ad Damun. E' una cittadina Brasiliana palestinese, che vive a Jenin

22) Sanabil Nabigh Yousif Brik, detenuta dal 22/09/'08. Attualmente sotto processo ma detenuta a HaSharon. Il suo periodo di detenzione è stato esteso per la 40th volta.

Aveva 19 anni, è di Nablus ed è militante di Fatah

23) Hadija Abu 'Ayash, detenuta dal 22/01/'09. Condannata a 3 anni.

Attualmente detenuta a a HaSharon. E' del villaggio di Rahat nel Negev (Naqab)

24) Raja’ Al-Ghoul, detenuta dal 30/03/'09. Ricercatrice presso il Centro studi sui Detenuti diretto da Rifat Hamiduna, risiede nel campo profughi di Jenin.

E' stata precedentemente 4 anni in galera.
Ha 36 anni ed è sottoposta agli Arresti Amministrativi dal 25 febbraio 2010.
E' stata interrogata duramente prima a Salem e poi al Khishon (Jalame).
In seguito al suo sciopero della fame contro l'interrogatorio/tortura, è stata dopo 3 giorni trasferita a HaSharon e posta in Detenzione Amministrativa.
Soffre di problemi cardiaci alle coronarie e ipertensione, ma non riceve cure adeguate.
Ora si trova a Neve Tirza (Ramleh)

25) Randa Shehateet, detenuta dal 06/01/'09.

Condannata a 50 mesi di detenzione. Attualmente detenuta a Ad Damun.
Al suo arresto aveva 25 anni ed è del villaggio di Dura (Hebron)

26) Aisha Mohammad Abayat, detenuta dal 13/08/'09. Condannata a 3 anni di detenzione.

E' stata riarrestata a Betlemme, dopo che il 24/6/'08 era stata scarcerata, avendo scontato quasi 6 anni di carcerazione. La prima volta è stata arrestata quando aveva 15 anni e posta in isolamento nelle carceri di Jalama, Telmond e Ayalon più volte, anche in seguito di suoi numerosi scioperi della fame

27) Abir Mohammad Hasan Odeh, detenuta dal 09/07/'09. Sotto processo.

Attualmente a HaSharon. E'di Tulkarem. Ha 30 anni. E' stata condannata a 28 mesi e a 3000 shekel di multa. Avrebbe dovuto essere liberata, tre mesi dopo la sua scarcerazione invece è stata posta in detenzione amministrativa per 6 mesi.
Diverse volte è stata posta in isolamento nella prigione di Hasharon.
Due suoi fratelli sono stati uccisi e altri cinque si trovano nelle prigioni ebraiche

28) Nisreen Abu Zeinah, detenuta dal 18/08/'09. Sotto processo. Attualmente a HaDamun


29) Ghufran Zamel, detenuta dal 29/08/'09. Il 22 Marzo 2010, è stata condannata a 10 mesi di

carcere e una multa di 900 euro (3000 shekel). Ha 27 anni ed è laureata in economia.
Risiede nel campo profughi di el 'Ein nel distretto di Nablus.
Interrogata duramente al Petah Tiqva Detention Center, attualmente a HaSharon (Tel Mond).
Dopo il suo arresto è stata sottoposta a 12 giorni di continuo e violento interrogatorio, giorno e notte, privandola del sonno per tre giorni, e sottoposta a continue minacce, offese e pressioni psicologiche di ogni tipo

30) Suad Ahmad Abdel-Ra’ouf Nazzal, detenuta dal 22/08/'09.

Ex prigioniera, ha 25 anni ed è di Qalqilya. Interrogata al Kishon Detention Center (Jalameh)
è stata poi trasferita a Hasharon dove è attualmente detenuta. E' sotto processo

31) Hana Yahya Saber Shalabi, detenuta dal 14/09/'09. Di Burqin (Jenin) è stata arrestata il 14/09/2009. Interrogata pesantemente per 8 giorni al Kishon (Jalameh), dalle 15,30 alle 10 del mattino, in periodo di Ramadan, con offese e minacce sociali e sessuali, ha portato avanti uno sciopero della fame e della sete per tutta la durata dell'interrogatorio, anche perchè aveva perso la nozione del tempo. Trasferita poi a HaSharon, il 6/10/2009 gli sono stati notificati 6 mesi di arresti amministrativi


32) Sumoud Yaser Hasan Karajeh, di Safa (Ramallah), detenuta dal 15/10/'09. E' sotto processo


33) Nili Zahi As’ad Sa’id, detenuta dal 11/11/'09. E' sotto processo


34) Muntaha Khlaid Rashid Al-Tawil, detenuta dal 08/02/'10, madre di 4 ragazzi.

