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L'11 settembre 2010 è passato

di Giacomo Consalez - 13/09/2010

 

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Tra un anno, e verosimilmente tra l'oblio e il disinteresse generale, celebreremo il decimo anniversario di una delle più spaventose tragedie degli ultimi secoli. Il tutto iniziò con alcuni aerei dirottati da aspiranti piloti di Cessna inetti e falliti che si dà il caso fossero anche militanti di un'organizzazione terroristica islamica potentissima guidata in remota da un genio del male alloggiato in una caverna supertecnologica in Afghanistan. Questo paese, come tutti sappiamo, rappresenta la punta di diamante della tecnologia a livello planetario (certamente quanto a tecnologia cavernicola).
 Bene, questi audaci kamikaze, dopo avere ingaggiato una lite furibonda per questioni di parcheggio in un silos dell'aeroporto di Boston e avere lasciato nel baule dell'auto una valigia, presto ritrovata, con una descrizione di tutto il loro complotto fin nei minimi dettagli, presero possesso in volo di una serie di aeroplani di linea che dirottarono pilotandoli con assoluta maestria, diversamente dai Cessna. Per soggiogare i passeggeri, i loro complici brandivano temibili pinzette per le ciglia, e si sa che un integralista islamico con una pinzetta per le ciglia è un'arma letale deambulante. E poi l'aereo non era occupato da una comitiva di rudi pecorai del Sulcis, ma da un'intera carlinga di mitissimi passeggeri americani.
 Una volta dirottati gli aerei, costoro spensero i transponders e scorrazzarono indisturbati per i cieli americani per ore, letteralmente, sottraendosi, grazie ad un'ardita rotta rettilinea, all'intercettazione da parte della più potente difesa aerea del mondo che era però impegnata a giocare a Tetris sotto la guida di Dick Cheney, il quale è talmente appassionato a questo gioco che diede ordini precisi di adottare una strategia attendista. Infatti attese che gli aerei dirottati centrassero le torri gemelle.
 Avvenuto lo schianto, di lì a poco le torri gemelle crollarono, in barba a tutti i principi della fisica che escludono la compenetrazione dei solidi. Infatti, pur potendo flettersi da un lato o dall'altro verso il vuoto, preferirono sgretolarsi afflosciandosi in modo perfettamente rettilineo e ad una velocità prossima a quella della caduta libera, mentre frammenti di muri, mobili, cemento armato e ossa umane venivano proiettate a decine e decine di metri verso l'esterno come spinte da una serie di esplosioni ben sincronizzate, di cui si osserva anche traccia nei filmati.
 Come dicevo due aerei, tre torri. Strike. Certo, la terza torre aveva avuto degli incendi al suo interno, ma nessuna torre crolla sgretolandosi e afflosciandosi ad una velocità prossima a quella della caduta libera a causa di qualche falò ai piani alti. Purtroppo però l'ultimo aereo, quello degli "eroici passeggeri in rivolta", era stato probabilmente abbattuto da un jet militare insubordinato (oppure i comandi a distanza si erano guastati) e quindi non era riuscito a centrare la torre. Poiché pareva brutto applicare una disparità di trattamento, la terza torre (WTC7) decise di crollare con le stesse modalità delle altre. Per evitare inutili discussioni, nessuno dei media mondiali accennò più alla terza torre, ed oggi 9 New Yorkers su 10 ignorano che in quel giorno fatale crollarono tre torri e non due.
 A seguito dell'impatto degli aerei (purtroppo solo due), l'incendio che colpì le torri fu terribile, sprigionando temperature tali da liquefare l'acciaio del cemento armato e produrre una istantanea implosione, descritta poco sopra. Però, in tanta calura, fu risparmiato il passaporto del capofila della squadriglia di spietati kamikaze. Infatti questo passaporto era prodotto con un materiale altamente termoresistente e ignifugo: la carta. Cadendo lemme lemme dalla tasca del terrorista fuori dall'aereo esploso contro il palazzo, il passaporto pressoché intatto finì in cima alle macerie, che pure sarebbero crollate mezz'ora dopo l'impatto. Saranno state le correnti ascensionali. Ritrovato da un agente della CIA, fine osservatore, il passaporto fornì la prova definitiva e inconfutabile del fatto che il complotto era stato ordito dal cavernicolo afgano e dai suoi spietati sodali.
 Grazie a questa evidenza incontrovertibile, l'inchiesta fu chiusa in fretta e furia non prima che fosse consultato un pannello di ingegneri che intrattenevano costruttivi rapporti con Bush, Rumsfeld e Cheney, e che raggiunsero ben presto un verdetto unanime su come tutto l'accaduto corrispondesse integralmente alla versione ufficiale. Benché 2 anni fa un team di scienziati scandinavi abbia trovato numerose tracce di nanotermiti ad altissimo potenziale nella polvere di Ground Zero, nessuno che non voglia passare per pazzo ha mai più osato disputare le conclusioni di quel consesso di grandi menti.
 Di lì a poco, le macerie di Ground Zero furono spedite frettolosamente in Cina e in India.  Perché no? A me sembra la destinazione più naturale, dopo tutto il New Jersey è un paradiso naturalistico e le macerie sarebbero state un pugno in un occhio. A questo punto l'amministrazione Bush decise di farla pagare ai talebani dell'Afghanistan, complici del supercavernicolo, attaccando l'Iraq, il cui dittatore, un satrapo sanguinario, poteva essere bollato con molti epiteti tutti meritati, ma non certo con quello di estremista islamico. D'altro canto, distando Baghdad non più di 2500 chilometri in linea d'aria da Kabul, la scelta apparve alquanto ovvia. È un po' come se per rappresaglia contro la Francia si attaccasse la Bielorussia: in prima approssimazione può andare bene.
 Negli anni successivi gli esportatori di democrazia e i loro sostenitori petrolieri texani fecero affari per miliardi e miliardi di dollari, mentre, a causa  dei costi immensi della guerra, l'economia sprofondò  in un fosso di debito pubblico trilionario da cui gli Stati Uniti e il resto del mondo non si sono mai più sollevati. Ma a nessuno di noi, dicasi nessuno, è dato di dubitare della versione ufficiale dei fatti, né delle motivazioni filantropiche dei promotori dell'esportazione democratica. Infatti dubitarne ci coprirebbe di ridicolo, e non renderebbe giustizia al nostro ruolo designato di sei miliardi di trangugiatori di menzogne del potere e dei media globali.
 Avanti così.