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Palestina, riprende la colonizzazione israeliana in Cisgiordania

di Carlo M. Miele - 29/09/2010






La colonizzazione israeliana della Cisgiordania riprende a pieno ritmo.

Come annunciato nelle scorse settimane, Tel Aviv non ha prorogato la moratoria sugli insediamenti  sancita lo scorso novembre e scaduta ieri a mezzanotte.

Ancor prima della scadenza ufficiale del provvedimento, i bulldozer israeliani hanno ripreso i lavori ad Adam, nel nord della Cisgiordania, dov’è prevista la costruzione di una trentina di nuovi appartamenti.

Ma altri interventi sono previsti in almeno otto altre colonie sparse nei Territori palestinesi occupati, come Kiryat Arba, presso Hebron.

Complessivamente - secondo quanto reso noto dalla radio nazionale dello Stato ebraico - verranno ripresi “immediatamente” i lavori per non meno di 1500 nuove unità abitative, per le quali esiste già l’autorizzazione delle autorità israeliane.

La ripresa della colonizzazione è stata celebrata ieri dai coloni in due diverse manifestazioni, cui hanno preso parte anche diversi deputati ed esponenti del governo israeliano.

“Il congelamento è terminato”, ha dichiarato Danny Danon, membro del Likud, il partito del primo ministro Benjamin Netanyahu, in un raduno che ha visto la partecipazione di circa 2mila persone.

Visibilmente soddisfatto anche Danny Dayan, dirigente di Yesha, la principale organizzazione dei coloni della Cisgiordania, che ha preso parte alla cerimonia tenuta nell’insediamento di Revava, nella parte nord dei territori occupati.

“La missione del sionismo – ha detto Dayan – è quella di costruire sulla terra di Israele e da questa sera noi riprenderemo questa missione”.

“Adesso potremo tornare alla normalità”, ha fatto sapere David Haivri, presidente del consiglio regionale della Samaria (parte nord della Cisjordania).

Negoziati a forte rischio

La ripresa delle colonie mette a forte rischio i negoziati ripresi lo scorso 2 settembre tra Israele e Autorità nazionale palestinese (Anp), visto che proprio lo stop agli insediamenti rappresenta la precondizione posta dai palestinesi per trattare con la controparte.

Nei giorni scorsi - e nonostante le pressioni della comunità internazionale - il governo di Tel Aviv aveva respinto l’ipotesi di un prolungamento della moratoria sulle colonie (che tra l’altro non aveva mai compreso Gerusalemme est), proponendo in cambio una colonizzazione “rallentata”, ossia “non troppo visibile”, con un massimo di circa 2mila nuove abitazioni per anno.

L’escamotage israeliano non ha accontentato l’Anp, che tuttavia ha chiesto una settimana di tempo (fino al 4 ottobre) prima di rendere nota la propria posizione ufficiale in merito.

Diverse formazioni palestinesi, tuttavia, stanno facendo pressione sul presidente Mahmoud Abbas (Abu Mazen) perché abbandoni il tavolo sin da subito.

Il Fronte  popolare di liberazione della Palestina (Fplp) ha fatto sapere che la ripresa dei negoziati rappresenta una “ritrattazione” della decisione presa dal Consiglio centrale dell’Organizzazione per la liberazione della Palestina (Olp) e ha annunciato il boicottaggio delle prossime riunioni, in segno di protesta.

Duro anche Mustafa Barghouthi, leader del movimento Mubadara, che ha definito i negoziati in corso “una copertura che consente l’annessione israeliana, la consacrazione del regime di apartheid e la liquidazione dei diritti dei palestinesi”.

[c.m.m.]