Condannata a 3 mesi di carcere. E' moglie del sindaco di Al Birè (Ramallah) e al suo arresto aveva 44 anni. Ora è agli Arresti Amministrativi. Lavora come attivista nella difesa dei diritti dei prigionieri politici palestinesi

35) Alia Abdel Majid Al Natsheh detenuta. E' sotto processo


36) Iman Nazal, di Qalqilya, detenuta dal 15 Marzo 2010


37) Ayshe Nazal-Sabri, di Qalqilya, detenuta dal 15 Marzo 2010


38) Salam Tsafi, detenuta dal 28 Marzo 2010. Arrestata al Qalandiya checkpoint (Ramallah)


Da ricordare che nel 1996, in seguito al Processo di Oslo, le donne prigioniere iniziarono uno sciopero della fame rifiutandosi di essere rilasciate in piccoli gruppi, sulla base del principio "nessuna pace senza la liberazione di tutte le prigioniere e dei prigionieri", venendo liberate tutte quattro mesi dopo.


In aggiunta alle prigioniere vive, i sionisti tengono in ostaggio anche i cadaveri di 7 altre donne martiri:


1) Dalal Said Mohammad Al-Mughrabi, martire l'11/3/'78

2) Darin Abu Eisheh, di Jenin, uccisa 17/02/'02
3) Zeinab Isa Abu Aalim, del campo profughi di Askar, Nablus, martire il 22/04/'04
4) Hanadi Tayseer Abdel Malik, di Jenin, martire il 04/10/'03
5) Wafa' Ali Khalil Idris, del campo profughi di Al-'Am’ari, Ramallah, martire il 21/1/'02
6) Ayat Mohammad Lutif Al-Akhras, del campo profughi di Dheisheh, Betlemme, martire il 29/03/'02
7) Hiba Azim Daraghmeh, di Toubas, martire il 19/05/'03

Come reazioni alle pacifiche proteste contro il muro a Bil’in, l'insegnante Abdallah Abu Rahmah, coordinatore del comitto popolare di Bil’in è stato arrestato nella tarda notte del 10/12/2009, a Ramallah, con una massiccia operazione di polizia dell'esercito sionista. Un raid precedente era avvenuto il 15 Settembre 2009 con altrettanta volenza, ma non venne trovato in casa.

Altri raid erano stati fatti a Bil’in per cercare di arrestarlo. Abdallah Abu Rahma, con gli abitanti di Bil'in, porta avanti da cinque anni azioni di resistenza nonviolenta contro la costruzione del Muro di Separazione, che ha sottratto ai Palestinesi del villaggio il 65% della terra coltivata.
Una notizia che mi rende molto felice, è quella che ho ricevuto il 13/01/20010 della liberazione
(alle 06 di mattina) di Jamal Juma’e di Mohammed Othman (Stop the wall) di Jayyus, arrestati entrambi per le proteste di Bil’in e detenuti senza accuse da settembre 2009 nel carcere di Huwara.
Purtroppo non è ancora stato liberato Abdallah Abu Rahmeh.
Sono diventati delle icone di quel villaggio.

I Tribunali Militari così come i centri di detenzione, peraltro, ad eccezione di uno, quello di Gerico, sono tutti situati oltre la linea verde, nei territori occcupati nel 1948, e tale circostanza costituisce anch’essa una violazione del diritto internazionale. L'assunzione di innocenza, in questi processi è solo pura illusione.

