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Ciarrapico: molto rumore per nulla?

di Antonio Serena - 07/10/2010

Fonte: liberaopinione


È successo in pratica che il senatore del PDL Giuseppe Ciarrapico, attaccando Fini nel corso di un intervento in Parlamento, abbia detto: “Fonderà un partito, speriamo che abbia già ordinato le kippah con le quali si presenteranno…”.

Come noto, Gianfranco Fini, passato dal neofascismo al fascismo “male assoluto” per ragioni di carriera, per marcare ulteriormente questo suo cambio di campo, nel 2003 si recò in Israele mettendosi in testa la Kippah, il tradizionale berretto ebraico. Un fatto che sconcertò non poco la comunità italiana, allo stesso modo in cui si sarebbe rimasta sconcertata se avesse indossato la kefiah palestinese.

Le parole di Ciarrapico non avevano altro significato che di  indicare in Fini un uomo incline al tradimento: traditore ieri - quando da “fascista del 2000” diventò antifascista abbracciando tutti i miti dell’antifascismo - traditore oggi, nella sua guerra a Berlusconi. Tutto qui.

Il fatto di aver però tirato in ballo la Kippah e quindi gli ebrei, ha offerto subito il destro alla potente comunità ebraica italiana (numericamente inesistente ma politicamente ed economicamente potente) per gridare allo scandalo costringendo i soliti noti del partito unico PDL-PD a far atto di sottomissione: dalla Finocchiaro, a Barbareschi, a Berlusconi, al Presidente del Senato Schifani e compagnia cantante.

Alle solite scemenze a cui siamo purtroppo abituati e alla richiesta di sanzioni ed espulsione dal PDL di Ciarrapico avanzata dalla comunità ebraica romana (non è escluso che prossimamente siano delegati a selezionare le candidature al Parlamento), si sono aggiunti i commenti della solita Fiammetta Nirenstein, parlamentare voluta da Fini, vicepresidente della commissione Esteri alla Camera, già direttore dell’ Istituto italiano di cultura a Tel Aviv  e portavoce degli interessi sionisti al Parlamento italiano.

La signora, dopo aver perorato la causa dell’espulsione dal Parlamento di Ciarrapico,  un suo collega di partito che dichiara di non conoscere nemmeno fisicamente, ma che è comunque risultato eletto con ben 348.000 preferenze (per questa gente i consensi elettorali, compresi quelli riscossi da Hamas a Gaza, valgono meno di niente), è tornata sul tema dell’antisemitismo e delle continue minacce all’indifeso popolo israeliano vittima, come da vulgata, del terrorismo islamico. Annunciando poi una manifestazione “Per la verità – per Israele” alla quale parteciperanno i compari del PDL-PD Walter Veltroni e Fabrizio Cicchitto.

Quale sia la verità della Nirenstein e del sionismo lo ha ribadito la signora anche di recente convocando in commissione Esteri un’audizione in cui hanno preso la parola, oltre allo stravagante on. Lucio Malan, ex leghista arruolato da Berlusconi,  il cattocomunista Paolo Corsini, già sindaco di Brescia (che ha dichiarato nell’occasione che è ora di farla finita col “presunto problema della libertà di pensiero”), l’ on. Alessandro Ruben (PDL), consigliere dell’ “Unione delle Comunità ebraiche Italiane” che ha fatto approvare dalla Commissione esteri (senza neppure farlo passare per l’ Aula) un provvedimento che, alla faccia della crisi, finanzia con 300.000 euro annui il CDEC (Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea).

Tra gli invitati della Nirenstein in quell’occasione figurava anche il nome di Andre Oboler, di professione “chief executive officer di Zionism on the Web” e collaboratore di un organismo chiamato JIDF che si occupa di monitorare ed aggiustare di continuo Wikipedia, Facebook e YouTube  e che si propone tra l’altro di “smascherare Barack Obama….e di continuare a tenere sotto i riflettori le questioni che riguardano i suoi legami con la chiesa razzista e antisemita che ha sostenuto Hamas e il Reverendo Louis Farrakhan”. Oltre a programmi razzisti e di pulizia etnica così riassunti: “I palestinesi dovrebbero essere trasferiti fuori dai territori israeliani. Possono vivere in qualunque dei tanti altri stati arabi…..siamo contrari a negoziare con loro”.

Il caso Ciarrapico non è un fatto isolato: esso rientra nella solita strategia di ingigantire episodi insignificanti, privi di qualsiasi spessore, per tirare in ballo il razzismo, il negazionismo, l’olocausto e giustificare la repressione contro nazioni e popoli non in linea con i deliranti  progetti dei sionisti israeliani.

Un fatto analogo coinvolse nel 2003 anche il sottoscritto, allora parlamentare di quarta legislatura. Il difensore di Erich Priebke, accusato di aver partecipato all’eccidio delle Fosse Ardeatine, tragica conseguenza dell’ attentato partigiano di via Rasella a Roma, condannato-assolto-ricondannato in maniera contemporaneamente vergognosa e ridicola grazie al  personale intervento dell’allora ministro della Giustizia Giovanni Maria Flick, editò un video in cui, dopo aver ripercorso il cammino storico e giudiziario  dell’ex capitano dell’esercito tedesco, chiedeva la grazia per il condannato. L’avvocato  mi chiese di poterlo consegnare ad ogni parlamentare tramite la mia segreteria, evitando i costi di spedizione ed io  dal momento che, assieme a Montanelli, Feltri e molti altri intellettuali, mi ero battuto per la grazia a Priebke (oggi, a 97 anni compiuti, è ancora agli arresti domiciliari), accettai, scatenando le ire del postcomunista Fabio Mussi, buon amico della comunità ebraica romana. Fini, che stava partendo per Israele per inaugurare la sua nuova stagione politica, mi espulse dal partito. Un’anomalia, in quanto poco tempo prima mi ero recato a Palazzo Chigi per dissociarmi dalla linea di AN e annunciare le mie dimissioni dal gruppo.

Il fatto, privo di qualsiasi eccezionalità (in precedenza i deputati Gustavo Selva e l’attuale sottosegretario Roberto Menia erano anch’essi intervenuti in favore di Priebke), cadeva però in un momento particolare – quello appunto della conversione di Gianfranco Fini – e fu preso al volo dalla comunità ebraica per scatenare l’ennesima tempesta in un bicchiere d’acqua.

Non va dimenticato che, all’indomani dell’ennesimo massacro israeliano contro la “Freedom Flotilla”, che trasportava medicinali e beni di prima necessità per la popolazione di Gaza sottoposta ad embargo, la Nirenstein  firmò l’ennesimo velenoso articolo su “Il Giornale” che aprì quel giorno con questo titolo: “Dieci morti tra gli amici dei terroristi - Israele ha fatto bene a sparare”.  Articolo condito di una serie di considerazioni zeppe di odio che sollevarono l’indignazione anche di numerosi ebrei  italiani.

Ma questi sono episodi che si possono presto dimenticare. Chi detiene tutto il potere (è da tempo che le cosiddette destra e sinistra condividono le stesse posizioni circa la questione palestinese) è in grado di far mediaticamente quadrare i conti azzerando invasioni e massacri con tanti martellanti casi - Ciarrapico privi di significato.