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Intrigo internazionale. Perchè la guerra in Italia. Le verità che non si sono mai potute dire

di Raffaele Morani - 07/09/2010


L’Italia è stata per decenni un luogo di scontri durissimi e sanguinosi, un luogo colpito dal terrorismo e dalla “strategia della tensione”. Un Paese che per la sua posizione geografica di confine tra i due grandi blocchi, tra l’Est e l’ Ovest, si è trovato ad essere funestato dalla violenza politica e dal terrorismo con centinaia di morti e migliaia di feriti. Lo scenario entro cui questi fenomeni sono stati finora descritti, con protagonisti soprattutto “interni”, con stragi di Stato e fasciste compiute per bloccare l’avanzata elettorale del più grande partito comunista d’occidente, ed il terrorismo di sinistra come reazione di alcuni alla strategia delle bombe, spiega veramente tutto in maniera chiara ed esauriente?

Il recente libro intervista del giornalista Giovanni Fasanella al magistrato Rosario Priore dal titolo Intrigo Internazionale (Ed. Chiarelettere), ricostruisce invece uno scenario internazionale inedito per spiegare il terrorismo e la strategia della tensione in Italia, cercando di andare oltre quello che hanno stabilito le sentenze, che hanno colpito la manovalanza (anche se non sempre), senza mai scoprire il livello più alto dei responsabili. Il sottotitolo del libro: Perché la guerra in Italia. Le verità che non si sono mai potute dire, suggerisce sin dall’inizio le tesi dei due autori, un giornalista e sceneggiatore autore di molti libri sui misteri d’Italia (Segreto di Stato, Che cosa sono le BR, La guerra civile) ed un magistrato che ha seguito per un trentennio molti casi di violenza e terrorismo interno ed internazionale (Autonomia Operaia e l’eversione nera, il Caso Moro, la strage di Ustica, l’attentato a Giovanni Paolo II e gli attentati palestinesi in Italia).

Lo scenario per spiegare gli anni settanta, il nostro decennio insanguinato, secondo i nostri due autori è uno scenario dove eravamo in guerra senza saperlo, dove il rapporto privilegiato dei governi italiani col regime libico di Gheddafi, la lotta per il controllo del Mediterraneo e delle fonti energetiche hanno messo il nostro Paese in una situazione di conflitto con Francia e Gran Bretagna che avevano altri interessi nell’area, mentre all’ Est la Cecoslovacchia e la Germania Orientale avevano altri vantaggi nell’alimentare il terrorismo in Italia.

Scopriamo così che una possibile pista per la strage di Piazza Fontana a Milano del 1969, dovrebbe quindi essere cercata nella reazione degli inglesi alla scelta italiana di sostenere il golpe di Gheddafi di pochi mesi prima, mentre l’abbattimento del DC 9 a Ustica nel 1980 sarebbe il frutto di un maldestro tentativo dei francesi di abbattere l’aereo di Gheddafi, «e di dare anche una lezione all’Italia, per i rapporti privilegiati intrattenuti con Tripoli», mentre i rapporti internazionali delle Brigate Rosse, con altre organizzazioni e gruppi come il centro Hyperion a Parigi e soprattutto coi servizi segreti dei Paesi comunisti, Cecoslovacchia e Germania Est in primis, potrebbero dare nuove risposte all’esplosione del terrorismo in Italia (unico paese del modo occidentale che vide la presenza di terrorismo e anche della violenza politica in quelle dimensioni).

Regie occulte e conflitti internazionali che operarono sul suolo italiano fino a colpire duramente il nostro Paese, e che erano a loro volta indicibili a causa della ragion di stato.

Il merito dei due autori è senz’altro quello di spostare l’attenzione dagli scenari fin qui conosciuti, porre domande e fornire possibili risposte ad alcuni importanti misteri d’Italia, che sono tutt’altro che chiariti, o che in caso di sentenze di condanna dei colpevoli presentano significative zone d’ombra. Ormai, a così tanti anni di distanza da quei fatti, con il crollo del muro di Berlino e l’apertura di numerosi archivi, sarebbe l’ora di  andare oltre la vulgata ed i luoghi comuni fin qui seguiti, per capire veramente il nostro passato e cercare di avvicinarsi alla verità.

Mi lascia invece perplesso lo scenario suggerito dal libro in cui calare la stage di Bologna del 2 agosto 1980. Sono anch’io convinto che non si tratti di una strage fascista e che la sentenza di condanna di Fioravanti, Mambro e Ciavardini sia piena di elementi contradditori, ma liquidare la questione come una reazione all’arresto di 3 esponenti dell’ Autonomia Operaia romana ad Ortona che trasportavano due missili destinati alla resistenza palestinese del FPLP, senza presentare altri elementi e tantomeno prove, lascia una sensazione di vuoto. E’ un elemento lanciato lì, senza essere approfondito ulteriormente, che sembra fare il paio con la rivelazione di qualche anno fa di Cossiga che, senza fornire alcun elemento di prova, parlò di un trasporto di esplosivo “andato male” da parte della guerriglia palestinese. Inoltre, nel delineare gli scenari internazionali alternativi a quelli individuati dalla magistratura, per spiegare i nostri anni di piombo e le stragi, gli stessi Fasanella e Priore in uno dei capitoli iniziali del libro descrivono ampiamente come il governo israeliano, alleato di ferro degli Usa, molto più dell’Italia, fosse alquanto infastidito dalla politica filoaraba, o comunque di buon vicinato coi Paesi arabi, tenuta tradizionalmente dai governi italiani, in particolare da Aldo Moro. Addirittura “sappiamo che il Mossad (il servizio segreto israeliano) contattò le Brigate Rosse di Renato Curcio e Alberto Franceschini offrendo appoggi in cambio semplicemente della loro esistenza. Agli israeliani bastava che le BR agissero. Perché mantenere l’Italia in uno stato di continua fibrillazione interna significava indebolirla agli occhi degli Stati Uniti.” Offerta rifiutata da Curcio e Franceschini, “ma non sappiamo se lo stesso abbiano fatto i loro successori.” Uno scenario che andrebbe un minimo approfondito, senza dimenticare, ma nel libro purtroppo non se ne trova alcun accenno, che fu il Mossad molto probabilmente (secondo Cossiga senza ombra di dubbio) nel 1973 ad abbattere Argo 16, un aereo militare italiano uccidendo così i quattro membri dell’equipaggio, perché l’aereo aveva riportato in Libia dei guerriglieri palestinesi che preparavano un attentato alle linee aeree israeliane in Italia. Quasi come se ci fossero “verità che non si sono mai potute dire” e di cui si sta giustamente iniziando a parlare, ma alcune di queste possibili verità sembrano ancora un tabù di cui non si può ancora parlare.