Gli art.49 e 76 della IV Convenzione di Ginevra, infatti, stabiliscono che i detenuti provenienti da
territori occupati debbano essere ristretti in carceri situati all’interno dello stesso territorio occupato, e non possano essere trasferiti in centri di detenzione situati all’interno del territorio della potenza occupante.
Questi diritti comprendono quello di avere, per esempio, un avvocato, di conoscere il motivo dell’arresto e, per la famiglia, quello di sapere dove è rinchiuso il proprio figlio; il diritto a un processo, a opporsi alle accuse, ad avere un contatto con il mondo esterno, a ricevere un trattamento umano.
Questa (ennesima) violazione del diritto internazionale da parte dell'entità sionista, ha pesanti conseguenze per quanto riguarda il diritto dei detenuti di ricevere visite, e quello dei familiari ad andarli a trovare. Spesso, infatti, alle migliaia di familiari, coniugi, parenti di Palestinesi incarcerati viene negato il permesso recarsi nei luoghi di detenzione, naturalmente per le solite, onnipresenti e non motivate ovvie ragioni di sicurezza. In questo modo a circa la metà dei detenuti sono impedite le visite.
Coloro così fortunati ad avere un permesso (la cui validità scade dopo tre mesi) possono visitare i parenti detenuti solo una volta ogni due settimane, per un periodo di 45 minuti, dopo essersi sottoposti a umilianti perquisizioni totali (ai posti di blocco, all'entrata del carcere, prima di entrare nella sala colloqui, e a volte la trafila si ripete di nuovo all'uscita). I colloquì avvengono con i vetri di separazione e i parenti possono comunicare solo attraverso il telefono.

Si arriva così ai casi limite quale quello riportato dal Comitato Internazionale della Croce Rossa (ICRC), di una moglie il cui marito è in prigione da ben 23 anni, costringendola tra l’altro a crescere da sola ben sei figli. La donna, fino a qualche tempo fa poteva visitare il marito due volte al mese, grazie ai programmi di visita gestiti dall’ICRC ma, a partire dal giugno del 2007, le autorità occupanti non le hanno più concesso di effettuare nemmeno una visita. Per motivi di sicurezza, ovviamente.


Poiché ogni persona al di sopra dei 16 anni ha bisogno di ottenere un permesso speciale per recarsi in a visitare il parente in carcere nei territori del 1948, (molto difficile da ottenere), questa incombenza ricade spesso sui bambini, che devono affrontare lunghi viaggi e l'esperienza di vedere e incontrare padre, fratello nonno in carcere, spesso senza possibilità di un contatto fisico.

Ciò solo grazie al Comitato Internazionale della Croce Rossa (CICR) che organizza i trasporti e i permessi, e inoltre noleggia a sue spese i bus necessari agli spostamenti. Un compito che se da una parte può essere visto come umanitario, certamente è complice nel mascherare la natura vessatoria di queste pratiche.
Sono più di 730 i soli detenuti originari di Gaza che non ricevono visite dei loro parenti e famigliari da oltre tre anni, come ha recentemente denunciato Christoph Harnisch, il capo della delegazione dell’ICRC.
In seguito al fallimento dei negoziati per la liberazione di Gilad Shalit, nel Marzo 2009, l'Amministrazione degli Istituti Penitenziari ha inoltre deciso di imporre ulteriori restrizioni alle visite, ai pacchi ricevibili, ai canali televisivi ricevibili, ai giornali e perfino ridotto l'orario di apertura degli spacci interni, da cui dipendono in gran parte i detenuti.

Le condizioni igieniche in cui si trovano i detenuti sono disastrose, è negato l'accesso a trattamenti sanitari adeguati, così come all'istruzione (una media di due ore la settimana di lezione, quando permesso, senza alcuna distinzione per classi e per età).

Il deliberato rifiuto di fornire visite specialistiche ai detenuti malati rientra nel tentativo di far sperimentare quella che i palestinesi chiamano "morte lenta intenzionale", tanto che chi si ammala è sempre molto a rischio di morte. Queste pratiche di abbandono sanitario sono una delle più schifose forme di tortura e pressione usate e la maggior minaccia alla vita di questi prigionieri (malati di cancro, affetti da insufficienza renale acuta, da patologie cardiache, da infarti, da diabete, infezioni, problemi di respirazione, infiammazioni, problemi alla pelle e alle ossa, problemi ai denti, alla vista e altro ancora..).
Le ragioni principali che portano a questi problemi sono legate agli interrogatori pesanti, alle torture, alle celle sporche, mal areate e piene di polvere, materassi e lenzuola sporche, cibo inadeguato.
Sono 16 i prigionieri palestinesi malati di cancro, 160 che hanno problemi cardiaci, 80 diabetici, 18 paralizzati, 2 non vedenti, decine rimasti andicappati come conseguenza dell'arresto e delle ferite subite, 12 soffrono di Hemiplegia, 40 soffrono di problemi psichici e mentali.
A ciò aggiungasi la totale mancanza e/o la pessima qualità del trattamento sanitario fornito ai 7000 palestinesi detenuti, uomini e donne, che necessiterebbero di cure mediche e di assistenza adeguate.

