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La maledizione Clinton

di Alessia Lai - 13/10/2010




La famiglia Clinton torna sul luogo del delitto. Ora che Bill è impegnato in attività benefiche su incarico Onu, l’ex first lady, nel suo ruolo di segretario di Stato Usa torna in Bosnia Erzegovina, nello stato-pastrocchio voluto nel ’95 proprio dal suo illustre coniuge, in Serbia, e per finire in Kosovo.
A Sarajevo, Hillary è sbarcata con il piglio di chi intende continuare ad imporre la stessa pessima ricetta di 15 anni fa nonostante i fatti dimostrino l’impossibilità di creare una entità statale unica. La Bosnia “ha compiuto progressi incoraggianti, ma non sufficienti” ha dichiarato la Clinton da Sarajevo. Le due entità etniche, la serba Repubblica Srpska e la Federazione croato-musulmana, devono scegliere l’adozione di istituzioni centrali forti per ottenere l’ingresso nell’Ue e nella Nato. La Bosnia deve farlo, ha insistito il segretario di Stato Usa, “o rischia di rimanere in panne”. Un avvertimento chiaramente rivolto al premier della Republika Srpska Milorad Dodik premiato dal voto con la riconferma nelle recenti elezioni. Il 5 ottobre scorso Dodik ha messo in chiaro, in una intervista al quotidiano serbo Danas, che si opporrà a un qualsiasi rafforzamento delle istituzioni centrali, come richiesto dalla comunità internazionale. La Bosnia “può esistere solo ed esclusivamente come unione di repubbliche, o non esisterà affatto”, ha affermato ribadendo di non avere “ niente da discutere” con la comunità internazionale che da tempo preme per una integrazione forzata. Alla Clinton, queste “unità etniche quasi indipendenti” – come le ha definite ieri – non piacciono proprio e ha ribadito che tanto gli Stati Uniti quanto l’Unione europea esigono da tempo una riforma costituzionale del Paese. Washington e Bruxelles ripongono la loro fiducia in Bakir Izetbegovic (figlio dell’ex presidente bosniaco Alija), subentrato dopo le elezioni a Haris Silajdzic. È con lui che sperano di ottenere un emendamento della costituzione che diventerebbe il lasciapassare per l’ingresso nell’Ue e l’adesione alla Nato. Il nemico, quindi, è proprio Dodik, col quale infatti non figurava, ieri, alcun incontro.
Arrivata a Belgrado, che ancora porta i segni delle bombe Nato del ’99, la signora ha sventolato ancora una volta l’adesione all’Ue come promessa finale per l’ottenimento dell’integrazione euroatlantica. Superfluo sottolineare che il riconoscimento del Kosovo – la cui secessione, fomentata ad arte da Washington, ha permesso la creazione di un piccolo stato-mafia nel cuore d’Europa - sarebbe alla base di questa integrazione. Non a caso l’ultima tappa del viaggio della signora Clinton sarà oggi a Pristina, dove potrà benedire la creazione di suo marito, la cui effigie, ancora pochi anni fa, campeggiava sui palazzi del Kosovo “albanesizzato”.