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Prostitute

di Andrea Marcon - 07/09/2010







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Povera Carla Bruni. Il passaggio da fotomodella coccodè a first lady si poteva anche accettare, del resto da un personaggio tutta immagine-niente sostanza come Sarkozy ci si può aspettare simili scelte in materia di donne. Ma che queste ex veline, non appena conoscono i fasti della celebrità politica, si ergano anche a paladine dei diritti delle donne e passino dal trombare al tromboneggiare è veramente un’abitudine insopportabile. E se una Carfagna fino ad oggi l’ha passata liscia, Carla Bruni (per questo, appunto, “povera”) pare sia stata pesantemente attaccata da un quotidiano iraniano per il suo appello contro la lapidazione dell’adultera Sakineh.
Se volessi fare il “politically correct” dovrei subito precisare che, per carità, noi non siamo favorevoli alla lapidazione e neppure alla condanna delle adultere, che i diritti delle donne vanno rispettati, che la discriminazione nei loro confronti è odiosa e bla bla bla.
Mi/vi risparmio questi preamboli perché, sinceramente, di Sakineh non me ne frega niente, come non frega niente a Carla Bruni e a tutti gli altri milioni di ipocriti o idioti che hanno sostenuto l’appello contro la sua lapidazione. Non può esistere un reale interesse o un vero dolore nei confronti di una persona che non si conosce minimamente, lontana migliaia di chilometri e goccia nel mare delle infinite morti e ingiustizie che affliggono il nostro pianeta.
La battaglia e l’interesse, tuttalpiù, sarebbero contro la pena di morte o la difesa dei diritti delle donne e la firma di un appello, preferibilmente su Facebook, il modo migliore e più facile per sentirsi autore di una buona azione. Poi magari il proprio vicino di casa picchia la moglie a sangue tutti i giorni ma non ce ne frega niente.
E, allora, se il nocciolo della questione non è la persona Sakineh ma quello che rappresenta, possiamo tranquillamente affermare che la presunta (perché sappiamo tutti l’attendibilità di certe traduzioni) accusa di “prostituta” rivolta a Carla Bruni da parte del giornale iraniano è da criticare solo perché pecca in difetto: prostituta (intellettualmente, il che è infinitamente peggio che fisicamente) non è solo Carla Bruni ma anche ciascuno di coloro (e sono decine di migliaia, potenzialmente milioni) che sostengono questa battaglia per salvare la giovane iraniana.
E’ infatti evidente che si tratta dell’ennesimo, penoso e vergognoso pretesto per attaccare l’Iran e preparare il terreno mediatico a quell’attacco militare che USA e Israele pianificano da anni. Lo spauracchio nucleare, la demonizzazione in chiave nazista di Ahmadinejad, le inverosimili accuse di brogli in occasione delle elezioni di quest’ultimo e il conseguente ipocrita sdegno per l’ingigantita repressione degli oppositori al “regime” evidentemente non sono bastate, ci voleva anche il pietoso caso umano dell’innocente da salvare dai barbari. E gli appelli per tutte le adultere condannate alla lapidazione in Arabia Saudita? Ah già, non si possono salvare tutti, meglio lasciar stare gli amici dell’Occidente.
Qualcuno obietterà: non tutti i sostenitori dell’appello per Sakineh sono prostitute intellettuali, la maggior parte sono persone in buonafede ingannate dalla propaganda di regime (quello vero, il nostro). Probabile, ma non li giustifico. Invece di scrivere stronzate su face book usino internet per informarsi. Oppure tornino ai propri affari, se sono donne magari spendano il loro tempo a tradire i mariti. In Iran, possibilmente.