Le leggi internazionali parlano con chiarezza della necessità di prestare cure mediche ai detenuti: gli articoli 91 e 92 della Convenzione di Ginevra richiedono che in ogni prigione sia presente un’infermeria adeguata, diretta da un medico specializzato, dove i detenuti possano ricevere le cure gratuitamente. Ai prigionieri devono essere garantiti controlli medici almeno una volta al mese. Essi hanno inoltre diritto all’alimentazione, all’igiene, e, almeno una volta all'anno, a esami radiografici.

Lo Stato Ebraico detiene oltre 1600 detenuti malati o disabili, che ritiene schifosi criminali da lasciare morire nel loro schifo di celle.

Il prigioniero Rajay ‘Abd al-Karim al-Haddad (29 anni), di Gerusalemme, è stato invece trasferito

all’ospedale ar-Ramleh perché in coma: la direzione non gli aveva garantito le cure mediche necessarie per i calcoli ai reni di cui soffre.
Ibrahim ‘Abd al-Qader ash-Shaikh (40 anni), di Ramallah, condannato a 10 anni, è rinchiuso nel reparto 4B della prigione del Negev (Ansar3) e soffre di ostruzione alle arterie: la direzione dello stabilimento non gli ha ancora fornito le cure idonee, nonostante abbia già avuto tre infarti.
Hani Mahmud Zalaf (28 anni), di Qalqiliyah, rinchiuso anche lui nella prigione del Negev, necessita di un trapianto di cornea a entrambi gli occhi, altrimenti potrebbe perdere la vista.
Fayez ‘Abd al-Mahdi Zaidat, di Hebron, malato di cancro in fase avanzata, con un tumore ormai diffuso in tutto il corpo, mentre aspetta il rilascio per motivi di salute (rifiutatogli) lotta contro la morte.

Dalle mie informazioni i dati dicono che ci sono in carcere:

16 Prigionieri malati di cancro
160 soffrono di problemi cardiaci e di pressione
80 soffrono di diabete
12 soffrono di Hemiplegia
40 soffrono di problemi mentali e psicologici

Le celle sono ammuffite, umide, i tetti non proteggono dalla pioggia dell’inverno e lasciano filtrare acqua, manca il riscaldamento o funziona male, a volte manca l'acqua, scarafaggi e insetti infestano anche i vestiti.

I problemi ginecologici sono molto diffusi, a causa della mancanza di igiene e di medicine.
Le cause principali della diffusione delle malattie sono la sporcizia, la presenza di insetti e di topi.
La mancanza di igiene, in particolare, aiuta la diffusione delle malattie della pelle. Le finestre sono coperte da lamiere o reti che non ne consentono l’apertura, con la conseguenza che i prigionieri, specie quelli in isolamento soffrono per la mancanza d’aria; durante il giorno non c´è illuminazione, con l’arrivo della stagione invernale si diffonde l´umidità minacciando la loro salute con malattie articolari e reumatismi; anche il caldo estivo è insopportabile per la carenza di una idonea aereazione.
Spesso viene vietato ai detenuti di ricevere le lettere dei loro famigliari, le quali arrivano tramite la Croce Rossa e gli avvocati, nessuna carcerato riceve ormai una lettera da mesi, è diminuito l’arrivo di libri, da tre a due, e i libri nuovi vengono consegnati solo dopo aver fatto uscire quelli vecchi.
La qualità dei pasti offerti loro è talmente scadente che essi sviluppano diverse malattie attinenti al cibo, come anemia e malnutrizione, oltre a frequenti cali della vista.
Questi ultimi sono dovuti al fatto che alcuni di loro passano dai cinque ai sette anni in stanze piccole e strette, che non permettono ai loro occhi di catturare niente che abbia una distanza maggiore a due metri.

La diffusione di malattie tra i detenuti è un fenomeno comune, associato alle condizioni malsane ed al trattamento inumano subito nelle celle d’isolamento e non solo. La salute fisica e mentale di alcuni di loro è peggiorata, in seguito allo sviluppo di patologie critiche come la polmonite e disturbi psichici vari. Oltre a ciò, la negligenza del medico del carcere, la prescrizione di antidolorifici (Alkamol) per qualunque caso di malattia e la scarsa attenzione per i casi gravi sono tutti elementi di un atteggiamento consolidato da decenni nelle prigioni ebraiche. Le aggressioni notturne e le spedizioni di ricerca accompagnate da percosse e da violente oppressioni da parte delle squadre di sicurezza dell’occupazione generano una forte indignazione nei detenuti.


