Le grandi banche sono troppo grandi per essere lasciate fallire. E vincono sempre, sia in tempi buoni che in tempi cattivi. I piccoli risparmiatori sono troppo piccoli per far valere le proprie ragioni. E quando le cose vanno male sono gli unici a perdere sempre e comunque.

Amara verità che ha trovato conferma in queste ore in Svizzera. Come riporta il quotidiano Le Temps, i piccoli azionisti di Ubs sono stati costretti a gettare la spugna. Per due anni hanno cercato di intentare una causa civile a Ubs, che è stata salvata dal governo federale nell’ottobre 2008, ritenendola responsabile di malversazioni e di lacune gestionali gravi non imputabili semplicemente al mercato.

Per riuscirci, i promotori di questa iniziativa,  avevano bisogno di raggruppare un numero sufficiente di azionisti. I piccoli hanno risposto presente, ma non essendo abbastanza numerosi era necessario che almeno uno degli investitori istituzionali, che di fatto si spartiscono il capitale di Ubs, passasse dalla loro parte. Ma questo non è avvenuto. Tutti hanno risposto picche.

Intanto il 15 ottobre scadranno i termini per avviare un’azione legale. Ubs, insomma, l’ha fatta franca, perlomeno in Svizzera. Non risponderà mai dei propri errori, che hanno rischiato di travolgere non solo una delle più grande banche al  mondo, ma addirittura la stessa Svizzera.

Io non so quali siano le ragioni che hanno spinto i grandi azionisti  a perdonare  Ubs, ma ho l’impressione che  siano prevalse logiche e interessi lobbistici o comunque di casta forse di sistema.

In fondo le grandi banche e i grandi fondi d’investimento continuano a esercitare un’influenza immensa sui mercati e di riflesso sugli Stati; un’influenza  a cui i governi sono costretti a piegarsi. Il loro è un  privilegio fenomenale, che vale molto più delle perdite registrate con Ubs, per quanto ingenti.

Dunque, hanno convenienza che tutto resti come prima.  E non solo in Svizzera, naturalmente. Vogliamo ricordare i maneggi sui derivati in Italia da parte dei soliti noti? Le leggi fatte passare in Parlamento su misura per certi interessi? L’inadeguatezza dei vari organismi di controllo? E perché nessuno mette più sotto accusa le agenzie di rating? Tutto perdonato, tutto dimenticato. In fondo basta poco per distrarre l’opinione pubblica.

Sì, tutto come prima. E le piccole banche che continuano a far le banche e hanno il torto di non essere “too big to fail”? E i piccoli rispamiatori gabbati? Pazienza. Come sempre.