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La partita Cina-Usa

di Gianni Petrosillo - 26/10/2010



Gli statunitensi vorrebbero sviare il mondo intero dalle reali motivazioni che ci hanno portato nel ciclone della crisi mondiale. Questo perché dietro il sipario finanziario, dietro gli effetti speciali delle bolle speculative e delle defaillances di mercato si nasconde la faccia rabbuiata della Statua della libertà alle prese con una debolezza politica che le impedisce di afferrare le magnifiche sorti e progressive di cui si era sentita padrona subito dopo la caduta dell'URSS.

Per assolvere a questo compito di diversione gli Usa sfornano quotidianamente pretesti e bollettini inverosimili onde scagionare sé stessi e far ricadere sul caso, sul ciclo, sull'immoralità degli operatori di borsa e sul dirigismo di stato di paesi terzi (che truccano le carte del mercato e della moneta e non collaborano sufficientemente alla stabilità degli assetti internazionali), l’approfondimento del danno e forse la sua totale irreversibilità. Ma, come tutti possono intuire, questo è ormai fatto e la ragioni sono molteplici (geo-politiche, sociali, storiche, strategiche ecc. ecc.) anche se si rimanda quasi esclusivamente a fattori economici legati alla natura intrinseca del capitalismo per esorcizzare la perdita di gravità del centro attrattore statunitense nella nuova era multipolare. Ho detto perdita di gravità e non esplosione della stella Usa tout court che sarà ancora, per molti anni, un astro capace di influenzare i rapporti di forza mondiali sebbene in coabitazione/conflitto con altre potenze.

Finora gli  yankees hanno rilasciato, e volutamente,  un'anamnesi frammentata della  situazione finanziaria impedendo una diagnosi seria della patologia e dei possibili percorsi di cura da seguire. Ma, ovviamente, gli Stati Uniti vogliono proprio ciò, essi mirano ad occultare le cause di questo terremoto per tentare di riannodare i fili della propria supremazia e tessere una trama a loro  favorevole, per quanto con un ordito che non potrà ricalcare pedissequamente quello del passato. I vertici stellestrisce lo hanno messo in conto, sanno che una fase si è definitivamente chiusa e prendono tempo per limitare il più possibile le perdite nonché per proiettarsi, dopo aver raccolto nuovamente le energie, nella battaglia multipolare che li vedrà sì protagonisti ma non in posizione di assoluta preminenza.

In questa chiave di temporeggiamento deve essere letta la recente guerra sino-americana per la valuta. Il Celeste Impero viene accusato di manipolare la sua moneta e di inondare di prodotti ultracompetitivi l'economia occidentale rendendo difficile la ripresa. Ma negli ultimi cinque anni lo yuan è andato costantemente apprezzandosi
rispetto al dollaro (come riportano anche gli economisti della GS), eppure le cose non sono cambiate. Inutile entrare in questo dibattito monetario che risulta pretestuoso come tutto il resto dei gingilli ideologici utilizzati dalla comunità internazionale per allarmare sul pericolo giallo. Quel che veramente fa paura agli altri attori internazionali, Usa in testa, è l'efficienza dell'apparato produttivo (e militare) cinese e l'appeal diplomatico che sta sostenendo la penetrazione mandarina in  aree del globo (come il Mediterraneo, l'Africa, Medio Oriente ecc.) divenute strategiche per i futuri equilibri mondiali e sulle quali l'Occidente pensava di avere posto il suo cappello.

L’assalto alla muraglia cinese è partito dunque con questo travestimento economicistico,  ma gli obiettivi che si intendono perseguire sono squisitamente politici e lo vedremo più chiaramente nel prossimo periodo. Certo è vero che ultimamente le provocazioni si sono fatte più insistenti ma gli statunitensi non si aspettano minimamente che la Cina modifichi il suo atteggiamento, se non nelle parti meno sostanziali, perché l'Impero di Mezzo, come ha scritto qualche intelligente analista, sta pianificando la sua economia come integrazione di più cogenti elementi geopolitici e fattori di securizzazione/estensione della sua sfera d'influenza. Da questa strada non si torna indietro a meno che non si passi dalle minacce ai fatti, cioè ad un innalzamento del livello dello scontro tra potenze che farebbe scoprire le carte a tutti quanti. In questo senso i tempi sono prematuri per cui si andrà avanti ancora per molto con queste schermaglie che sono appena un riflesso flebile di quanto accadrà in pieno multipolarismo e successivo policentrismo.

Difatti, è su questo terreno che Pechino ha lanciato la vera sfida a Washington (ma lo hanno fatto anche Russia, Brasile, Venezuela, Iran), pertanto non si vedrà nessun mutamento di rotta  se non appunto su aspetti secondari che serviranno, da una parte e dall'altra, a mantenere le “apparenze”. Queste apparenze, per esempio, fanno credere alla pubblica opinione che gli Stati siano davvero solidali e unanimi nella ricerca di una soluzione comune per uscire dalla crisi mentre è già cominciato il fuggi-fuggi generale e il si salvi chi può. Se questo fosse un match di football saremmo però appena  al riscaldamento prepartita mentre i calci negli stinchi tra i giocatori non potranno che arrivare nel momento in cui le squadre si saranno perfettamente disposte in campo e l'arbitro avrà fischiato l'inizio. Insomma, chi vuol davvero capirci qualcosa di quanto sta verificandosi nell'epoca attuale non tenti di seguire tutte le finte o le “meline” che si susseguono nella sfera economica. Più utile è interpretare queste scosse telluriche in virtù di quanto accade in profondità: crescenti spinte di forze tettoniche sotto la superficie terrestre stanno liberando immane energia trasformativa. Ben presto il mondo intorno a noi avrà tutt'altro aspetto.