I dottori che lavorano nelle prigioni ebraiche sono gli unici al mondo che curano ogni malattia con una pastiglia di paracetamolo (Alkamol) e un bicchiere d’acqua: il risultato, facilmente prevedibile è che sei prigionieri palestinesi solo nel 2007 sono morti per evidenti mancanze di cure, cifra ragguardevole visto che dal 1967 i detenuti lasciati morire o assassinati dalle forze speciali all'interno delle prigioni sono 198: 70 uccisi dalle torture, 68 uccisi intenzionalmente, a sangue freddo, 46 morti per mancanza di cure mediche, l'ultimo dei quali è Raed Muhammad Ahmad Hammad, 30 enne, di al-Ezariyya (Bethania,Gerusalemme) morto in isolamento nella prigione di Eshel/Bersheva (nel Negev) nella giornata del Prigioniero palestinese (prima di lui era morto Mohammad ash Ashqar).

Per non contare quelli morti poco dopo la scarcerazione, i quali non fanno evidentemente notizia.

Alla maggior parte di loro è negato il diritto di vedere le loro famiglie durante gli orari di visita,

quelle rare volte che le visite sono possibili, ed è vietato che essi si scambino prodotti alimentari,
costringendoli a acquistarli dal chiosco del carcere a prezzi irragionevolmente alti, dal momento che il prezzo di un litro di olio è di 40 shekel (più di 6€).
La direzione della prigione non permette al detenuto di ricevere soldi se non dalla famiglia, e per una somma che non deve superare i 300 Shekel (55 €): questo sempre che alle famiglie sia concesso di visitare i loro figli. I soldi sono comunque pochi in confronto ai costi dello spaccio della prigione.
Le autorità della prigione hanno proibito lo scambio di prodotti necessari tra i prigionieri sottoposti ad isolamento, mentre i carcerieri si spingono fino all’estremo nel maltrattarli. Il detenuto Mazen Malssa è stato punito per aver cercato di passare un tappeto da preghiera al detenuto Ibrahim Hamed. Mazen è stato mandato nella sezione punizioni (chiamata Snuk) e gli è stata comminata una multa di 200 Shekel.
Le autorità del carcere cercano inoltre di aggravare l’agonia dei prigionieri costringendoli a condividere la cella con criminali comuni ebrei, che sono diventati una fonte di sofferenza aggiuntiva per loro, poiché si comportano in maniera impropria ed usano un linguaggio volgare nei loro confronti.

Le misure arbitrarie per allungare le detenzioni e impedire le scarcerazioni sono numerose.

Per esempio è stata rinnovata la detenzione amministrativa, per la seconda volta, di altri sei mesi, a due minorenni: Salwa Saleh (16 anni e mezzo) e Sara Sayuri (17 anni) di Betlemme, ora libere.
Il tribunale ebraico sionista ha rifiutato la scarcerazione di Zahur Hamdan (42 anni) di Nablus, affetto da varie patologie, e di Falastin Najm (20 anni) di Nablus, nonostante abbiamo scontato due terzi della condanna in base alla legge "Shalish" applicata nelle prigioni, e hanno prolungato l´arresto amministrativo di altri sei mesi a Khulud al-Masri, consigliera comunale di Nablus.
Hanno inoltre condannato, in maniera arbitraria, la detenuta Hiba As´ad an-Natshah (18 anni), di Hebron, a 40 mesi di detenzione e a una sanzione di 2000 shekel, e condannato Rojina Riad Janajra, di Nablus, a 3 anni (lo stesso giorno della sua liberazione mi sembra); hanno aggiunto altri 16 mesi alla condanna di Hiyam Ahmad al-Bayed (20 anni), del campo profughi al-Jalazon, in provincia di Ramallah, a seguito del ricorso presentato dai servizi segreti sionisti, nel quale si fanno scudo del ritrovamento di un dossier segreto sulla detenuta. La sua condanna è salita così da 24 a 40 mesi.

