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Bioplastica alla cassa

di Alessandro De Pascale - 26/09/2010



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Alla fine dell’anno i sacchetti non biodegradabili potrebbero sparire. La Prestigiacomo dovrà infatti decidere se prorogare ancora la loro messa al bando. Ecco la situazione nei vari supermercati italiani.

L'invasione dei sacchetti di plastica, quelli che comunemente chiamiamo le buste per la spesa, parte dalla grande distribuzione. In media ci costano 0,05 centesimi di euro e contengono 5 chili di prodotti. Ogni italiano, neonati compresi, consuma più di 300 sacchetti di plastica usa e getta all’anno. Pari a 8 chili di CO2 a testa. Oltre 1.000 miliardi quelli consumati ogni anno nel mondo, 100 miliardi solo in Europa che equivalgono a circa 12 milioni di barili di petrolio. E ogni sacchetto resta nell’ambiente da un minimo di 15 a un massimo di 1.000 anni.
 
Quindi tutti quelli utilizzati da trent’anni a questa parte, centinaia di miliardi, sono ancora in circolazione: nelle discariche, perché soltanto l’1% viene riciclato dato che economicamente conviene produrli da materia prima, o peggio ancora si trovano impigliati nei rami, lungo le sponde dei fiumi, sulle spiagge e le scogliere, sepolti tra le foglie nei boschi e in frammenti nel terreno agricolo. Il governo di centrosinistra guidato da Prodi aveva inserito nella Finanziaria del 2007 «il divieto della commercializzazione di sacchi non biodegradabili per l’asporto delle merci» che sarebbe dovuto entrare in vigore il primo gennaio 2010.
 
Una norma approvata anche grazie al pressing dei Verdi. Ma il governo Berlusconi lo scorso autunno ha rinviato lo stop di un altro anno. Per fortuna quasi 130 Comuni hanno già emesso proprie ordinanze che vietano la distribuzione dei sacchetti di plastica nel proprio territorio. Ma sono una goccia in mezzo al mare, rispetto agli 8.101 di cui è composta l’Italia. Quindi serve quanto prima l’entrata in vigore di uno stop nazionale, come hanno già fatto tanti altri Paesi del mondo, dalla Cina, al Bangladesh, passando per Francia, California, Eritrea, Ruanda e Somalia, mentre altri come l’Irlanda, la Svizzera, la Spagna, il Belgio, l’Olanda e la Germania li hanno fortemente tassati, riuscendo a ridurne il consumo anche del 90 per cento.
 
In queste settimane sarà il ministro dell’Ambiente, Stefania Prestigiacomo, a decidere sulla nostra messa al bando. Ma gli ambientalisti temono che venga introdotta un’altra proroga. Da oggi e fino al 26 settembre in tutta Italia migliaia di volontari di Legambiente con la campagna “Puliamo il mondo insieme”, recuperanno tonnellate di rifiuti lungo la Penisola e chiederanno ai cittadini di firmare la petizione “Stop ai sacchetti di plastica”. «In nome del rispetto per le specie viventi, per il paesaggio e per la bellezza, per l’ambiente dell’Italia e del Pianeta, mi impegno a non fare più uso dei sacchetti non biodegradabili “usa e getta” e chiedo agli esercizi commerciali di trovare nuove soluzioni - recita il testo della petizione - e chiedo inoltre al ministro dell’Ambiente di impegnarsi a non prorogare ulteriormente il divieto di commercializzazione di sacchi non biodegradabili, non rispondenti ai criteri fissati dalla norma comunitaria En 13432, oltre il 31 dicembre 2010».
 
Si tratta della direttiva comunitaria che fissa i requisiti tecnici per definire biodegradabile un imballaggio e quindi anche i sacchetti della spesa. Ma capire se i supermercati sono pronti, Terra ha contattato tutte le principali catene della grande distribuzione, facendo poi una verifica sul campo nella città di Roma. I risultati sono pubblicati nella tabella riportata sopra ma qualche considerazione va fatta. Prima di tutto il vecchio sacchetto di plastica continua a farla da padrone. La messa al bando totale e volontaria è infatti scattata soltanto alla Coop e da Auchan.
 
La prima, dal 2009, ha avviato nei suoi punti vendita una campagna informativa in collaborazione con Legambiente, introducendo shopper riutilizzabili, in vari materiali quali plastica, cotone e juta, che costano da 85 centesimi fino a 1,30 euro ma suprattutto una busta biodegradabile in Mater-Bi, la bioplastica prodotta principalmente dal mais, che costa 0,07 centesimi di euro e ha sostituito quelle tradizionali. E soltanto alla Coop ogni anno venivano vendute 450 milioni di buste di plastica. Anche Auchan dal luglio 2009 ha messo al bando i tradizionali sacchetti, vendendo alle casse soltanto quelli biodegradabili, in questo caso però in Biotech, la bioplastica ricavata dalle patate, cui si aggiungono le shopper riutilizzabili sostituite gratuitamente in caso di rottura.
 
Tra queste spicca quella disegnata da Fulco Pratesi, fondatore del Wwf Italia, il cui ricavato viene interamente devoluto per l’adozione a distanza di una delle oltre 100 Oasi dell’associazione ambientalista. A settembre 2010, a 14 mesi dall’abolizione dei sacchetti usa e getta in polietilene, Auchan ha venduto oltre 85 milioni di buste in Biotech, un milione e 700mila di carta e 2,3 milioni di shopper riutilizzabili. Tanto che nell’Auchan di Roma Portonaccio che abbiamo visitato più di un cliente, alla cassa riponeva i prodotti acquistati nelle shopper riutilizzabili che si era portato da casa. La catena ha così risparmiato 1.458 tonnellate di plastica, pari a una superficie di 45mila chilometri quadrati, quasi due volte la Toscana.
 
Buste biodegradabili, a 0,08 centesimi di euro, e shopper riutilizzabili a 0,99 si trovano anche presso Conad e Sma. Ma alle casse si vendono soprattutto quelle di plastica. Situazione simile anche da Carrefour e Gs, dove di fronte alle casse è stato installato l’apposito scaffale «iniziamo a far sparire le buste di plastica» con numerose alternative: dalle scatole di cartone, alle buste di carta (0,10 centesimi), passando per le shopper (un euro). Ma quelle tradizionali usa e getta in polietilene continuano ad essere vendute, tra le altre cose a 0,05 centesimi, il prezzo più basso. Sulla buona strada anche due discount. La In’s (gruppo Pam) vende oltre ai normali sacchetti di plastica (0,05 centesimi) anche quelli biodegradabili (0,15) che però nel supermercato che abbiamo visitato erano relegati ai piedi di una cassa, con scarsa visibilità.
 
Mentre Eurospin aveva in bella mostra due shopper riutilizzabili a 0,99 centesimi: una in polipropilene e un’altra di tessuto. Male tutti gli altri che invece continuano a vendere solo buste di plastica usa e getta, tranne il Tuodì che oltre al sacchetto tradizionale ha anche una shopper a 0,99 centesimi. Se il governo non prorogherà ulteriormente la messa al bando, a breve troveremo soltanto quelle biodegradabili, utilizzabili anche per la raccolta differenziata dell’umido. Ma nel frattempo il consumo responsabile e amico dell’ambiente, dipende da tutti noi.