Il latte di pecora ormai costa 65 centesimi, meno di una tazzina di caffè, mentre il pecorino che i pastori sono costretti a svendere all’ingrosso a 4 euro al chilo, in Canada viene rivenduto a 44 euro nei supermercati. Grande distribuzione globalizzata: è la croce che affligge i pastori sardi, scesi in piazza per inscenare una fortissima protesta. In tutta l’isola, c’è un solo pastore al riparo dalla catastrofe: si chiama Emilio Concas e da quarant’anni alleva pecore nelle campagne di Gergei, nel Sarcidano, tra Cagliari e Nuoro. «Il forte deprezzamente del latte avrebbe costretto anche me a pensare di chiudere, ma abbiamo avuto un’idea: vendere il formaggio direttamente ai consumatori».

L’idea si chiama “Sardinia Farm” e risale al 2005, quando Emilio Concas e la sua famiglia (la moglie Franca e i figli Maria Rita, Antonella, Giuseppe ed Efisio) hanno deciso di saltare ogni intermediazione, rivolgendosi direttamente agli acquirenti: grazie a “Sardinia Farm”, il sito internet che gestisce informazione e movimentazione dei prodotti, chiunque può diventare “allevatore a distanza”, di fatto “adottando” una delle pecore di Emilio e prenotando il frutto dell’allevamento: otto forme di pecorino, spedite puntualmente a domicilio. Dal produttore al consumatore: l’assenza di costosi passaggi intermedi consente di contenere il prezzo (meno di 20 euro al chilo), mentre il sistema di prenotazioni permette ad Emilio di investire con fiducia nel suo antico mestiere, supportato da Internet che riduce a zero la distanza fra isola e continente, casaro e compratori.

L’adozione proposta da “Sardinia Farm” è debitamente personalizzata, permettendo a chi aderisce di instaurare un vero legame col pastore: versata una quota periodica, si potrà dare un nome alla pecora prescelta, indicato sul cinturino di riconoscimento, e seguire a distanza ogni fase della vita dell’animale. In cambio, gli “allevatori a distanza” riceveranno i prodotti della pecora “adottata”: venti chili di pregiato pecorino artigianale, ma anche un manufatto realizzato con la lana e una “carta d’identità” della pecora e un attestato di “allevamento a distanza” con relativa foto dell’ovino “adottato”. Per attivare la procedura basta una mail a “Sardinia Farm”: compilato il modulo, non resta che pagare due rate annuali da 195 euro, incluse Iva e spese di spedizione.

Visto il successo dell’iniziativa, che ha permesso a Emilio di guardare al futuro con più serenità – grazie all’assoluta soddisfazione dei suoi “allevatori a distanza” sparsi in tutta Italia – la sua fattoria estende l’offerta agli altri prodotti dell’azienda, offrendo ai consumatori di diventare anche “fattori a distanza”, prenotando speciali panieri con formaggio e salame, trofie e pasta fatta a mano, olive, birra sarda, pomodori secchi, torrone, dolci tipici e pane della Sardegna.

Tutti prodotti artigianali, per dare uno sbocco diretto all’economia rurale dell’isola, in preda a una crisi acutissima: prezzi in caduta libera, fondi bloccati, banche che non concedono agevolazioni, mentre i costi di produzione continuano a salire. «Devono spiegarci perché qui l’energia è più cara del 45 per cento rispetto alla Penisola», protesta Francesco Mele, un pastore di Villacidro, nell’ultima manifestazione svoltasi a Cagliari, guidata da Felice Floris.

«La battaglia che stiamo affrontando è vecchia di quindici anni», racconta un’altra allevatrice di Villacidro, Carminetta Porcu. «Allora andammo in 1.500 addirittura a Bruxelles e non ottenemmo nulla. Gli industriali ci hanno ricattato e umiliato, perché da quando la Regione li ha privati delle integrazioni sul pecorino sardo fanno i prezzi che vogliono per il nostro latte». L’ultima spiegazione della rivolta la fornisce Giuseppe Porcu, allevatore di Tula: «Ci hanno costretto a produrre latte di qualità facendoci investire una barca di soldi in macchinari e non possiamo permetterci neppure un guasto in azienda perché sarebbero guai».

Lo sa benissimo anche Emilio Concas, che oggi ha 54 anni e lavora tutti i giorni da prima dell’alba a dopo il tramonto, domenica inclusa. La passione per gli animali e la natura gli è stata trasmessa dal padre, anche lui pastore. Fino all’età di 38 anni Emilio ha fatto il servo pastore, gestendo e mungendo fino a 300 pecore. Solo da poco si è guadagnato un suo gregge, ma la sua vita non è cambiata: «Da 36 anni mi sveglio alle 4.15 per essere alle 5 a far pascolare le mie 100 pecore», da mungere due volte al giorno, alle 7 e alle 16.30, senza l’ausilio di macchinari: tutto a mano, 120 litri di latte al giorno. «Vado a dormire alle nove di sera, dopo aver cenato con la mia famiglia».

Emilio ricorda di essersi ammalato 3 o 4 volte in tutta la sua vita di pastore. Ha una vitalità contagiosa: caldo o freddo, neve o pioggia, è sempre là fuori nella campagna con le sue pecore. «Una vita fatta di sacrifici: basti pensare che lavoro tutti i giorni della settimana senza un giorno di ferie da quando ho cominciato quest’attività. Oltre alla fatica fisica, negli ultimi dieci anni si sono aggiunti anche i deprezzamenti del latte che stanno mettendo in crisi tantissime famiglie di pastori, compresa la mia». La risposta vincente? “Sardinia Farm”: per riconoscere il giusto valore del latte munto e garantire un prodotto di altissima qualità, da offrire ai consumatori a un prezzo equo. In barba alla crisi, la contromossa è perfetta: stabilire un contatto diretto col consumatore. Un’alleanza reciproca in nome della qualità, a vantaggio di tutti (info: www.sardiniafarm.com).

Fonte: www.libreidee.org