Oltre a ogni tipo e grado di tortura fisica e psicologica, le autorità dell'entità sionista permettono l'utilizzo crescente della detenzione amministrativa, una vera e propria infamia dalla quale non ci si può difendere, anche perchè non si è accusati di nulla, non ci sono processi, non si ha diritto a avvocati, ne visite, ne telefonate. Sepolti vivi, i più fortunati per mesi (è rinnovata di sei mesi in sei mesi in modo totalmente arbitrario, senza avere la possibilità di sapere quanto sarà lungo il periodo di detenzione complessivo), i meno per decine di anni senza che l’<<imputato>> compaia mai davanti a un tribunale, semplicemente sulla base di una procedura di sicurezza, che prevede la detenzione su segnalazione proveniente da qualche servizio di sicurezza dell’occupante (GSS, Shabak).

I palestinesi sottoposti a questo provvedimento variano molto durante l'anno, tra i 300 e i 1400, con una media che si aggira sui 700 annuali, ma attualmente 278.
Questa e solo una delle molteplici punizioni collettive che l'occupante infligge alla popolazione palestinese.

Isolamento e confinamento solitario:


L’amministrazione del carcere applica delle misure punitive spietate quando questi sono mandati nello "Snuk”, una stanza di 180x150 cm, dove non si dispone di uno spazio sufficiente per dormire o pregare e dove vengono forniti soltanto un materasso da buttare a terra e due contenitori: uno per l’acqua da bere e l’altro per l’urinazione.

Le autorità impediscono anche che i prigionieri vengano visitati dai loro avvocati, negando la presenza del detenuto in cella. In alcuni casi, i detenuti in isolamento hanno apertamente lanciato degli scioperi della fame, sperando di liberarsi del confino solitario e unirsi agli altri carcerati delle sezioni aperte.
Nelle celle di isolamento si finisce per i motivi più pretestuosi, per qualsiasi motivo reale o apparente, per essere rimasto in bagno un minuto in più di quanto concesso, per aver risposto male, per aver protestato contro soprusi dell'amministrazione, per aver rifiutato il cibo, etc, etc.
Le autorità ebraiche forniscono giustificazioni fuorvianti per la loro politica dell’isolamento, sostenendo che i prigionieri ai quali è indirizzata sono pericolosi e hanno condotto operazioni militari aggressive, o che sono caratterizzati da una fama di capi, da conoscenze più ampie e da esperienze profonde, che rischiano d’influenzare il resto dei prigionieri, o inventandosi pretesti di ogni genere, come lo stabilirsi di contatti o il passaggio di informazioni tra i detenuti.

I palestinesi attualmente in isolamento sono:


01)Ahmad Sa’dat

02)Yehya As-Sinwar
03)Thabet Merdawi
04)Hasan Salameh
05)Ahmad Al-Mughraby
06)Abdallah Al-Barghouthi
07)Mohammad Jamal An-Natsheh
08)Ibrahim Hamed
09)Mu’taz Hijazi
10)Jamal Abul-Haija
11)Mahmoud Issa
12)Saleh Dar-Musa
13)Hisham Ash-Sharabaty
14)Muhawish Ne’mat
15)Atweh Al-Amour
16)Iyad Abu Hasnah
17)Muhannad Shreim
18)Ahed Ghalmeh
19)Wafa’ Al-bis

Mu’taz Hijazy è in isolamento da ormai 8 anni, Jamal Abul-Haija, Ahmad Al-Mughraby e Hasan Salameh da 5 e Ahmad Sada'at ne ha passati già 4.

Le celle di isolamento di solito sono grandi 1.8m x 2.7m, incluso il WC. Sono costantemente illuminate, poco ventilate, con finestre a bocca di lupo, in sostanza quasi senza spazio per movimenti.
Ahmad Sadat si trova in confino isolato, in una cella di 3x3,5 m dotata di una turca, una doccia e una finestra di 50x100 cm, coperta da reti metalliche, da cui non entra ne luce ne aria fresca.
Può ricevere solo pochi libri e giornali, dato che solo Al Quds è disponibile gratis, e gli altri richiedono un suo abbonamento. Ha un ora d'aria al giorno che passa isolato dai detenuti, con mani e piedi legati da catene e con le guardie intorno. Le sue carte vengono spesso confiscate, sia durante i trasferimenti che durante le perquisizioni, così pure il televisore comperato in carcere che trasmette solo pochi canali, quasi tutti in ebraico.

Questa la qualità del regime carcerario e il rispetto dei diritti umani che l’occupante riserva ai Palestinesi catturati nel corso delle gite quotidiane nei Territori occupati. Se consideriamo che almeno 800.000 palestinesi, dal 1967 ad oggi, su una popolazione di 3 milioni e mezzo, ha trascorso parte della sua vita nelle carceri dell’occupante (si tratta del 20% della popolazione palestinese, quindi attorno al 40/50% dei giovani palestinesi), non riesce difficile capire da dove nasca l’odio e il risentimento nei confronti di chi li occupa, e senza nemmeno toccare tanti altri aspetti che li fanno infuriare ancora di più.


Le manifestazioni settimanali di Bil'in contro il muro che ha separato la popolazione dalle terre coltivabili ha portato in questi anni a diversi morti e numerosi arresti. Gli abitanti hanno anche vinto un ricorso alla Corte Suprema Sionista che ha dichiarato l'illegittimità del tracciato, ma la sentenza non è stata eseguita e le proteste continuano.

Un ragazzo di 14 anni, prelevato da uomini in borghese presso la propria abitazione alle 4 di notte, spruzzato con il gas sulla faccia, colpito più volte anche quando era in terra, e durante gli interrogatori, costretto a firmare una confessione in ebraico (come la gran parte degli arrestati); è stato condannato a 4 mesi e mezzo di reclusione per aver lanciato un sasso nella direzione del muro, senza neppure colpirlo. Durante la detenzione gli è stato consentito di vedere i genitori solo per due volte.

Ad Hebron una famiglia composta da sei fratelli, tutti minorenni, Fida’, Tahrir, Hanin, Mohammad, Baha’, Jihad e Saraya, il più piccolo di 4 anni, i cui genitori sono entrambi trattenuti in detenzione amministrativa (disposta per motivi di "sicurezza" per la durata massima di sei mesi prorogabili per un numero indefinito di volte) da oltre tre anni. Vivono con la nonna materna, e hanno visto i genitori pochissime volte. Vivono con un sussidio dell'Anp di 300 euro mensili,ed hanno smesso di andare a scuola.

L'entità sionista ha offerto alla madre, Noura al-Hashlamon, 37 anni, la libertà se si fosse Trasferita in Giordania, ma ha preferito il carcere piuttosto che abbandonare la propria terra e dice di aver rifiutato l'offerta in quanto "illegale" e "in violazione del diritto internazionale".
La signora si trovava in "detenzione amministrativa", senza capi di imputazione e senza processo da quando è stata sequestrata nella metà del 2006.
Per 33 giorni nel 2007 ha portato avanti uno sciopero della fame a oltranza che le ha procurato il ricovero in ospedale. Nel febbraio 2008 per oltre 4 settimane ha ripreso lo sciopero della fame, finendo di nuovo in ospedale per l'alimentazione forzata dopo essere stata trasferita in isolamento nel carcere di Ramle dove le è stato proibito persino di cambiarsi i vestiti. Nel marzo 2008 ne ha iniziato un altro, durato quasi un mese.
Complessivamente, ha ricevuto 9 proroghe alla sua prigione amministrativa, perdendo peso e vedendo la sua salute peggiorare. Noura ha fatto sapere che continuerà lo sciopero della fame fino a quando potrà fare ritorno dai suoi sei bambini, e solo grazie alla sua lotta prima della fine del 2008 è stata infine liberata. Del marito non ho notizie.

Come si può facilmente intendere, le condizioni igienico, sanitarie e alimentari in cui vivono i prigionieri sono perlopiù molto difficili e a ciò si aggiungono i continui soprusi per futili motivi (perquisizioni – anche corporali - per i motivi più stupidi con distruzione degli effetti personali, continui controlli notturni con privazione del sonno, blocco delle visite, della posta, dei pacchi, pestaggi, isolamento per lunghi periodi, infami nelle celle, sovraffollamento, cibo poco e di qualità scadente, insulti e aggressioni ogni volta che escono per andare in tribunale, per le visite o per passare da un reparto all’altro, prezzi triplicati negli spacci e divieto di introdurre alimenti nelle prigioni quando gli stessi prodotti sono in vendita negli spacci delle prigioni, etc.) e le continue violenze a cui sono sottoposti assieme ai loro famigliari (imprigionano moglie e figli per porre pressioni sui detenuti).


Nel mese di Ramadan la quantità di cibo fornita ai detenuti è sempre molto scarsa e di cattiva qualità, privo di importanti sostanze nutritive, questo in violazione sia agli standard della Croce Rossa